Una nuova clamorosa accusa di blasfemia è stata sollevata in Indonesia. Il governatore di Giacarta, Basuki Tjahaja, di religione cristiana ed appartenente alla minoranza di etnia cinese, è indagato per presunti insulti all’Islam, avendo citato un verso del Corano, utilizzato dai fondamentalisti, secondo la cui interpretazione, vieterebbe di votare un non musulmano.
Il governatore, a cui è stato vietato l’espatrio, si proclama innocente e afferma di essere stato manipolato, tuttavia è stato costretto a scusarsi, mentre nelle scorse settimane, 100mila islamisti hanno sfilato a Giacarta, chiedendo le sue dimissioni, nel corso di una tesissima manifestazione, degenerata in scontri con la polizia.
Tjahaja ha affermato che non si lascerà intimidire e che, a dispetto delle minacce, presenterà la sua ricandidatura alle elezioni del prossimo febbraio. In caso di condanna, il governatore rischierebbe fino a cinque anni di carcere.
“Questa non è la fine – ha dichiarato Tjahaja alla stampa locale – ci sarà un processo, che spero sarà aperto presto. Sono ancora in corsa per le elezioni”.
Particolarmente popolare per la sua lotta alla corruzione e le sue politiche riformiste, Tjahaja, primo non musulmano a ricoprire la sua carica a Giacarta, è stato difeso dai musulmani moderati.
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Indonesia: governatore di Giacarta accusato di blasfemia
Basuki Tjahaja, cristiano, avrebbe citato inopportunamente un verso del Corano, rischiando di compromettere la sua ricandidatura