Non un soliloquio in note ma il canto dell’umanità tutta

“Il Suono, il Senso, l’Armonia”: un libro di Luciana Leone dedicato alla musica e alla preghiera nell’esistenza del cristiano

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Dopo gli studi in musicologia e un master all’Università Bocconi in management dello spettacolo, Luciana Leone ha maturato il suo percorso di crescita esistenziale, spirituale e creativa all’interno del Rinnovamento nello Spirito Santo: un movimento ecclesiale che attribuisce un grande rilievo alla musica e al canto, visti quale espressione di lode e potenti strumenti di evangelizzazione.
Animatrice del RnS fin dagli anni Ottanta, Luciana è stata direttrice artistica di coro e collaboratrice della CEI per il coordinamento degli organici musicali in occasione di vari eventi in Vaticano (tra cui: Vie di unità e di pace, alla presenza di Papa Francesco, con Andrea Bocelli e Noa), alternando tali attività con quelle didattiche e della composizione.
Da queste esperienze è nato il volume Il Suono, il Senso, l’Armonia (2016, Edizioni RnS) che – per dirla con le parole del prefatore don Antonio Parisi, consulente musicale della CEI e apprezzato autore di canti liturgici – “vuol essere una meditazione in musica, una riflessione sul fascino del canto, un viaggio nell’emozione che produce il canto sacro”.
Il suono: esiste dall’eternità, come il Verbo. Un tono che ha dato inizio alla storia del mondo e si perpetua in tutte le creature che ogni istante vengono alla vita, in tutte le albe di luce che segnano il nostro tempo, nel ritmo stesso dell’esistenza.
Il senso: il respiro alto della musica che si fa linguaggio della bellezza e sa muovere il cuore dell’uomo verso Dio, l’Ineffabile.
L’armonia: il canto di tutte le creature, la sinfonia racchiusa nel cosmo, l’ordine universale che è modello dell’equilibrio dell’anima.
“Ciò che mi ha incantato nell’approfondire la musica religiosa e liturgica – spiega Luciana Leone nella premessa al volume – è stata l’idea della melodia che si fa vita, incontro, dialogo; che traduce la parola di Dio e sublima la preghiera, che tocca il cuore e trasforma l’esistenza”. E aggiunge: “Questo testo che ho deciso di dare alle stampe non rappresenta un saggio critico o uno studio scientifico, è il racconto appassionato, sincero, di quanto ho vissuto e imparato pregando, leggendo, cantando insieme ai miei fratelli, nel Rinnovamento e nella Chiesa”.
Una definizione – quella dell’autrice – che fotografa, con acuta consapevolezza, l’identità di un’opera che si segnala per il suo originale punto di confluenza fra il piano emotivo e quello descrittivo, fra l’analisi conoscitiva di un’attitudine umana, quale quella musicale, che riconduce alla nostra origine divina, e una grazia profetica che attribuisce al canto un valore carismatico.
Approfondito e dotto è infatti il florilegio delle citazioni, accurato e attento il percorso fra tradizione e modernità, ma queste informazioni di natura diversa convivono tutte in una sorta di stupore che coglie “l’infinito potenziale della musica unita alla lode, alla preghiera, all’annuncio”.
“Il legame tra musica e preghiera è antico, profondo e fecondissimo – leggiamo nella quarta di copertina –. L’autrice lo indaga in un percorso che parte dalla Creazione e giunge fino ad oggi, attraverso una rilettura dei fondamenti biblici, patristici e magisteriali”.
Scorriamo allora il sommario dell’opera per accennare al lettore il filo conduttore del libro ed orientarlo ad una scelta di lettura che certamente non lo lascerà indifferente e, anzi, lo spingerà a ritornare più volte sulle pagine sotto l’effetto di una spontanea adesione emozionale.
La prima parte – intitolata Tra cielo e terra, la musica del Creato e il canto dell’uomo – indaga l’armonia creatrice che ha dato inizio alla storia del mondo, nelle sue sfumature più nobili e coinvolgenti: la cultura dell’essere, il senso della bellezza, il canto che affratella e la gioia cristiana. La musica, “che è una comunicazione tra uomini e tra gli uomini e Dio”.
La seconda, terza e quarta parte delineano il percorso storico dall’Antico Testamento ai Padri della Chiesa. Ampio spazio è dedicato a sant’Agostino e al rapporto complesso che il Vescovo d’Ippona ebbe con la musica, che amò negli anni giovanili e dalla quale, dopo la conversione, prese, in qualche misura, le distanze temendo d’essere irretito dai piaceri dell’udito.
La quinta parte si proietta dal medioevo alla modernità, affrontando le tematiche del Concilio Vaticano II e le aperture di Papa Wojtyla che, oltre al canto e alla polifonia, ammise nelle celebrazioni anche la musica moderna, purché rispettosa dello spirito liturgico e dei valori dell’arte.
La sesta parte, dedicata alla preghiera comunitaria carismatica del RnS, che si esprime attraverso l’accoglienza, la lode corale, l’invocazione allo Spirito e il giubilo, è anche quella che coincide con il vissuto personale dell’autrice, tra i responsabili storici del Servizio Nazionale della Musica e del Canto, un organico corale e orchestrale che partecipa a varie occasioni ecclesiali.
La settima e l’ottava parte sono dedicate, rispettivamente, al rapporto tra canto e liturgia e alle melodie del giubilo vocale, che, nella teorizzazione di Agostino, esprime un gaudio che non può essere manifestato dalle parole ma che può essere espresso solo in un suono: “Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a Lui con arte nel giubilo…”.
A conclusione di queste brevi note, vogliamo riportare per intero un brano, tratto da Il Suono, il Senso, l’Armonia, che costituisce, a nostro avviso, una preziosa pagina di letteratura per la limpidezza di stile e l’afflato spirituale che lo pervade, e che offre al lettore una nitida chiave di lettura di un’opera, al tempo stesso, lieve e profonda. Un’opera che offre agli esperti materia di riflessione e apre ai profani un mondo nuovo e affascinante.
“L’assemblea radunata intorno a Cristo, le preghiere dei santi che si levano come incenso, la comunione delle creature, la liturgia celeste, la lode universale: è quello che viviamo durante le nostre liturgie eucaristiche e negli incontri di preghiera comunitaria. Se comprendessimo il senso così vasto e profondo di quanto celebriamo; se riuscissimo, in un’epoca tutta esteriore ed esteriorizzata, a entrare nella camera della preghiera e a scoprirvi all’interno tutta la comunità credente, l’assemblea del cielo e della terra in comunione; se tentassimo prima di riconoscere e poi di contrastare l’aridità spirituale e l’abitudine al culto; se intuissimo il significato autentico della preghiera cattolica, cioè universale e non personale, plurale e non singolare, sociale e non individuale, sperimentando che il nostro canto non è un soliloquio in note ma si unisce al canto dell’umanità tutta; se credessimo, finalmente e fermamente, che la nostra preghiera e il nostro canto si raccolgono nel grembo del cielo e mai vanno perduti; se pensassimo veramente che la preghiera, il canto che noi realizziamo sulla terra è anticipo del tempo futuro ed è un ponte verso il Cielo, allora sapremmo senza ombra di dubbio di non essere soli e di camminare con la compagnia degli uomini verso una meta certa che è Cristo Gesù”.

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Massimo Nardi

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