Lettura
«Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto…». Le conosciamo bene queste parole del centurione romano: la Chiesa ce le fa ripetere ogni volta nella Santa Messa, in risposta all’annuncio «Beati gli invitati alla cena del Signore», e di fronte al Corpo di Cristo – «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo» – che ci viene mostrato. «Non sono degno». È un dono l’Eucaristia e, di fronte alla condiscendenza del Signore che vuole entrare nella nostra “casa”, noi percepiamo più vivamente l’immensità della Sua degnazione e la nostra indiscutibile indegnità.
Meditazione
Dopo la lunga sosta che la fine dell’anno liturgico ci ha fatto fare a Gerusalemme nell’ascolto del “discorso escatologico” di Gesù, la liturgia ci porta oggi, sulla soglia dell’Avvento, a Cafàrnao: la città che il Signore considerò “sua”: un crocevia di popoli, di commerci, di attività, una compresenza di uomini diversi anche per religione; uno spaccato del “mondo”. Il centurione che cerca Gesù è un pagano, ufficiale dell’esercito romano che controllava e teneva la gente sotto dominio dell’Impero. Ma qui si presenta come un uomo che soffre per la malattia di un suo servo, un uomo “disarmato”, consapevole che il suo potere non vale nulla in circostanze come quella: «Lo scongiurava e diceva: “Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”». In lui, in quel momento, c’è solo la sua umanità che implora. Gesù lo accoglie con una generosità – «Verrò e lo curerò!» – che fa esclamare all’ufficiale pagano: «Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». La sua esperienza di soldato gli insegna che basta una parola, un ordine dato da un superiore. Questo riconoscimento della “superiorità” di Gesù e della forza creatrice della sua parola è fede. Gesù, «meravigliato», lo afferma chiaramente: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!». La “meraviglia” che Gesù prova ci induce a riflettere. E motivo di riflessione per noi è anche la sua dichiarazione conclusiva: «Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Sono le parole del centurione quelle che la Chiesa pone sulle nostre labbra al momento della comunione.
Preghiera:
Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Fra le tue piaghe nascondimi. Non permettere ch’io mi separi da te. Dal nemico maligno difendimi. Nell’ora della morte chiamami. E comanda che io venga a te. Affinché ti lodi con i tuoi santi nei secoli eterni.
Agire:
Cerco oggi un momento, prolungato quanto posso, di adorazione eucaristica per comunicare al Signore la mia riconoscenza per aver visitato la mia “casa”.
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Meditazione del giorno a cura di Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it
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Uomo disarmato
Meditazione della Parola di Dio di lunedì 28 novembre 2016 – I Settimana di Avvento