Foto: Festival Dottrina Sociale

Mons. Vincenzi: “Fare cose grandi rimanendo umili”

La sesta edizione del Festival della Dottrina Sociale si chiude con il discorso dell’ideatore e coordinatore dell’evento

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La sesta edizione del Festival della Dottrina sociale è giunta al termine. Circa duemila persone, in media, hanno preso parte all’evento. Un risultato che conferma l’interesse pubblico nei confronti della dottrina sociale. Persone provenienti da ogni parte della penisola hanno raggiunto il Cattolica Center di Verona per partecipare al Festival. Giovani ed adulti hanno dimostrato un grande interesse su temi complessi quali l’etica d’impresa ed il bene comune.
A chiudere i lavori del festival è stato Mons. Adriano Vincenzi, ideatore e coordinatore dell’evento, che ha tenuto un discorso al Teatro Nuovo di Verona. Successivamente gli ospiti hanno raggiunto la Chiesa di Santa Anastasia per partecipare alla santa messa.
Energia nuova e rinnovata è stata la parola d’ordine tra tutti i partecipanti alla chiusura della sesta edizione, ad oggi la più significativa anche da un punto di vista logistico.
Dal palco del Teatro Nuovo di Verona Mons. Adriano Vincenzi ha dichiarato: “Tre sono le cose che hanno caratterizzato questo festival. La prima: quest’anno abbiamo toccato con mano la Provvidenza prima di tutto grazie al messaggio del Papa, così eccezionale per intensità e coraggio. La seconda: la serenità delle persone presenti e che hanno prestato il loro lavoro. Penso alle 14 cene di valore: non abbiamo detto che buono, abbiamo detto che bello. Quando le persone impegnate nel festival oltre al servizio che si sono offerte di fare, ti fanno percepire qualcos’altro vuol dire si va oltre il servizio stesso: ci stiamo trasmettendo dei significati. La terza: la struttura del Cattolica Center. Noi non avremmo mai pensato di poter avere uno spazio del genere. È la prima volta che una struttura si adatta alle esigenze del nostro programma, di solito eravamo noi ad adattarci. Questo ha generato una nuova percezione: ci siamo sentiti a casa nostra, ha favorito le relazioni personali, ha ridotto la dispersione. Quest’anno non siamo solo stati al festival, ci siamo anche visti”.
L’ultima edizione ha rappresentato un punto d’incontro tra diversi attori della vita sociale: imprenditori, avvocati, medici, operai, commercialisti, giovani ed insegnanti. Tutti sono stati chiamati ad un confronto su temi importanti: dall’economia al lavoro, dai giovani alla sanità, dalla comunicazione all’impresa. Il fine ultimo del Festival è stato: mettere in relazione le buone pratiche, l’operatività virtuosa e la creatività in vista di nuovi progetti.
Mons. Vincenzi, durante il discorso, si è soffermato anche sul post-Festival dichiarando: “Tre giorni di grandi lavori e poi? Poi uno pensa: priorità, programma, agenda. Nulla di tutto ciò. Torniamo a casa senza priorità, programma, agenda perché non ne abbiamo bisogno. Perché questi tre giorni ci hanno riempito di energia: invece di tornare a casa con qualcosa da fare, torniamo a casa capaci di fare qualsiasi cosa. È eccezionale abilitare le persone ad operare. Per questo motivo fare il festival è importantissimo: dentro di noi è come se succedesse una trasformazione e venissimo tutti ispirati, col risultato che chi è ispirato non sbaglia. E quando siamo ispirati abbiamo meno bisogno di gente che ci dice cosa dobbiamo fare. Si percepisce dentro una grande forza che sprona ad agire. E se il festival è tutto questo, allora è una benedizione”.
I partecipanti, più e meno giovani, hanno apprezzato le toccanti testimonianze di personalità ecclesiastiche e laiche, che si sono alternate nei vari appuntamenti. Ciascun intervento è stato caratterizzato da un richiamo alla concretezza dell’agire sin da subito. Infine, l’ideatore del Festival ha chiuso il suo intervento con un’esortazione: “Se si opera in un certo modo, si fanno le cose grandi e si resta normali perché di gente che conta e che non fa niente ce n’è fin troppa. Appezzo l’impegno forte che si distende nella quotidianità. L’esempio è Maria che ha fatto la cosa più grande del mondo: ha saputo mettere insieme grandezza e semplicità. Fare cose grandi restando umili: questo è il mio augurio per tutti”. L’invito a fare del proprio meglio per raggiungere il bene comune è stato il messaggio lanciato dal Festival. I risultati di questa edizione sono frutto dell’impegno e dell’umiltà di chi ha lavorato alla sua organizzazione e rappresentano uno sprone per i tanti partecipanti.

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Claudio Ianniello

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