Cristiani in Pakistan - Foto Copyright Aiuto alla Chiesa che Soffre

Pakistan, attacchi ai cristiani per impadronirsi delle loro terre

Nel sud del Paese l’ennesima aggressione ai danni dei contadini. La comunità cristiana scende in strada per protestare

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La fine del 2016 non ha portato buone notizie per i cristiani del Pakistan, vittime in molti casi di intimidazioni e violenze. L’ennesimo drammatico episodio ha infatti confermato la precarietà in cui sono costretti a vivere i milioni di cristiani presenti nella Repubblica Islamica, i quali vedono di frequente messa a repentaglio la propria incolumità e la propria sicurezza.
Come riportato dall’agenzia Fides, nell’insediamento cristiano di Sukkur, situato nella provincia meridionale di Sindh, il 31 dicembre scorso una ventina di uomini armati, alcuni in abiti civili ed altri con la divisa della polizia, si sono presentati di fronte alle abitazioni dei cristiani, percuotendo e minacciando tutti coloro che gli sono capitati a tiro.
Obiettivo del blitz? scoraggiare i legittimi proprietari nel rimanere in loco, così da poter perpetrare il tristemente noto fenomeno del “land-grabbing”, ovvero la confisca indebita di terreni da parte di latifondisti senza scrupoli, con l’assenso delle autorità locali, forze dell’ordine incluse.
Nelle settimane precedenti l’aggressione alcune persone si erano presentate di fronte alle stesse case, mostrando falsi documenti e rivendicandone la proprietà. A tal proposito merita di essere sottolineato che in Pakistan non risulta particolarmente difficile procurarsi documenti falsi.
Come se non bastasse, il 21 dicembre, dieci giorni prima dell’aggressione, agenti di polizia si erano recati sul luogo per chiedere agli abitanti di presentare i certificati di proprietà, in mancanza dei quali avrebbero dovuto abbandonare le proprie case.
Di fronte a tali abusi, il 1° gennaio, dopo che alcune vittime si erano recate alla polizia per denunciare l’accaduto, migliaia di cristiani hanno manifestato di fronte al Press Club della città con l’intenzione di far conoscere all’opinione pubblica mondiale le difficili condizioni in cui sono costretti a vivere.
Nonostante la speranza che il nuovo anno possa risolvere gli odi settari e le persecuzioni religiose che affliggono il mondo, le notizie provenienti dall’Indo non lasciano presumere nulla di incoraggiante.

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Marco Valerio Solia

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