Papa Francesco e card. Beniamino Stella, Congregazione per il Clero, 7 ottobre 2017 - Foto © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa: “scendere nella bottega del vasaio”

Udienza al Convegno internazionale promosso dalla Congregazione per il clero

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Ricevendo in udienza i partecipanti al Convegno internazionale promosso dalla Congregazione per il clero, papa Francesco ha esortato ieri, sabato 7 ottobre 2017, i sacerdoti, formatori e vescovi a “scendere nella bottega del vasaio” e “lasciarsi plasmare”.
Il rinnovamento della fede e il futuro delle vocazioni è possibile solo se abbiamo preti ben formati”, ha ricordato il Pontefice, il quale ha aggiunto subito che “la formazione sacerdotale dipende in primo luogo dall’azione di Dio nella nostra vita e non dalle nostre attività”. “È un’opera,  che richiede il coraggio di lasciarsi plasmare dal Signore”, così ha detto, riprendendo l’immagine del profeta Geremia (18,1-10).
Infatti, Dio, “come un vasaio paziente, si prende cura della sua creatura, mette sul tornio l’argilla, la modella, la plasma e, così, le dà una forma. Se si accorge che il vaso non è venuto bene, allora il Dio della misericordia getta nuovamente l’argilla nella massa e, con tenerezza di Padre, riprende nuovamente a plasmarla.
“Dobbiamo dirlo con forza”, ha quindi avvertito Francesco: “se uno non si lascia ogni giorno formare dal Signore, diventa un prete spento, che si trascina nel ministero per inerzia, senza entusiasmo per il Vangelo né passione per il Popolo di Dio”.
Al contempo ogni sacerdote è chiamato “a collaborare con il Vasaio divino”, cioè i sacerdoti non sono “solo argilla, ma anche aiutanti del Vasaio, collaboratori della sua grazia”, ha spiegato Francesco, che nella “bottega del vasaio” ha riconosciuto almeno tre protagonisti.
Il primo protagonista sono gli stessi sacerdoti. Si tratta, così ha detto, di non chiudersi “nella pretesa di essere un’opera già compiuta” ma lasciarsi “condurre dal Signore diventando ogni giorno sempre più suoi discepoli”.
“Più che il rumore delle ambizioni umane, preferirà il silenzio e la preghiera; più che la fiducia nelle proprie opere, saprà abbandonarsi nelle mani del vasaio e alla sua provvidente creatività; più che da schemi precostituiti, si lascerà guidare da una salutare inquietudine del cuore”, ha spiegato.
Il secondo protagonista sono i formatori e i vescovi, poiché la vocazione “nasce, cresce e si sviluppa nella Chiesa”. “Se un formatore o un Vescovo non ‘scende nella bottega del vasaio’ e non collabora con l’opera di Dio, non potremo avere sacerdoti ben formati!”, ha esclamato Francesco, che ha esortato inoltre i vescovi a lavorare insieme e ad “entrare in connessione con l’operato degli altri fratelli vescovi”.
Il terzo ed ultimo protagonista è il Popolo di Dio. “Non dimentichiamolo mai”, ha sottolineato: “la gente, con il travaglio delle sue situazioni, con le sue domande e i suoi bisogni, è un grande ‘tornio’ che plasma l’argilla del nostro sacerdozio”.
Quindi, così ha proseguito, “se camminiamo in mezzo al popolo e ci spendiamo con generosità, ci accorgeremo che esso è capace di gesti sorprendenti di attenzione e di tenerezza verso i suoi preti”. “Il prete, infatti, deve stare tra Gesù e la gente”, ha ribadito.
Come spesso, il Papa ha concluso il suo intervento con una serie di domande su cui meditare. “Che prete desidero essere? Un ‘prete da salotto’, uno tranquillo e sistemato, oppure un discepolo missionario a cui arde il cuore per il Maestro e per il Popolo di Dio? Uno che si adagia nel proprio benessere o un discepolo in cammino? Un tiepido che preferisce il quieto vivere o un profeta che risveglia nel cuore dell’uomo il desiderio di Dio?”
Cliccare qui per leggere il testo completo.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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