Fpto: Adrian Grycuk (Wikimedia Commons)

Corte di Strasburgo penalizza parrocchia cattolica rumena

La comunità di Lupeni si è vista privata del diritto di riacquisire delle proprietà che, a suo tempo, il regime comunista assegnò agli ortodossi

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Una sentenza che penalizza la minoranza greco-cattolica in Romania. La vicenda va avanti da 15 anni, allorché nel 2001, la parrocchia cattolica di Lupeni aveva intrapreso un’azione legale per tornare in possesso di alcuni edifici sacri che il regime comunista aveva attribuito alla Chiesa ortodossa. La Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo si è pronunciata ieri pomeriggio sul caso, non esprimendosi sul diritto di proprietà ma riconoscendo il diritto di entrambe le parti ad un equo processo.
“La Corte – ha spiegato mons. Paolo Rudelli, osservatore permanente della Santa Sede al Consiglio d’Europa – ha stabilito all’unanimità che vi è stata violazione dell’art. 6 in ragione del venir meno del principio della certezza del diritto (la Corte Suprema in Romania ha avuto una giurisprudenza contraddittoria nel corso degli anni) e in ragione dell’eccessiva durata del procedimento”. Si tratta, ha commentato mons. Rudelli di una vicenda “complessa”, che necessita di una “lettura dettagliata”.
I giudici di Strasburgo hanno stabilito con 12 voti contro 5 che non vi è stata violazione dell’art. 6 in ragione del diritto di accesso ad un tribunale e che, nel godimento di tale diritto, non vi è stata discriminazione della parrocchia greco-cattolica rispetto a quella ortodossa.
La Corte ha anche ritenuto che la disposizione della legge del 1990, che chiede di tenere conto del criterio della maggioranza dei fedeli per l’aggiudicazione delle proprietà non sia di per sé causa di discriminazione.
La sentenza, ha affermato ancora Rudelli, limita “fortemente le possibilità per la Chiesa greco-cattolica di far valere per via giudiziaria le proprie ragioni di fronte ai tribunali rumeni”. L’osservatore permanente sottolinea comunque “l’opinione minoritaria” di alcuni giudici di Strasburgo, secondo i quali la legislazione vigente è “causa di discriminazione per la minoranza greco cattolica”.

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ZENIT Staff

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