Una persona dinamica, costantemente in cammino e pronta a prendersi dei rischi. È questo il ritratto del cristiano che ha tracciato stamattina Papa Francesco, nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta.
Il Vescovo di Roma è partito dal commento al Vangelo odierno, che narra del paralitico calato dal tetto nella casa dove si trovava Gesù. L’episodio si svolge a Cafarnao, dove “si radunarono tante persone” per seguire Gesù. Gente che – osserva il Papa – era attratta dalla sua autorità, dalle “cose che diceva” e da “come le diceva”. Gesù “si faceva capire; anche guariva e tanta gente andava dietro a Lui per farsi guarire”.
La “purezza di intenzione” di questi drappelli di seguaci di Gesù forse non era “totale”, la riflessione di Bergoglio. Tuttavia – ha proseguito – il Signore si lasciava seguire da tutti, “perché sapeva che tutti siamo peccatori”. Il problema più grande, ha dunque affermato Francesco, “non erano quelli che seguivano Gesù”, ma quelli che restavano “fermi”.
Il Papa identifica in questa categoria “alcuni scribi”, che “non seguivano” Gesù ma “guardavano dal balcone”. Essi “non rischiavano mai, soltanto giudicavano”. Si consideravano “puri” e consideravano i seguaci di Gesù “gente ignorante” e “superstiziosa”. A tal proposito commenta il Pontefice: “E quante volte anche noi, quando vediamo la pietà della gente semplice ci viene in testa quel clericalismo che fa tanto male alla Chiesa”.
Oltre agli scribi, un altro esempio di persona “ferma” offerto dal Papa è quello dell’uomo che “da 38 anni era vicino alla piscina: fermo, amareggiato dalla vita, senza speranza”, e “digeriva la propria amarezza”. Anche costui “è un altro fermo, che non seguiva Gesù e non aveva speranza”.
La caratteristica di chi segue Gesù è invece il saper anche incorrere nei rischi. “Questi di oggi, questi uomini hanno rischiato quando hanno fatto il buco sul tetto: hanno rischiato che il padrone della casa facesse loro causa, li portasse dal giudice e li facesse pagare – la riflessione del Papa sul Vangelo – Hanno rischiato, ma volevano andare da Gesù”.
Papa Bergoglio ricorda poi, a tal proposito, la donna malata che “di nascosto voleva toccare soltanto l’orlo del manto di Gesù: rischiò di provare vergogna. Rischiò: voleva la salute, voleva arrivare a Gesù”. E ricorda anche la Cananea, affermando che “le donne rischiano più degli uomini, eh! Quello è vero: sono più brave! E questo dobbiamo riconoscerlo”.
Questi episodi lasciano affermare al Papa che seguire Gesù “non è facile, ma è bello”. Talvolta “si diventa ridicoli”, ma è un impegno che viene compensato dal fatto che Gesù ci guarisce nell’anima, ci perdona. Tutti noi, ha soggiunto, “sappiamo di essere peccatori. E per questo seguiamo Gesù, per incontrarlo. E rischiamo”.
L’insegnamento che va tratto da questo Vangelo è dunque di seguire Gesù, rischiando. Questo significa – ha precisato il Papa – “avere fede”. Il suo invito conclusivo è a farsi queste domande: “Mi fido di Gesù, affido la mia vita a Gesù? Sono in cammino dietro Gesù, anche se faccio il ridicolo qualche volta? O sono seduto guardando come fanno gli altri, guardando la vita o sono seduto con l’anima ‘seduta’ – diciamo così – con l’anima chiusa per l’amarezza, la mancanza di speranza?”.
Santa Marta / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO
Santa Marta: "Rischiare per seguire Gesù, anche a costo di essere ridicoli"
Nell’omelia della Messa odierna, il Papa ricorda che il cristiano è chi si mette “in cammino dietro Gesù”, non chi sta fermo a giudicare