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Il tempo della fine

Meditazione della Parola di Dio di giovedì 24 novembre 2016 – XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

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Lettura
Nei suoi ultimi discorsi, prima della sua morte e risurrezione, Gesù parla della fine del mondo e della fine di Gerusalemme. Inesorabile avanza il tempo. Le opere degli uomini sono caratterizzate dalla caducità. Tutto passa; tutto è come l’onda che si infrange sugli scogli. Un esempio eclatante è il Tempio di Gerusalemme. I discepoli, impressionati dalla sua grandezza e ricchezza, attirano l’attenzione del Maestro sulle gigantesche pietre e i ricchi doni votivi. Ma Gesù risponde che del Tempio di Gerusalemme non resterà pietra su pietra. Esso, infatti, sarà distrutto dall’imperatore Tito, nel 70 d.C., e non sarà mai più ricostruito. Le sue ricchezze sono andate perdute e la sua grandezza è solo un ricordo.
Meditazione
I discepoli chiedono a Gesù: «Maestro, quando avverrà questo?». Gli uomini vogliono sapere anche ciò che avverrà prima della fine, per potersi regolare. E perciò la domanda degli apostoli: «Quale sarà il segno che ciò dovrà accadere?». Ma la risposta di Gesù è un rifiuto di indicare il tempo. Gli uomini non devono lasciarsi ingannare da nulla e da nessuno. Non da falsi profeti che ingannano la gente, spesso troppo credulona. Neanche da catastrofi provocate dagli uomini o dalla natura, come fame, pestilenza, terremoti, eclissi di sole. Tutto ciò non dice nulla. Gesù sottolinea: «la fine non verrà così presto». In realtà, ci sono sempre uomini che, nei tempi di guerra o in altre calamità, credono e tendono le orecchie alle profezie. Niente di più facile che incutere terrore, con sinistre parole, sulle folle turbate e impaurite. Ma questo non è lo Spirito del Signore. Tutti questi eventi non sono segno della fine, ma, visti con gli occhi di Dio, sono in parte castighi per i peccati, in parte un’esortazione a non perdersi dietro le cose terrene. La caducità delle cose terrene deve ricordare all’uomo le realtà ultraterrene, le uniche che “non passano”: Dio, e le opere di Dio. Noi cristiani preferiamo parlare di impegno sociale e mettiamo tra parentesi quelle realtà, le sole che possono dare un senso alla vita umana. La Sacra Scrittura, invece, vede le “cose ultime” come realtà che sono presenti già oggi e che danno un senso all’agire umano. La vita eterna, cioè la vita vera, è la partecipazione allo stile divino dell’amore. In questo modo un’autentica vita cristiana assume il significato di un “allenamento” e di una “abilitazione” all’amore: noi siamo al mondo per imparare ad amare.
Preghiera
Dio mio, per il tuo avvento definitivo, sopprimi in me il peccato che intralcia la tua opera, distruggi tutto quello che fa da impedimento, trionfa su ogni debolezza e vieni nell’ora tua come un padrone a lungo desiderato.
Agire
Viviamo la nostra giornata nella consapevolezza che tutto ciò che di bene facciamo oggi ci prepara all’incontro beatificante con il Signore.
***

Meditazione del giorno a cura di mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de Goti, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

 

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ZENIT Staff

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