Lettura
«Pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro». L’attesa messianica, che percorre tutta la storia d’Israele, si fa quasi spasmodica al tempo di Gesù: un fremito che induceva tanti a intravedere il Messia anche in movimenti politici e religiosi tendenti a rinnovare la società e a dare una risposta all’incertezza e all’angoscia che la opprimevano. Gesù non alimenta attese di cambiamenti fatui. Annunciando il Regno che viene, anzi, che già è “in mezzo a voi”, chiama alla conversione del cuore e della vita. Il Regno non è da inventare. Si tratta di entrarvi.
Meditazione
Non è elemento importante nella riflessione a cui la parabola ci invita, ma alcuni studiosi pensano che Gesù, riferendo di uno che «partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re» alluda ad Erode, il quale, settant’anni prima, era andato a Roma per questo; la gente non lo voleva, conoscendo la sua crudeltà; quando rientrò con il suo titolo fece, in effetti, quel che si legge al termine della parabola: «i miei nemici portateli qui, ed uccideteli dinanzi a me». Erode o no, poco importa; l’insegnamento della parabola è sull’impegno a far fruttificare i doni di Dio, primo dei quali il Regno che – si è visto – è Gesù stesso. “Fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. ‘Ne ha fruttate dieci’, ‘ne ha fruttate cinque’, ‘ecco la tua moneta che ho tenuto nascosta in un fazzoletto poiché avevo paura di te’. ‘Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci… A chi ha, sarà dato; a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha’”. Il Signore domanda fedeltà, coraggio, impegno nell’amministrare i doni ricevuti. La paura è sintomo di una volontà fiacca e indecisa, di generosità carente. Il premio che Dio elargisce è sproporzionato al merito (come una città rispetto a una moneta), ma questa stessa sproporzione dice che non si tratta di cose, ma della realizzazione della persona di chi è chiamato. Accogliere il Regno comporta la disponibilità a rischiare. Chi non ne ha il coraggio perde tutto: il Regno e se stesso! «Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme»: la morte di Gesù, ormai prossima, è passaggio obbligato per la risurrezione e la vita. Senza la croce non c’è sepolcro vuoto: solo sepolcri che custodiscono cadaveri.
Preghiera:
Anche a me, Signore, hai fatto dono di talenti. Riconoscerlo non è falsa modestia; è richiamo all’impegno. Aiutami a rispondere con volontà e con amore alla proposta da cui attendi i frutti.
Agire:
Nella comunità ecclesiale, in famiglia, negli ambienti in cui vivo, cerco di conoscere e valorizzare i doni di ogni persona? Lascio spazio agli altri? Mi esamino oggi sulle gelosie che danno origine a lotte o a miserevoli spartizioni di potere.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de Goti, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Fruttificare! Non è un consiglio…
Meditazione della Parola di Dio di mercoledì 16 novembre 2016 – XXXIII Settimana del Tempo Ordinario