Lettura
L’Avvento è la breve ma intensa stagione liturgica in cui ci sono riproposti i grandi fondamenti della fede cristiana, i fondamentali criteri su cui impostare la vita. Il suo nome – Adventus – significa che Qualcuno sta arrivando… L’invito è a puntare lo sguardo, fare attenzione; star svegli, rinnovare la vigilanza e con essa la speranza: «Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana – recita il Prefazio – Egli portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza; quando verrà di nuovo nello splendore della gloria, ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa».
Meditazione
«Mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti». L’uomo, per sua natura, è desiderio, è attesa. Lo hanno cantato i nostri poeti dando la voce a coloro che non lo sanno esprimere con le parole. «Disìo», desiderio, è parola chiave nella Divina Commedia di Dante; «Desiderio, desiderio – cantava André Gide – ti ho trascinato per le strade ti ho ubriacato senza dissetarti…, ti ho portato in giro ovunque… Desiderio, desiderio, che farti? Che vuoi dunque? Quando ti stancherai?». Abissalmente diversa la posizione dei due poeti, ma identica l’attenzione a ciò che costituisce il “cuore” dell’uomo: questo «patire mancamento e vuoto», questa esigenza di infinito, che è l’esigenza connaturata di felicità, di pienezza; esigenza di totalità che è anche la ragione dell’uomo, di cui – diceva Leopardi – «pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà, che si vegga della natura umana». All’uomo, in questa sua condizione, che cosa annuncia il Cristianesimo? Che c’è risposta al suo grido, e che la risposta scende dall’alto. È un dono: si accoglie. Gesù Cristo, il Dio fatto Uomo, è la soluzione vera al problema fondamentale dell’uomo, ma non basta che l’uomo gridi – quante forme assume questo grido! – il suo bisogno; è indispensabile che impegni la sua libertà nell’accogliere Colui che offre la soluzione. Invocare ed accogliere sembra sempre più estraneo all’uomo, convinto di bastare a se stesso. La missione dei discepoli è testimoniare nella quotidianità della vita – e «se occorre, anche con le parole», direbbe san Francesco – che la novità è possibile e che la felicità, già ora, è il “centuplo” nel «mangiare, bere, prender moglie e marito»: nel vivere!
Preghiera:
Sei venuto nell’umiltà della nostra natura umana, hai portato a compimento la promessa antica e mi hai aperto la via dell’eterna salvezza. Che io ti attenda, Signore, vigilante e pieno di speranza, poiché del tuo ritorno non conosco il momento.
Agire:
Mi propongo, oggi e per tutto l’Avvento, di cercare momenti di silenzio anche esteriore nel frastuono che ci circonda, e che io stesso contribuisco a creare con parole inutili e dando ascolto a tante cose banali.
***
Meditazione del giorno a cura di Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it
Pixabay CC0 - PD
Qualcuno sta arrivando
Meditazione della Parola di Dio di domenica 27 novembre 2016 – I settimana di Avvento, Anno A