La prospettiva del magistero della Chiesa e quello – di vita vissuta – di due coniugi cattolici. È quanto è emerso ieri sera nella seconda delle Letture teologiche, promosse dal Vicariato di Roma, dedicata al tema della coppia.
Don Gaetano Castello, docente alla Pontificia Facoltà Teologica di Napoli, ha fatto luce sulla vicenda di Adamo ed Eva e della loro cacciata dal giardino dell’Eden. Nel rapporto con la creazione, uomo e donna sono investiti da Dio di una “signoria vicaria sugli esseri terrestri precedentemente creati”, ha sottolineato il teologo.
Inoltre, ha osservato don Castello, più che di “complementarità” maschile-femminile, è corretto parlare di “polarità”, in quanto ciascuno dei sessi è “simbolo dell’uomo intero” e non “l’idea delle due metà incomplete di cui ciascuno è una parte”, come invece sosteneva Platone.
La “differenza sessuale”, quindi, “non rappresenta né subordinazione né contrapposizione, piuttosto l’umanità nella sua differenza originaria, maschio-femmina, è la manifestazione dell’immagine divina sottolineando gli aspetti di relazione, apertura alla fecondità e alla socialità che caratterizzano il progetto divino di umanità”, ha spiegato don Castello.
C’è poi il simbolismo dell’“albero della vita”, che implica la “disponibilità alla vita divina, cioè non soggetta alla morte, disponibilità che verrà limitata all’indomani della trasgressione della coppia originaria” con “il venir meno del principio insufflato da Dio nell’uomo, come negli altri viventi, a decretarne la morte”.
Affiancandogli la donna, Dio dona all’uomo un “aiuto” definito “ēzer kenegdô”, espressione che è stata tradotta in molti modi: “aiuto, appoggio, soccorso, alleato” o anche “di fronte”, “che gli corrisponda”, “degno di lui” o “per lui”. Inoltre, “la creazione della donna avviene dopo il non bene della solitudine” dell’uomo.
Passando ad esaminare il passaggio del peccato originale, don Castello ha evidenziato come la “nudità” della prima coppia, più che in senso corporeo, vada intesa come “mancanza di difesa”, come presa di coscienza della propria debolezza.
L’aspetto più interessante è tuttavia nella rottura della “relazione armonica e fiduciosa dell’uomo con il Creatore”, che così “si trasforma in sentimento di paura e necessità di nascondersi al suo sguardo (cfr. Gen vv. 8-10), nel rapporto con la natura si registra, nella forma della maledizione del suolo, la difficoltà che l’uomo sperimenterà nel lavorare una terra spesso infruttuosa (cfr Gen vv. 17-20)”.
“Il rapporto della donna con il marito basato semplicemente sull’istinto porterà non più al reciproco riconoscimento e alla relazione armonica tra i due, ma ad una relazione di dominio”, ha poi concluso il teologo.
Da parte sua, Stefano Maria Paci, vaticanista di Skytg24, accompagnato dalla moglie Mariagrazia Russo, presidente dell’Università degli Studi Internazionali di Roma, ha descritto la sua esperienza matrimoniale come “quasi banale”, eppure secondo il giornalista, “la coppia, per come è intesa spesso, è un concetto sbagliato”, in base al quale, la coppia stessa dovrebbe essere “d’accordo e omogenea su tutto, un’unità inscindibile sulla quale il sole sorride sempre”.
Salvo poi scoprire che “la normalità è diversa da quello che si pensava, crollano sogni e aspettative, e ci si inizia a non sopportare, talvolta a odiare”; qualcosa di molto diverso, quindi, dal “tempo ininterrotto e infinito di perpetuo stato magico di innamoramento” che libri, film e canzoni promettono.
“Quando si scopre che la vita non è costante ma ha colori che si susseguono, come si susseguono i colori durante le ore del giorno, dal brillante al più sfumato, le coppie si sfaldano – ha osservato Paci -. Quando quella indistinta molliccia idea di coppia felice si scontra con la realtà di due individui ben diversi l’uno dall’altro, la coppia spesso scoppia”.
Il giornalista ha poi ironizzato sulle differenze con sua moglie: “Io e Mariagrazia istintivamente siamo d’accordo su ben poche cose. A me per esempio in casa piacciono le cose arrotondate, adoro per esempio le colonne e gli archi sotto cui passare, a lei piacciono gli angoli. Ebbene, abbiamo ristrutturato casa, e sono naturalmente tutti angoli. Tutti!”.
Ciò che salva la diversità tra coniugi è però “il non guardarsi perennemente negli occhi, bensì guardare altro, ma nella stessa direzione”, avere un “desiderio” e una “progettualità” che siano puntati su “qualcosa di esterno alla coppia”: è questo che “salva la coppia, la rende stabile e profondamente lieta”.
Contrariamente a quanto si legge nel Piccolo principe, secondo Paci, non è vero che l’essenziale sia “invisibile agli occhi” e che si veda bene “solo con il cuore”. Se questo essenziale “non balzasse agli occhi come una cosa innegabile se lo incontri, beh, io non sarei cristiano”, ha aggiunto il giornalista.
“E diventa impossibile – ha aggiunto – che questo Essenziale incontrato – con un nome e un volto concreto, quello di Cristo – non forgi la tua quotidianità con la compagna o il compagno che hai accanto nella vita”.
Il turbinio della vita quotidiana, ha sottolineato il giornalista, può infondere la tentazione nostalgica della “acqua ferma”; la vita coniugale, al contrario, molto spesso aiuta a non parcheggiare se stessi in quella “tranquillità borghese che si vive spesso anche nella Chiesa”, ha poi concluso.
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Amore coniugale: l’essenziale è visibile agli occhi
Il vaticanista Stefano Maria Paci e sua moglie Mariagrazia Russo testimoniano la vera felicità matrimoniale: non guardarsi l’un l’altro ma guardare sempre nella stessa direzione