Lettura
«Capite voi stessi, guardando…». Ma noi guardiamo? Può accadere che si guardi senza vedere e quindi senza capire: non perché lo sguardo non si posa sui “segni”, ma perché la lettura di essi è filtrata da pensieri, convinzioni, idee o ideologie che, come lenti offuscate, non consentono di cogliere il significato che la realtà porta in sé; o che, più banalmente, l’accidia mi impedisca di voler guardare a fondo. Per vedere occorre uno sguardo purificato da quel “collirio” di cui parla l’Apocalisse (3,18); occorre la “purezza di cuore” a cui Gesù, nelle Beatitudini, lega la visione di Dio.
Meditazione
«Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino». Sono tante “le cose che accadono” e non sempre, apparentemente, rivestite di colori apocalittici. Accadono in famiglia, nella società, nel mondo; dolorose spesso, ma ci abituiamo ad esse, e così accade che, in realtà, non le guardiamo più. “Così va il mondo”, “oggi le cose vanno così” si dice, ma con una forma di rassegnazione che solo all’apparenza è più comoda rispetto all’impegno di contribuire a farle andare diversamente. «Il regno di Dio è vicino» dice il Signore, ma è l’ultima cosa che mi viene in mente, tutto proteso a navigare a vista e a non incappare in qualche scoglio. Viene in mente il passo dell’Apocalisse: “Alla Chiesa che è a Laodicèa scrivi: ‘Così parla il Testimone degno di fede. Tu non sei né freddo né caldo. Ma poiché sei tiepido, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (cfr. 3,14-17). Il rimedio è chiaramente indicato: “Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista”. Anche la conclusione della lettera alla comunità di Laodicèa illumina sul regno vicino: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» è la conclusione del nostro passo evangelico.
Preghiera:
«Recordare, Jesu pie, quod sum causa tuae viae; ne me perdas illa die: Ricordati, Gesù pietoso, che per me tu sei venuto; non lasciare che in quel giorno io mi perda». «Propter me sedisti lassus, redemisti crucem passus; tantus labor non sit cassus: per me ti sei seduto stanco presso il pozzo di Samarìa, mi hai redento patendo la croce; la tua grande fatica non sia vana». Già oggi, Signore!
Agire:
Mi impegno a valutare come mi pongo davanti a fatti e vicende personali o che si intrecciano con la mia vita.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de Goti, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it
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Quale estate è vicina?
Meditazione della Parola di Dio di venerdì 25 novembre 2016 – XXXIV Settimana del Tempo Ordinario