Una nuova sentenza interviene sul tema della maternità surrogata. L’ultimo colpo di martello di un giudice che colpisce il divieto all’utero in affitto, giunge da Milano. Qui la Corte di Appello ha accolto ieri la richiesta di trascrizione dei certificati di nascita di due gemelli nati in California mediante questa pratica.
I bambini, che hanno oggi 15 mesi, secondo la legge statunitense sono fratelli e hanno come genitori due padri, ossia la coppia omosessuale italiana che ha commissionato l’utero in affitto. Al contrario in Italia, i piccoli non sono legalmente fratelli ed hanno ognuno un padre diverso. Ora però potranno conservare lo stesso cognome, come ha deciso la Corte di Appello di Milano.
Il Comune di Milano aveva rifiutato di trascrivere i certificati di nascita dei bambini, giacché sono nati attraverso la gestazione per altri, vietata nel nostro Paese dalla legge 40. E il Tribunale di Milano, a cui i due genitori avevano fatto ricorso, aveva confermato la decisione del Comune.
Nel dispositivo depositato il 28 dicembre scorso i giudici di secondo grado spiegano invece che “i due minori sono nati dalla fecondazione di due distinti ovuli” di una donatrice, che “ciascuno ovulo è stato fecondato con il seme dei due reclamanti e i due embrioni ottenuti sono stati impiantati nell’utero della donna che li ha poi partoriti, con ricorso alla tecnica di ‘gestazione per altri’ lecita nello Stato della California”.
Secondo i magistrati, inoltre, non è rilevante il fatto che l’utero in affitto sia vietato in Italia, poiché “di una scelta imputabile ad altri non può rispondere il bambino che è nato e che ha un diritto fondamentale alla conservazione dello status legittimamente acquisito all’estero”. Ecco allora che si ripropone “l’interesse superiore del minore anche sotto il profilo della sua identità personale e sociale”.
Difficile districare la matassa genetica e burocratica che ha portato alla nascita dei piccoli. I due omosessuali hanno dapprima assoldato una per avere in cambio degli ovociti. Due di questi sono poi stati fecondati insieme nell’utero di una seconda donna, anch’essa assoldata dalla coppia omosessuale italiana, che ha portato avanti la gravidanza ed ha infine partorito i due gemelli. A quel punto, lo Stato della California ha sottratto i piccoli alla partoriente, li ha consegnati ai committenti dell’intricato iter riconoscendoli entrambi come padri.
Parla di “violenza intollerabile” Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia. Su Facebook l’ex deputato ha pubblicato l’immagine di una coppia di uomini intenti a rubare il bimbo dalle braccia di sua madre piangente. “Ai giudici della Corte d’Appello di Milano – ha scritto – che hanno legittimato presso la nostra anagrafe la pratica dell’utero in affitto di due gay italiani compiuta negli USA, ribaltando la sentenza contraria del primo grado di giudizio, voglio far vedere questa foto che ricorda che violare i diritti di una madre e quelli di un bambino che ha diritto alla sua mamma, in nome della forza derivante dal denaro, è solo una violenza intollerabile. I figli non si pagano”.
Tagliente il commento di Eugenia Roccella, parlamentare di Idea: “L’unica cosa certa – e orribile – è che le donne continuano ad essere usate come corpi in vendita, i bambini come oggetti sul mercato, e la fecondazione artificiale come un modo per soddisfare i propri desideri di genitorialità senza rispetto per gli altri esseri umani coinvolti”.
Non manca poi, la Roccella, di agitare una polemica politica: “La legge sulle unioni civili di cui Renzi e Alfano sono responsabili ha spalancato le porte anche in Italia al nuovo mondo dei bambini su commissione, figli di un numero imprecisato di padri e madri”.
[a cura di Federico Cenci]
Human cell-line in laboratory - Wikimedia Commons
Utero in affitto: nuova convalida dei giudici
La Corte d’Appello di Milano ha sentenziato che due gemelli possono avere due papà. Roccella: “Mercificazione dei bambini legittimata dalla legge sulle unioni civili”