Nigeria. AFP PHOTO / STR

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Nigeria: ancora violenze, a mille giorni dal rapimento delle studentesse

Due attentati kamikaze in poche ore provocano otto vittime. Vescovo anglicano evoca una guerra civile: “I cristiani stanno subendo tanto, la sopportazione è al limite”

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Due attentati kamikaze compiuti nelle scorse ore nel nord-est della Nigeria hanno provocato almeno otto morti, tra cui cinque attentatori. I primi tre kamikaze si sono fatti esplodere presso un posto di blocco militare vicino Maiduguri, uccidendo un civile impiegato nelle forze di autodifesa. Due ore dopo due donne si sono fatte saltare in aria uccidendo altre due persone, sempre vicino alla capitale dello Stato del Borno.
Nessuna rivendicazione è ancora arrivata, anche se la dinamica degli attentati lascia pensare che la firma sia quella dei terroristi islamici di Boko Haram. Oltre 20mila persone, tra civili, militari e poliziotti, sono stati uccisi da questa organizzazione in sette anni, e più di due milioni e mezzo di persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni nelle aree nordorientali della Nigeria.
Giusto ieri ricorrevano mille giorni dal rapimento delle 276 studentesse di Chibok ad opera di Boko Haram. Sono 195 le ragazze ancora tra le mani dei terroristi. Amnesty International ha sollecitato il Governo nigeriano a impegnarsi anche per le altre persone rapite. Amnesty International ha documentato almeno altri 41 casi di rapimenti di massa compiuti da Boko Haram a partire dal 2014.
“Il Governo nigeriano dovrebbe raddoppiare gli sforzi per ottenere il rilascio incolume delle persone sequestrate e per fornire adeguato sostegno medico e psicologico alle persone già riprese, liberate o fuggite dalla prigionia”, ha dichiarato Makmid Kamara, direttore ad interim di Amnesty International Nigeria.
Un appello al Governo giunge anche da Jos Benjamin Kwashi, arcivescovo anglicano nigeriano. “Non si è fatto abbastanza per proteggere i cristiani del nord del Paese”, ha ammonito duramente il leader religioso. Il quale ha evocato lo spettro di una recrudescenza delle violenze nel Paese, a seguito di una possibile ondata di reazione al terrorismo islamico da parte dei cristiani. “Soltanto Dio ha frenato la rabbia dei credenti fino ad ora – ha detto -, ma il giorno in cui dovesse esplodere, nessuno riuscirà a controllarla”.

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ZENIT Staff

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