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Il giardino della vita

Nell’orto della vita Dio e l’uomo lavorano in società ma le vere meraviglie nascono quando vi si lasca Dio a lavorarvi da solo

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La storia di Ginetto e dei suoi amici si fece seria quando compresero la storia dell’asino morto di fame davanti a quintali di fieno che a mala pena arrivava ad annusare. Capirono che, come il pane è vita se viene mangiato, così il vangelo è gioia se viene vissuto.
La loro condotta subì una accelerazione radicale.
“È stata un’esperienza entusiasmante” – mi racconta Ginetto. “Di tanto in tanto, ci si sofferma, pieni di riconoscenza verso Dio e verso il prossimo, a contemplare una fioritura di atti d’amore, di attenzioni verso tutti, un clima di serenità.
Mi compiacevo come un giardiniere gode la vista d’un giardino fiorito.”
A questa prima tappa del percorso spirituale seguirono le prove, i dolori, le privazioni, i distacchi. Arrivò una malattia che lo mise in fin di vita. Dovette sottomettersi a cure lunghissime e dolorose.
Investito da insolita luminosità, comprese soprattutto di non avere in sé che debolezze, fragilità, difetti e che tutto ciò che di buono riusciva a fare era opera di Dio.
Era tanto convinto dell’opera gratuita di Dio nella sua vita da rispondere così all’amico che ne lodava le virtù: “Si, è vero che nell’orto della vita io e Dio lavoriamo in società; ma ti invito ad ammirare le meraviglie nel giardino d’un’anima quando questa lascia che a lavorarvi sia solo Dio”.
Ciao da p. Andrea
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Andrea Panont

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