Il “sacerdozio di Cristo” e la “bestemmia contro lo Spirito Santo” sono i due temi al centro dell’omelia di stamattina di papa Francesco alla Casa Santa Marta.
È la prima lettura odierna (Eb 9,15,24-28), a parlare del ruolo mediatore di Cristo nell’Alleanza tra Dio e gli uomini. È in questo contesto che nasce il sacerdozio di Cristo, la cui prima “meraviglia” è la redenzione: mentre nell’Antica Alleanza, ogni anno si offrivano sacrifici, “Cristo offrì se stesso, una volta per sempre, per il perdono dei peccati”; così facendo “ci ha portato al Padre” e “ha ricreato l’armonia della creazione”, ha sottolineato il Papa.
La seconda “meraviglia” che Cristo pone in atto è quella di “pregare per ognuno di noi”, intercedendo davanti Padre, proprio mentre noi lo preghiamo. Proprio per questo, ha ricordato il Pontefice, le preghiere vengono affidate in special modo ai sacerdoti, nella misura in cui la loro preghiera ha “una certa forza, proprio nel sacrificio della messa”.
La terza meraviglia menzionata dal Santo Padre è il ritorno di Cristo nella gloria, alla fine dei tempi, stavolta non in rapporto al peccato ma per portarci al Padre e “fare il Regno definitivo”.
Quanto al peccato imperdonabile della bestemmia contro lo Spirito Santo, è importante, ha precisato il Papa, soffermarsi sulla simbologia dell’olio crismale, con cui vengono unti i sacerdoti durante l’ordinazione e che Gesù stesso riceve già nel “grembo di Maria”, per “opera dello Spirito Santo”. La bestemmia contro lo Spirito Santo non può dunque essere perdonata, perché implica il “non lasciarsi perdonare”, il rinnegare “l’unzione sacerdotale di Gesù, che ha fatto lo Spirito Santo”.
Bestemmiare contro lo Spirito Santo è “imperdonabile”, non perché “il Signore non voglia perdonare tutto” ma perché chi la compie è chi “non si lascia perdonare” e infanga la “meraviglia” del sacerdozio di Gesù.
“Oggi ci farà bene, durante la Messa, pensare che qui sull’altare si fa la memoria viva, perché Lui sarà presente lì, del primo sacerdozio di Gesù, quando offre la sua vita per noi”, ha proseguito il Santo Padre.
Nella messa c’è anche “la memoria viva del secondo sacerdozio, perché Lui pregherà qui” assieme a “quel terzo sacerdozio di Gesù, quando Lui tornerà e la speranza nostra della gloria”.
In conclusione, Francesco ha quindi esortato a chiedere al Signore la grazia che “il nostro cuore non si chiuda mai a questa meraviglia, a questa grande gratuità”.
@ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
Santa Marta: “Nella messa, c’è la memoria viva del sacerdozio di Gesù”
Durante l’omelia del mattino, papa Francesco esorta a non chiudere il cuore alla triplice “meraviglia” della redenzione ad opera di Cristo, della sua preghiera e del suo ritorno nella gloria