Percorrendo una tappa dell’Alta Via n°2, il gruppo, compatto, attraversava una valletta coperta da rari ciuffi d’erba e da molti sassi. Camminavamo in silenzio non solo per gustare la pace delle altezze, ma anche per risparmiare energie necessarie al passo.
Era tale la quiete in quella valle che udimmo distinto un fischio. Ci fermammo per individuare da che parte provenisse. A breve distanza in piedi, diritta come un fuso, una marmotta.
Sembrava in vedetta, incaricata a dare l’allarme con un acutissimo fischio per imminente pericolo: così veniva da lei giudicato il nostro innocente passaggio. Dava così un servizio prezioso alla famiglia di marmotte che, disperse nel territorio, si precipitarono al sicuro nelle loro tane.
Il mio amico, competente in materia, non me l’ha detto, ma sono certo che la stessa o un’altra marmotta, mimetizzata tra le rocce, terminato il pericolo segnalato dal nostro passo, avrà dato un altro fischio, per invitarle ancora tutte a uscire dai nascondigli e ritornare a correre alla luce del sole e godere la libertà del cielo aperto.
Che sicurezza, che aiuto reciproco, che tranquillità, dal fischio d’un compagno di cordata! Diventa mutuo servizio, sostegno nella difficoltà, riparo dal pericoli. Sorretti da un amico, si può godere la libertà dei figli di Dio.
Dalla marmotta impariamo a donarci reciprocamente un fischio, non quello che umilia, ma quello che sveglia, sprona e incoraggia.
Ciao da p. Andrea
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Il fischio della marmotta
Sorretti da un amico, si può godere la libertà dei figli di Dio