La vicenda di Mila, sessantanove anni, ex maestra di asilo nido e scuola materna, dimostra come la forza di volontà e la determinazione di non arrendersi possano aiutare a superare una malattia, al pari di ogni altra avversità della vita.
“La fibromialgia – spiega – è una malattia reumatica che colpisce i muscoli causando un aumento di tensione muscolare. Non esistono esami clinici che possano diagnosticarla. Chi ne è affetto è in apparenza sano, ma in realtà prigioniero di un dolore cronico; si sente inoltre sempre stanco perché si affatica anche per minimi sforzi.
Diversi esperti pensano che l’insorgere della fibromialgia possa essere dovuto anche ad un trauma, uno spavento, un lutto o un fortissimo dolore. Un evento capace di sconvolgere l’esistenza di una persona. Nel mio caso tutto è cominciato nel 1988 con un gravissimo incidente automobilistico”.
Durante la riabilitazione Mila comincia soffrire di dolori in diverse parti del corpo. Inizialmente li ricollega all’incidente, ma due anni di visite presso diversi ortopedici e terapie a base di antidolorifici e antinfiammatori si rivelano inefficaci. A quel punto decide di cambiare strategia: “Mi sono fatta visitare da un bravissimo reumatologo. Dico ‘bravissimo’perché riuscì subito a capire che la causa di quei dolorianomali era la fibromialgia. E nel 1990 riconoscere la fibromialgia era ancora più difficile di oggi: a quel tempo questa patologia era meno conosciuta. Io, ad esempio, non ne avevo mai sentito parlare. Già il nome mi sembrava tanto impegnativo. Il dottore mi fornì una lista di medicinali:
oltre agli antidolorifici e antinfiammatori, che già prendevo, c’erano farmaci cortisonici, miorilassanti e molto altro. Purtroppo ho sempre avuto l’idiosincrasia per le medicine e non ho voluto saperne di assumere cortisone, oppiacei e altri prodotti del genere”.
Con il passare degli anni i dolori diventano sempre più acuti e diffusi. Una situazione difficile da sopportare per una persona vitale, attiva e sportiva come Mila: “Prima dell’incidente ero sanissima. Nella mia vita avevo sempre praticato tantissimi sport, come body building, equitazione, tiro con l’arco, ginnastica artistica e tennis”. Ma la sua vera passione sono le montagne e l’alpinismo: “Sono nata fra le montagne del bergamasco. La montagna è l’amore della mia vita. Anche dopo la diagnosi della fibromialgia ho continuato ad arrampicarmi e a fare lunghe passeggiate.
Finché, durante un’escursione sotto la pioggia nel 1995, ho avvertito il freddo e la fatica come mai prima. Lì ho capito che avrei dovuto smettere con l’alpinismo”.
Se dunque nei primi cinque anni della malattia i disturbi erano tollerabili, successivamente la situazione si aggrava. “Avevo dolori pazzeschi al collo, alle ginocchia, alle gambe, alle braccia – racconta – praticamente dappertutto. Più andavo avanti più peggioravo. I muscoli diventavano tesi, contratti. Tutto il corpo sembrava un pezzo di legno con le gambe pesanti da trascinare, il mal di testa e le braccia deboli. In alcuni momenti le mie mani perdevano forza”.
Come se non bastasse, Mila deve curare anche alcune ernie sulla colonna vertebrale, ulteriore conseguenza dell’incidente: “Andavo dai più grandi specialisti a Milano e Bergamo. Spendevo praticamente tutto il mio stipendio da insegnante. Mi curavo con diversi medicinali e terapie, ma stavo malissimo e i risultati erano scarsi”. Il calvario prosegue per diversi anni finché, a metà 2011, Mila si ricorda del prof. Franzini che aveva conosciuto una trentina d’anni prima quando aveva accompagnato una sua amica a farsi visitare presso l’ambulatorio di Bergamo appena aperto dal medico. Decide quindi di tentare anche questa carta. “All’inizio – racconta – gli ho parlato solo delle ernie perché pensavo che la fibromialgia non fosse curabile. Ma quando gli ho spiegato che ne soffrivo, il professore mi ha tranquillizzata e mi ha detto che sarebbe intervenuto con l’ozono su entrambe le patologie”.
Il protocollo prevede: una seduta a settimana con piccola autoemoinfusione di sangue ozonizzato e reiniettato nuovamente per via intramuscolare; insufflazioni rettali; micro iniezioni sottocutanee di ozono su collo, braccia, spalle, schiena, lungo la colonna vertebrale, gambe, glutei e ginocchia.
“È bellissimo – racconta Mila – vedere quando l’ozono entra nelle ginocchia e fa come un serpentello, gira su se stesso e poi si espande nella gamba. Alla fine di ogni seduta sentivo dentro di me un calore lenitivo, come se il mio corpo fosse abbracciato da una calda coperta. Piano piano i muscoli si rilassavano e i tendini si ammorbidivano. Settimana dopo settimana, riprendevo possesso del mio corpo, della mia vita e delle mie capacità di camminare e di muovermi. Dopo la quarta e la quinta applicazione, ho cominciato davvero a stare bene e quasi a dimenticarmi di avere una malattia così grave”.
La terapia dà ottimi risultati: le ernie spariscono e la fibromialgia è fortemente contenuta. Da allora Mila è tornata a vivere una vita normale e, con una seduta di ozonoterapia ogni quindici giorni, i dolori cronici non sono più un problema insormontabile.
“Ci sono dei momenti – precisa – in cui il dolore ritorna e allora mi chiudo tranquilla in me stessa, medito e aspetto che vada via. Ma sono dolori di pochi minuti e molto meno forti di prima, quando non passavano. A volte sono accentuati dall’umidità, dal cambiamento di tempo o di stagione. In ogni caso, rispetto il ciclo terapeutico di due settimane e quando sto male non vado a letto, ma cerco di comportarmi come se nulla fosse. Non mi faccio limitare dalla malattia né fisicamente né mentalmente”. Il tutto inserito in una quotidianità molto stancante in cui Mila si occupa dalla mattina alla sera della madre 95enne: “Da sette anni la accudisco ogni giorno e faccio ogni sforzo possibile per evitare di lasciarla su una sedia a rotelle. Se non dovessi faticare così tanto, una seduta di ozonoterapia al mese sarebbe più che sufficiente”.
Per Mila i benefici dell’ozono non si sono limitati alla fibromialgia e alle ernie. Nel 2012 ha scoperto di avere le cartilagini delle ginocchia molto rovinate a causa del tanto sport praticato per anni. Ma da quando si sottopone all’ozonoterapia ha riscontrato dei benefici anche in tal senso.
“Ho avuto – commenta – effetti positivi in tutto l’organismo. Inoltre bevo ogni giorno tre o quattro bicchieri di acqua ozonizzata e la uso anche per gli sciacqui in bocca e per impacchi conto le irritazioni agli occhi. Devo ringraziare l’ozono che è il mio ‘miracolo’. Fra le tante cose, soffro anche di bruxismo e questo problema mi aveva provocato di recente forti dolori alla mascella e alla mandibola. Ma grazie a iniezioni periodiche di ozono in quelle zone, è passato anche questo. Credo proprio di essere la persona più ozonizzata che esista! [ride, ndr]”.
Indubbiamente l’atteggiamento ottimista di Mila l’ha aiutata molto a riprendere in mano la sua vita. Ha saputo affrontare i problemi fisici e di salute con lo spirito giusto. Si riferisce spesso alla fibromialgia chiamandola “la bestia che ho dentro” e, ciò nonostante, cerca di trattarla “non come una nemica, ma come una compagna di viaggio che non mi abbandonerà mai e con cui mi confronto ogni giorno per vedere chi vince”. Il pensiero di Mila va inevitabilmente a tutte le persone che una simile patologia conduce all’isolamento e alla depressione: “Si tratta di una malattia molto invalidante e, se il paziente non è forte psicologicamente, può cadere nella disperazione e nella autocommiserazione. Conosco persone che per la sofferenza hanno smesso di lavorare e uscire di casa… ma è una malattia che non va presa con paura e rancore, perché altrimenti non si lascerà mai curare”.
Mila ha ripreso a camminare e passeggiare, ma il suo vero sogno è ritornare sulle amate montagne. “Presto proverò, con i giusti ritmi, a tornare in altura, approfittando della bella stagione. Le vette vicino casa mia le considero un po’ come le mie figlie: già solo guardarle dalla finestra la mattina mi riempie di gioia come poche altre cose”. E non possiamo che augurarle di raggiungere anche questo traguardo.
Dopo la malattia… il ritorno alle montagne
Il “miracolo” dell’ozono su un’ex maestra sessantanovenne