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Concistoro. Papa ai nuovi cardinali: "Amate anche i nemici"

Francesco ha posto la porpora sul capo di 17 nuovi cardinali, invitandoli a stare attenti al “virus dell’inimicizia”, che contagia anche la Chiesa, e ad occuparsi delle ferite del prossimo

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“Amate, fate il bene, benedite e pregate”. Sono le quattro esortazione che Papa Francesco attinge al brano del Vangelo odierno, quello che è chiamato “il discorso della pianura”, per rivolgerle ai 17 nuovi cardinali che ha creato nel Concistoro ordinario di stamattina nella Basilica Vaticana.
Ai nuovi porporati il Santo Padre ricorda che Gesù ha eletto i suoi apostoli non per tenerli sulla montagna, ma per condurli tra la folla, “in mezzo ai suoi tormenti, sul piano della loro vita”. Così rivela “a loro e a noi che la vera vetta si raggiunge nella pianura, e la pianura ci ricorda che la vetta si trova in uno sguardo e specialmente in una chiamata”, quella ad essere misericordiosi.
Francesco sottolinea che queste quattro esortazioni le realizziamo facilmente “con i nostri amici, con le persone più o meno vicine, vicine nell’affetto, nei gusti, nelle abitudini”. Tuttavia, Gesù ci chiede di compierle anche con i nemici, con chi ci odia, ci maledice, ci tratta male.
Qui l’impegno si fa impervio, giacché di fronte ad essi “il nostro atteggiamento primario e istintivo è quello di squalificarli, screditarli, maledirli; in molti casi cerchiamo di ‘demonizzarli’, allo scopo di avere una ‘santa’ giustificazione per toglierceli di torno”. Ma al contrario – rileva il Papa – “riguardo al nemico, a chi ti odia, ti maledice o ti diffama, Gesù ci dice: amalo, fagli del bene, benedicilo e prega per lui”.
L’invito ad amare il nemico dimostra che “nel cuore di Dio non ci sono nemici, Dio ha solo figli” e che il suo amore paterno non li lascia nell’abbandono, “anche quando hanno sbagliato”. Papa Bergoglio ricorda che “il Nostro Padre non aspetta ad amare il mondo quando saremo buoni, non aspetta ad amarci quando saremo meno ingiusti o perfetti; ci ama perché ha scelto di amarci, ci ama perché ci ha dato lo statuto di figli. Ci ha amato anche quando eravamo suoi nemici”.
Secondo il Pontefice, “l’amore incondizionato del Padre verso tutti è stato, ed è, vera esigenza di conversione per il nostro povero cuore che tende a giudicare, dividere, opporre e condannare. Sapere che Dio continua ad amare anche chi lo rifiuta è una fonte illimitata di fiducia e stimolo per la missione. Nessuna mano sporca può impedire che Dio ponga in quella mano la Vita che desidera regalarci”.
Il suo sguardo si rivolge allora all’epoca contemporanea, dove “forti problematiche e interrogativi su scala mondiale” fanno risorgere “la polarizzazione e l’esclusione come unico modo possibile per risolvere i conflitti”. Egli fa l’esempio degli immigrati e dei rifugiati, considerati talvolta “nemici” solo perché provenienti da terre lontane, perché hanno altre usanze, altre fedi o un altro colore della pelle. Francesco è dell’avviso che “senza che ce ne rendiamo conto, questa logica si installa nel nostro modo di vivere, di agire e di procedere”.
È così che “le differenze si trasformano in sintomi di ostilità, minaccia e violenza”. Sospira il Papa: “Quante ferite si allargano a causa di questa epidemia di inimicizia e di violenza, che si imprime nella carne di molti che non hanno voce perché il loro grido si è indebolito e ridotto al silenzio a causa di questa patologia dell’indifferenza! Quante situazioni di precarietà e di sofferenza si seminano attraverso questa crescita di inimicizia tra i popoli, tra di noi! Sì, tra di noi, dentro le nostre comunità, i nostri presbiteri, le nostre riunioni”.
L’inimicizia viene definita dal Papa un “virus” che “permea” i nostri pensieri, il nostro sentire e il nostro agire. “Non siamo immuni da questo – avverte quindi – e dobbiamo stare attenti perché tale atteggiamento non occupi il nostro cuore, perché andrebbe contro la ricchezza e l’universalità della Chiesa che possiamo toccare con mano in questo Collegio Cardinalizio”.
A tal proposito sottolinea che “proveniamo da terre lontane, abbiamo usanze, colore della pelle, lingue e condizioni sociali diversi; pensiamo in modo diverso e celebriamo anche la fede con riti diversi. E niente di tutto questo ci rende nemici, al contrario, è una delle nostre più grandi ricchezze”.
L’appello ai nuovi cardinali – che fanno salire il Collegio cardinalizio a 228 porporati, di cui 121 elettori – è dunque a seguire l’invito di Gesù a “scendere dal monte” e recarsi “nella pianura dei nostri popoli”, perché è qui che inizia “il cammino verso il cielo”. E dunque conclude: “Come Chiesa, continuiamo ad essere invitati ad aprire i nostri occhi per guardare le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità, privati nella loro dignità”.

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Federico Cenci

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