presepe trinita de' monti

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Roma: che fine ha fatto il presepe di Trinità de' Monti?

Sui gradini della celebre Scalinata appena restaurata, quest’anno grande assente la rappresentazione della Natività nella Roma papalina

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I problemi della città di Roma sono endemici e dilatati ormai su tutto il territorio, dalle periferie al centro storico. Esiste al riguardo un’ampia letteratura giornalistica, divenuta incalzante soprattutto a seguito delle ultime elezioni comunali.
Sporcizia, disservizi, traffico, insicurezza, corruzione sono i temi che più angustiano i romani e sollecitano la penna dei cronisti. Accanto alle questioni tangibili, tuttavia, la crisi che sta investendo la Città Eterna è testimoniata anche da una sorta di lento ma implacabile svuotamento della propria identità storica.
I colori vivi e la genuinità popolare, ispirazione di pittori e poeti d’ogni tempo, sembrano essersi sbiaditi. Un esempio di questo impoverimento culturale è presto detto.
Fino a due anni fa, chiunque volesse idealmente tuffarsi nella Roma papalina, ne aveva modo nel periodo natalizio. Era infatti tradizione l’allestimento sulla celebre Scalinata di Trinità de’ Monti, di un presepe ambientato tra le osterie, tra le case dai muri consunti e dalle vivaci tinte rossastre, nonché tra le viuzze strette dell’urbe del XIX secolo.
Ad adorare il Bambinello, uomini vestiti in stile Rugantino – brache fino al ginocchio, fascia stretta in vita, giacca di velluto e fazzoletto al collo – e donne popolane, gonne ampie e caratteristico copricapo.
Era dalla metà degli anni ’50, quelli della “dolce vita” felliniana, che la Scalinata di Trinità de’ Monti e il suo presepe romano facevano da tappa fissa dell’itinerario natalizio tra le strade della Capitale. Schiere di visitatori, turisti e non, si fermavano ad ammirare il presepe in questa suggestiva ambientazione.
La tradizione si è interrotta un anno fa, nel Natale 2015. In una Roma trovatasi nel limbo di un commissariamento, tra le dimissioni del sindaco Ignazio Marino e l’attesa delle elezioni comunali nella primavera 2016, la Scalinata di Trinità de’ Monti era velata a causa dei lavori di ristrutturazione.
E così Campidoglio e associazioni di categoria decisero di sostituire il presepe con una rappresentazione virtuale e scenografica sulla Natività. Immagini di alcuni tra i più famosi dipinti della nascita di Gesù, presenti nelle chiese e nei musei della città, furono proiettate su uno dei pannelli montati a ridosso della Scalinata.
Doveva essere un’interruzione inevitabile, nell’attesa di riconsegnare alla città di Roma uno dei suoi scorci maggiormente famosi, ancora più sfavillante dopo il restauro. E invece, in sordina, tra il silenzio generale, il tradizionale presepe di Trinità de’ Monti ha mancato all’appello anche quest’anno, nonostante la Scalinata sia stata riaperta mesi fa.
Chissà, forse il margine di tempo tra la riapertura di Trinità de’ Monti e il Natale è stato troppo breve per preparare il presepe dopo un anno di pausa. Spiegazione che appare tuttavia labile, giacché nel punto in cui si sarebbe dovuta collocare la rappresentazione della Natività, è sorto un grande albero di Natale ipertecnologico, il quale ha offerto un intenso e luccicante gioco di luci.
E allora, resta un mistero l’assenza del presepe di Trinità de’ Monti. Possibile che vi sia stata un’interruzione dei finanziamenti da parte degli enti, delle associazioni e degli sponsor. Resta il fatto che Roma è stata privata di un suo piccolo simbolo d’appartenenza. Certe privazioni sono il segno di un malessere profondo, radice di altri mali che affliggono la città.

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Federico Cenci

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