Il diaconato in Italia, periodico bimestrale della comunità del diaconato in Italia, ha recentemente pubblicato il suo 200° numero. Una storia lunga quasi mezzo secolo, che dall’aprile del 1968 vede la rivista offrire un servizio a favore del ministero diaconale nella nostra Chiesa. Fondata e diretta da don Alberto Altana, la rivista è in seguito diretta per oltre venticinque anni dal presbitero e teologo biblico don Giuseppe Bellia che nell’editoriale ricorda come sia «l’unica a occuparsi a tutto campo del servizio diaconale seguendo il cammino che va dal discernimento alla formazione e dal ministero alle nuove frontiere di impegno apostolico». In questa segnalazione seguiremo alcune linee dell’editoriale del duecentesimo.
In crisi già dal IV secolo, per il mutato paradigma organizzativo delle Chiese, dal modello della diaconia di Cristo a quello del cursus honorum recepito dall’Impero, il diaconato si avvia verso una graduale ibernazione che durerà oltre dieci secoli, giungendo a Trento ormai atrofizzato. Proprio nel Concilio tridentino si profilò l’ipotesi di rilancio e di ripristino ma dovranno passare altri quattrocento anni prima della decisione del Concilio Vaticano II. Che sono dunque, rispetto a quest’arco temporale, i quasi cinquant’anni di attuale restaurazione? Comprendiamo quindi la confessione che Giuseppe Dossetti fece a Carlo Maria Martini: “Il diaconato sarà il tema più importante dell’ecclesiologia concreta dell’avvenire”. È questo uno dei “luoghi” di servizio della rivista “Il diaconato in Italia”, pagine che testimoniano altresì tappe e tempi del percorso storico pastorale delle nostre chiese.
Nei primi vent’anni (1968-1988), sotto la direzione di don Alberto Altana, la rivista accompagna i primi passi del ministero, offrendo preziosi spunti e indicazioni, monitorando costantemente la ricezione del diaconato nelle diocesi europee e nel mondo, e contribuendo a creare senso di identità e di appartenenza. Con impegno e generosità ci si muove su un terreno ignoto e si punta sull’informazione e la condivisione di esperienze, favorendo il confronto su temi e prime problematiche che si presentano nell’esercizio del ministero. Sono anni in cui appare prevalente un approccio passionale e gli scritti non riescono a trattenere sentimenti che oscillano dall’entusiasmo allo scoraggiamento di fronte ai possibili futuri scenari del servizio diaconale. La rivista riporta il dibattito ecclesiale che va suscitando la ripresa del diaconato e l’annosa questione del diaconato delle donne, si sofferma più volte sul rapporto tra diaconato e laicato e cerca di valorizzare la specificità del carisma diaconale.
Alla fine degli anni Ottanta sorgono però nuove esigenze, «si doveva passare dalla fase pionieristica e un po’ volontaristica degli inizi – rileva il direttore – a una stagione più aperta e pensata, ma non per questo meno appassionata e generosa». Il diaconato si inizia a diffondere un po’ più capillarmente, specialmente nel sud Italia, e lì dove accolto contribuisce a ridisegnare il volto delle nostre chiese. Da qui la necessità che anche la rivista si facesse carico di un diverso tipo di accompagnamento, puntando di più sulla formazione ministeriale dei diaconi. Inizia in questi anni, a partire dal 1991, la collaborazione di don Giuseppe Bellia, con alle spalle un’esperienza di anni di deserto in terra santa al seguito di don Giuseppe Dossetti e un tempo di esperienza missionaria in Messico e in Brasile, oltre che una competenza teologica. Il suo profilo è suggerito proprio da don Giuseppe Dossetti, in seguito alle richieste dei diaconi di Reggio Emilia, per le gravi condizioni di salute di don Alberto Altana e in vista dell’urgenza di rilanciare la rivista sul piano dei contenuti e della riflessione teologica. Il contributo di don Bellia, che si era occupato da oltre cinque anni della formazione dei diaconi nella diocesi di Lucca, sotto il Vescovo Giuliano Agresti, ha consentito di individuare alcuni aspetti imprescindibili dai quali era necessario ripartire. Si trattava della sacramentalità del diaconato, del legame tra i diaconi e la persona del Vescovo, che il teologo biblico vede «non come una sudditanza amorfa» ma come «un’obbedienza creativa». In sintonia con la riflessione dossettiana, precisava che la diffusione del diaconato doveva essere in stretta connessione con «la promozione, guida e discernimento delle funzioni» operate dai vescovi. Inoltre si doveva riscoprire il ruolo dei diaconi come «animatori ordinari del servizio nelle comunità dei credenti» ed essi stessi dovevano potersi percepire come «lieti promotori di fraternità» che donano «qualità evangelica ai rapporti interpersonali».
Ripercorrendo il cammino della rivista degli ultimi venticinque anni, mi sembra che uno dei punti più qualificanti dell’apporto dato alla rivista sia stato proprio quello di aver inserito la riflessione sul diaconato dentro le coordinate della ricerca teologica e dello stesso dinamismo teologale, consolidando la dimensione sacramentale della diaconia ordinata nelle diverse chiese. Un percorso, ancora in itinere, che si è dispiegato assumendo quali coordinate orientative il primato della Scrittura e la centralità dell’Eucarestia in Cristo e nella Chiesa come sorgenti del servizio, dentro un’ecclesiologia di comunione, ontologica e non funzionale, autentica eredità del Concilio Vaticano II. Lettura che ha gradualmente educato a una visione del diaconato non solamente come segno sacramentale del Cristo servo, ma anche del Cristo sposo, nella consapevolezza che esso appartiene al sacramento dell’Ordine sacro.
Nello stesso tempo si registra la fiducia accordata all’apporto delle scienze umane, utili per delineare il profilo sociologico del diacono, e lo spazio alla voce delle donne e alla loro sensibilità nel testimoniare la diaconia materna della Chiesa. Linea editoriale che ha altresì puntato alla valorizzazione dei binomi tematici discernimento-formazione, diaconia-carità, pace-fraternità, servizio ai poveri, agli ultimi e verso ogni forma di marginalità.
Insomma quella fase “più pensata” effettivamente c’è stata e ha aiutato a non far cadere nell’oblio quella ricchezza sacramentale e teologica, già per troppi secoli ibernata. «A che serve infatti una diaconia ingessata?» scrive il direttore nell’editoriale del giubileo del duemila. E poi ancora: Il diaconato è percepito come “profezia” per le nostre Chiese? È necessario ripensare o riqualificare il servizio dei diaconi? La diaconia ordinata non è paradigma della kenosi divina? Come non spegnere lo Spirito, esaminare le profezie e discernere ogni cosa?
In questi ultimi anni la rivista si è altresì avvalsa del contributo puntuale e appassionato del diacono Enzo Petrolino che ha contribuito a tenere sempre vivo, anche sul piano delle pubblicazioni, il legame tra sviluppo del diaconato e cammino della Chiesa, con delle analisi attente ai convegni nazionali ecclesiali, alla raccolta dei documenti e dei pronunciamenti magisteriali sul diaconato e a una visione attuale e incarnata del servizio dei diaconi. Similmente la rivista va avanti anche attraverso l’imprescindibile contributo di chi nel segno di un’inevidente e silenziosa diaconia, serve Cristo e la Chiesa.
Con speranza e fiducia, facciamo infine nostro l’invito di don Giuseppe Bellia nell’editoriale del duecentesimo numero.
«Il nostro compito rimane quello degli inizi: se il diaconato è interpretato e vissuto secondo l’intendimento evangelico è tutta la chiesa a essere promossa per una conformazione sempre più piena alla diaconia di Cristo. Questo non può essere realizzato volontaristicamente ma solo con la fattiva collaborazione di vescovi, teologi, presbiteri, diaconi, ma anche attraverso una rinnovata attenzione di parrocchie, comunità e famiglie. Il nostro augurio è d’incontrare il consenso e la collaborazione di nuovi lettori, invitati a intrattenere un fruttuoso dialogo con la nostra rivista».
In questo nuovo anno, la rivista, con cadenza bimestrale, si occuperà del tema: I diaconi chiamati ad accogliere, ascoltare e servire. Fra gli appuntamenti da non perdere, il Convegno Nazionale a Cefalù (Pa) dal 2 al 5 agosto sul tema Diaconi educati all’accoglienza e al servizio dei malati.
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"Il diaconato in Italia": 200 numeri sempre a servizio dei diaconi
In quasi mezzo secolo è stata testimone degli epocali cambiamenti della Chiesa, dal Concilio ad oggi