Malattia e povertà: necessario fare fronte comune

Chiesa e mondo associativo uniti nel combattere le due piaghe. Se n’è discusso nel convegno promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli

Share this Entry

“Non basta curare, bisogna prendersi cura delle persone”. Queste le parole dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che sabato 12 novembre, al Cottolengo, ha aperto il convegno Salute e Povertà, promosso dalla Società di San Vincenzo De Paoli: “Tutti corriamo il rischio di – non vedere – o di – non incontrare – le persone allontanandoci da esse con la scusa che non abbiamo tempo, non possiamo stare ad ascoltare – ha dichiarato il presule -. Siamo persone che hanno sempre fretta nel fare cose per gli altri che non siano di profitto per noi. Questo riduce molto la nostra umanità che si rivela invece nello stare insieme, nell’accompagnare, nel perdere tempo con i poveri e i malati”.
La malattia è sempre un’esperienza triste, ma quando ad ammalarsi è un povero, il rischio che questo diventi una vittima della logica dello scarto, è davvero grande. Spesso i bisognosi non hanno la possibilità di accedere alle cure e neppure alle analisi necessarie. Per questo le Conferenze di San Vincenzo, da sempre impegnate nella carità, hanno organizzato una giornata di confronto con ASL, associazioni ed istituzioni, per dialogare sul problema e “fare rete”.
Sono 21.886 le persone che, nel 2015, sono state assistite a Torino dalla San Vincenzo che, nello stesso periodo, ha distribuito oltre 300 tonnellate di generi alimentari e di prima necessità, salvato dallo sfratto famiglie bisognose e pagato bollette per evitare il distacco delle utenze. “Con oltre 700 mila euro investiti negli ultimi 20 anni – ha dichiarato il presidente Giovanni Bersano – le Conferenze di San Vincenzo hanno anche finanziato il progetto Tirocini Formazione Lavoro, permettendo a centinaia di persone di trovare un’occupazione”.
La povertà causa la malattia, ma qualche volta è proprio la mancanza di salute a condurre verso nuove forme di povertà. Per questo, come ha sottolineato nel suo intervento Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana, occorre “fare lo sforzo di mettersi insieme ed affrontare temi trasversali come questo”.
Proprio la necessità di confrontarsi e fare rete è lo stimolo che ha spinto il Consiglio Centrale della San Vincenzo di Torino ad organizzare questo incontro in una location tanto significativa: “All’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza – ha riferito Nicoletta Lilliu, assistente sociale e vicepresidente di San Vincenzo Torino – opera l’ambulatorio Granetti, che negli ultimi sei mesi ha erogato 1.440 prestazioni gratuite”.
Oggi purtroppo “curarsi è un lusso”, come ha osservato suor Liviana Trambaioli, direttrice delle Case di Assistenza: “Per assurdo ci troviamo in un sistema dove il ticket nazionale si somma con quello regionale producendo così un costo superiore alla prestazione”, ha affermato la religiosa. Per arginare questo fenomeno, il Cottolengo ha proposto l’iniziativa “SOS Ticket” che permette di offrire, a chi ne ha bisogno, cure completamente gratuite.
Don Paolo Fini, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute, ha condotto una tavola rotonda alla quale hanno partecipato, oltre alla San Vincenzo, Avo, Anapaca, Avulss, Casa Morgari ed Unitalsi, che si sono confrontate sulla possibilità di unire le proprie forze per affrontare i problemi di povertà e salute.
Significativi sono stati gli interventi: Il dovere di cura e di solidarietà, del dott. Enrico Larghero, docente del Master di Bioetica della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, e Universalismo e Sostenibilità del Servizio sanitario nazionale del dott. Lorenzo Ardissone, direttore della Asl To4, che, con un linguaggio molto diretto, hanno esaminato il problema dal punto di vista della sanità pubblica.
Infine il prof. Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento della Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta, ha illustrato il Progetto Famiglie Fragili: una rete di supporto psicologico e sociale per le famiglie di malati oncologici in cui ci siano bambini od altri soggetti vulnerabili. “L’idea – ha raccontato il prof. Bertetto – è nata quando assistetti al suicidio di una adolescente che rimase traumatizzata vedendo uscire il padre, tutto intubato, dalla camera operatoria. In seguito il padre guarì dal cancro, ma la ragazza non c’era più. Questo mi spinse a cercare il modo di aiutare queste persone”.

Share this Entry

Alessandro Ginotta

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione