© Servizio fotografico - L'Osservatore Romano

L'Ave Maria del Papa per tutti i detenuti

A fine Udienza generale, Bergoglio ha rinnovato l’appello a favore delle condizioni di vita dei carcerati. Poi ha abbracciato Matteo Gamerro, ex sportivo reso disabile dalla sclerosi

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Dopo l’appello a seguito della tragedia nel carcere brasiliano di Manaus, Papa Francesco a fine Udienza generale ha rivolto un nuovo pensiero ai detenuti di tutto il mondo chiedendo ai fedeli che gremivano l’Aula Paolo VI di recitare per loro un’Ave Maria.
Nella preghiera – spiega L’Osservatore Romano – il Pontefice ha voluto ricordare anche i familiari dei carcerati e tutto il personale che presta servizio nei penitenziari, rinnovando inoltre l’appello già lanciato il 5 novembre scorso in occasione del Giubileo dei carcerati che “gli istituti penitenziari siano luoghi di rieducazione e di reinserimento sociale, e le condizioni di vita dei detenuti siano degne di persone umane”. Le carceri, ha insistito il Papa parlando a braccio, “siano per reinserire e non siano sovraffollate”.
Con lo stesso affetto, il Papa ha poi accolto Matteo Gamerro, 38enne torinese, appassionato sportivo fino a che nel 1999 gli è stata diagnosticata la sclerosi multipla, che lo costretto dal 2008 sulla sedia a rotelle. Matteo però non ha “mai rinunciato a vivere veramente”, decidendo di “non sopravvivere e basta”, come ha spiegato al quotidiano vaticano. Per questo, oltre al lavoro, ha iniziato anche “l’avventura della scrittura, non solo attraverso un blog” ma anche pubblicando due libri. Uno di questi, dal titolo Si può fare, racconta il suo pellegrinaggio lungo lo storico cammino di Santiago de Compostela.
All’udienza di oggi, il giovane ha donato il volume a Papa Francesco, raccontandogli anche che quest’estate ha percorso i 180 km della via Francigena tra San Gimignano a Roma avendo come “compagna di viaggio” la sua innovativa sedia a rotelle chiamata Joelette. In cammino con lui anche un gruppo sempre più numeroso di amici podisti che lo accompagnano nelle maratone in giro per l’Italia, spingendo la sua carrozzina. “Sono esperienze bellissime – confida Gamerro –  che mi fanno sentire ancora e sempre vivo”.

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ZENIT Staff

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