Taiwan

Pixabay - CC0

Taiwan: proteste contro il matrimonio gay

In discussione una legge per far diventare l’isola il primo Paese asiatico a legalizzarlo, ma migliaia di persone scendono in strada per chiedere un referendum

Share this Entry

Il Taiwan potrebbe diventare il primo Paese asiatico a legalizzare il matrimonio omosessuale. Il condizionale però è d’obbligo. Il Parlamento, dove è in discussione un progetto di legge in questo senso, deve infatti fare i conti con un’impetuosa protesta popolare.
Se n’è avuta dimostrazione nelle scorse settimane. Dopo una serie di sit-in quotidiani nella capitale Taipei, il 17 novembre un fiume di manifestanti, maglia bianca e cartello di protesta in mano, ha preso d’assalto lo Yuan Building, sede del Parlamento, bloccando il traffico della zona per diverse ore, per denunciare “il frettoloso percorso legislativo” con cui si vuole introdurre questa innovazione.
“Sul matrimonio e la famiglia tutto il popolo deve decidere” è lo slogan intonato dai manifestanti per chiedere ai legislatori di tenere udienze pubbliche sul tema, così da informare i cittadini e promuovere un dibattito nella società civile, nonché di indire un referendum sull’isola.
A guidare la rivolta di popolo è stata l’Alleanza dei gruppi religiosi per l’amore e la famiglia, una piattaforma interconfessionale che si è venuta a creare nel 2013, contestualmente alla nascita del disegno di legge sulle nozze gay. L’organizzazione parla di circa 50mila partecipanti alla manifestazione, mentre è più contenuta la stima degli organi di stampa taiwanesi: poco più di 10mila persone.
In ogni caso, per un Paese che ha 23milioni di abitanti e che ha la fama di essere uno dei più progressisti dell’Asia, si tratta di un successo. Lo conferma anche David Tseng, portavoce della Happiness of the Next Generation Alliance, un’organizzazione giovanile trasversale che ha partecipato alla protesta. “Siamo diversi dagli occidentali – ha detto Tseng -. Nella cultura orientale abbiamo una devozione filiale verso il padre e la madre” e “questa è una virtù che dobbiamo mantenere”.
Il Taiwan News riporta anche le dichiarazioni di padre Chen Ko, segretario generale della Conferenza episcopale regionale cinese di Taiwan. Il presule ha sottolineato che il matrimonio omosessuale ha un “grande impatto” sulla società e dunque il dibattito sulla sua eventuale legalizzazione non può essere appannaggio di un numero ristretto di legislatori. I cattolici nell’isola sono circa 500mila, ma attivo e visibile è il loro impegno in campo assistenziale, educativo e caritativo. La Chiesa rappresenta un “granello di senapa”, il più piccolo tra i semi, che può però trasformarsi in una pianta tanto grande da dar riparo alla cellula base della società. Anche nell’isola di Taiwan.
[a cura di Federico Cenci]

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione