La “purezza dello sguardo”, la “buona notizia”, la “professionalità” e la veridicità nell’informazione. Sono questi, secondo monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione, tre punti salienti del messaggio di papa Francesco per la 51° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, diffuso oggi in occasione della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Incontrando stamattina i giornalisti accreditati alla Sala Stampa vaticana, monsignor Viganò ha rilevato numerosi altri passaggi salienti del documento, avente come tema «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo: il rifiuto dei pregiudizi verso l’altro; la promozione della cultura dell’incontro; la ricerca di uno “stile comunicativo aperto che non conceda al male il ruolo di protagonista”.
In questo rivolto ‘etico’, il prefetto della Segreteria della Comunicazione ha messo in luce la continuità con il magistero di Pio XII che, alla domanda se fosse lecito rappresentare il male, rispose positivamente, a patto che non diventasse un “protagonista vincente e positivo”.
Veicolare la “buona notizia” non significa, dunque, diffondere un “ingenuo ottimismo” ma implica uno “sguardo puro” verso una “realtà complessa”. Del resto, ha osservato monsignor Viganò, la stessa parola “sguardo” è ricorrente nel “vocabolario di Bergoglio”, poiché il verbo “guardare” permea profondamente la spiritualità gesuita ed ignaziana. “Osservare”, “contemplare”, “discernere” sono atti che impegnano la “libertà” e la “responsabilità”.
Viganò ha quindi citato il film di Wim Wenders, Così lontano, così vicino, che debutta con una citazione evangelica che sembra proprio andare nella direzione proposta dal Pontefice: “Se il tuo occhio è puro, tutto il tuo corpo vivrà nella luce” (cfr. Mt 6,19-23).
Questa purezza dello sguardo, ha aggiunto il capodicastero, si riferisce al “guardare l’impurità del mondo senza esserne fagocitati”, indossando gli “occhiali giusti”. La purezza, in questo caso, non è legata tanto al sesto comandamento, quanto all’assenza di “ipocrisia”, che determina “relazioni false in cui è difficile muoversi”.
Se da un lato è più facile comunicare notizie “scandalose” o “pruriginose”, il Papa non chiede certo ai giornalisti di rappresentare un “mondo alla Heidi”, quanto di “andare in profondità” ed aprire “spazi di speranza” per la “dignità umana”. La “buona notizia” di questi giorni, ad esempio, è il “sostegno” e la “vicinanza” che gli italiani stanno a vario titolo dimostrando nei confronti dei terremotati del Centro Italia.
Nel farsi paladino della “buona notizia”, Francesco è ben consapevole di dover affrontare un mondo di “divisioni” e disaccordi, anche nel cuore della Chiesa di Roma, tuttavia, ha osservato monsignor Viganò, egli stesso è consapevole che è meglio avere intorno “critiche” costruttive ed un “dissenso rispettoso”, piuttosto che circondarsi di “adulatori”.
Di fronte ad un mondo della comunicazione che vive trasformazioni tumultuose, nel passaggio da una comunicazione stampata e televisiva, ad una comunicazione “social”, l’esigenza di un’informazione “rapida”, spesso si scontra con l’esigenza di oggettività e veridicità, ha sottolineato Viganò, che ha individuato un altro nemico della verità nella “ideologia”, che spaccia sempre risposte rapide e preconfezionate, allontanandoci dall’umanità di chi dell’informazione è oggetto.
Durante la tavola rotonda, moderata dalla vicedirettrice della Sala Stampa Vaticana, Paloma Garcia Ovejero, è intervenuta poi la vaticanista della CNN, Delia Gallagher, anche lei soffermatasi in primo luogo sull’urgenza della “buona notizia”, che negli USA, peraltro, ha uno spazio fisso in quasi tutte le testate: la stessa CNN, ad esempio, offre la rubrica Heroes, dedicata agli sconosciuti eroi della quotidianità.
La “buona notizia”, ha aggiunto la giornalista americana, va sempre coniugata con la veridicità e con l’“accuratezza”, cercando sempre le “parole giuste”, lavorando, ognuno nel proprio piccolo, sulla “precisione delle cose”, in modo da guadagnare la “fiducia di chi legge o ascolta”.
Un rischio riguardante l’informazione moderna è stato indicato dalla Gallagher nell’“overwhelm” mediatico, ovvero nella quantità diluviale di dati, in cui le notizie positive, pur diffuse, rischiano di soffocare sotto il peso degli scandali e della morbosità.
Il trattamento mediatico riservato all’esortazione apostolica Amoris Laetitia è, secondo la vaticanista della CNN, un esempio di come molti documenti pontifici abbiano bisogno di tempi lunghi per essere metabolizzati, mentre “la notizia ha una sua progressione, noi vogliamo la verità tutta e subito…”, ha commentato Delia Gallagher, concludendo che, per fare il giornalista, “non è necessario essere cinici” ma, per l’appunto, serve uno “sguardo puro”, accompagnato dalla “gioia di fare questo lavoro”, pur “faticoso”.
Zenit - LM
Viganò: "Francesco si fa ambasciatore della 'buona notizia'”
Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione e la vaticanista della CNN, Delia Gallagher, commentano il messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali