La musica ed il canto hanno anticipato e accompagnato la preghiera nella storia dei credenti. Spesso la musica arriva a toccare il cuore delle persone più che la parola. La musica ed il canto accompagnano da sempre la Liturgia e sono un vero e proprio linguaggio dell’anima. Nel Vecchio Testamento si racconta della musica e del canto che accompagnano la preghiera e la liturgia.
Sorgono quindi le domande: Gesù, ascoltava la musica? cantava? Come si è evoluta la musica sacra nel corso dei secoli? In Chiesa si può cantare solo musica sacra tradizionale come il Gregoriano, oppure si può anche accompagnare i fedeli con musica leggera moderna?
Per approfondire questi temi e trovare risposte a queste ed altre domande, ZENIT ha intervistato Luciana Leone che ha appena pubblicato il libro “Il suono, il senso l’armonia” (edizioni Rinnovamento nello Spirito Santo). Luciana Leone è autrice e compositrice di musica religiosa e leggera. Direttrice artistica del coro del Rinnovamento nello Spirito per il Concerto di Natale in Vaticano (1991-2001) e per il Concerto ad Honorem del Grande Giubileo del 2000.
Dal 1998 è produttrice esecutiva, direttrice corale e direttrice artistica di 30 album di musica religiosa. Membro della Consulta Nazionale della CEI per la liturgia per un quinquennio, ha collaborato con diversi Pontifici Consigli e uffici della CEI per la direzione artistica e il coordinamento degli organici musicali in occasione di vari eventi in Vaticano.
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Perché questo libro?
Credo che debba esserci a fianco della preghiera anche la musica ed il canto. La chiesa ed i Pontefici hanno sempre dato molta importanza alla musica, anche nei vari documenti magisteriali. Tuttavia nel corso degli ultimi decenni si è creata una distanza, una frattura, tra la musica suonata nelle parrocchie e nei movimenti e la musica sacra suonata nella liturgia tradizionale. Il libro esamina la tradizione musicale della Chiesa e l’esperienza dei movimenti cercando di accorciare questa distanza tra antico e moderno. In modo che la Chiesa possa comprendere le ragioni della musica così come viene vissuta nelle parrocchie e nei movimenti. Dall’altra parte gli animatori della musica liturgica in parrocchia e nei movimenti devono prendere in considerazione il contributo enorme della musica sacra classica, dal gregoriano in poi.
Forse l’obiettivo è presuntuoso ma cerchiamo di accorciare questa distanza tra musica sacra tradizionale e musica religiosa moderna Bisogna capire che ai giovani di oggi è molto difficile proporre musica sacra tradizionale, soprattutto quando si parla di prima evangelizzazione. È difficile che riescano ad apprezzare e imparare subito il gregoriano che riescano ad acquisire un gusto musicale così profondo e complesso. Si trovano più vicini ad esperienze come quelle del Rinnovamento dello Spirito, o dei Focolarini e dell’Azione Cattolica. Lo dico per esperienza, da sempre, fin dal principio nel Rinnovamento abbiamo accompagnato le preghiere, le celebrazioni con canti e musica leggera e moderna. Non si può negare infatti la capacità attrattiva e di relazione della musica leggera. In tutti gli incontri di preghiera carismatica, il 50% dei canti e delle musiche sono leggere e moderne, Per il 50% si prega e per il 50% si canta. Fondamento di questi due polmoni è la parola di Dio. Canti e preghiera sono presenti fin dalle prime comunità religiose del vecchio e del nuovo testamento
Gesù cantava?
Credo proprio di si. È molto probabile perché partecipava a quelle pratiche di culto in cui la comunità ebraica cantava. Tutta la salmodia era sicuramente accompagnata dalla musica e quindi accompagnata dal canto. Alcuni passi del Vangelo lo dicono. Il Magnificat per esempio, nasce come salmo e Maria lo adatta alla sua situazione personale, ed è molto probabile che essendo un salmo veniva cantato. Era una tradizione quella di cantare i salmi. Dal nuovo testamento ai padri della Chiesa fino al Concilio Vaticano II la musica ed il canto ci sono sempre. Cambiano gli stili e gli strumenti ma la musica ed il canto rimangono e sono strettamente legati alla liturgia.
Nella prefazione di Il suono, il senso, l’armonia, don Antonio Parisi scrive che il tuo libro “enuncia le diverse funzioni del canto come espressione di amore, come armonia dei contrari, come canto che crea fratellanza, come gioia piena che invade l’intimo dei cuori”. Cosa può dirci in proposito?
Musica è linguaggio di gioia del cuore che si eleva verso Dio, quindi non solo preghiera ma elevazione dell’animo. Nel Magnificat in particolare, c’è Maria e l’aspetto femminile che si esprime nella grazia, nell’armonia, nella dolcezza. La salmodia accompagnava tutti gli aspetti del popolo ebraico e comprendeva musica canto e danza. Sant’Agostino dice che chi canta prega due volte, proprio perché quando la tua gioia è molto grande e la preghiera non basta ad esprimerla, allora tu canti e balli.
Eppure proprio Sant’Agostino discute della musica come duale, che potrebbe essere oggetto di autocompiacimento oppure di lode al Signore.
Sant’Agostino ebbe con la musica un rapporto conflittuale: amava la musica amava la parola era un professore di retorica, conosceva gli accenti, le armonie, le rime, il canto. Era anche musicista, amava la musica ne traeva un grande piacere. Ad un certo punto gli si pone il problema che la musica per la sua bellezza intrinseca poteva diventare una via per deificare l’uomo. La musica è bella mi piace ma devo stare attento a non farmi trasportare a non confondere quello che deve essere il destinatario della musica, che deve essere Dio. Agostino, che era stato manicheo, e fa coincidere il momento decisivo della sua conversione proprio con la musica. A tal proposito dice che la musica “distillava nel mio cuore le verità di fede”. Secondo Agostino la parola di Dio affidata alla musica assume un valore profetico maggiore, perché riesce a parlare al nostro cuore in maniera più profonda.
Attualmente nella Chiesa c’è un problema antico che emerge: il rapporto tra magistero e pastorale, tra mente e cuore, tra legge e pratica della carità. In questo caso la musica potrebbe essere funzionale a comprendere le ragioni del cuore?
Certo! I padri della Chiesa hanno scritto che “la musica piega anche i cuori più duri”. E questo, nell’esperienza di Rinnovamento nello Spirito l’abbiamo visto tante volte. All’interno delle nostre comunità persone molto rigide, dure, rigorose, sono cadute in ginocchio non quando parlava il predicatore, ma proprio quando si iniziava a cantare. Secondo me la musica può veramente parlare al cuore. I padri della Chiesa parlano anche del valore educativo e curativo della musica, e affermano che la musica crea un ponte tra cielo e terra. Possiamo raccontare che per esperienza, quando facciamo una gita con i giovani vediamo la felicità quando cominciano a cantare insieme. La musica crea la comunità, apre i cuori, favorisce l’accoglienza dell’altro, perché nella coralità della musica devi fare spazio all’altro. Per intonarti devi ascoltare a avvicinarti agli altri, non è solo una questione tecnica, ma un’unità dei cuori.
Cosa intendi realizzare con questo libro?
Mi rivolgo a tutti i fedeli, a tutti i cristiani a tutti gli uomini e le donne che leggeranno questo libro con il desiderio di comunicare la natura sacramentale della musica. La musica è un segno che rimanda a Dio, che va oltre la nostra individualità, oltre il mero materialismo e riduzionismo. La musica diventa linguaggio, diventa preghiera, diventa elemento di fraternità tra gli uomini. Il mio sogno è che un animatore guardando questo libro abbia più rispetto della liturgia e della musica come chiave per arrivare a Dio. Spero con questo libro di suscitare lo stupore e la gioia, di favorire la scoperta e la lode, di portare il lettore a capire il carisma della bellezza di Dio e ritrovare la nostra grande umanità.
Coro della Cappella Sistina - Foto © ZENIT HSM
Chi canta prega due volte
Pubblicato il libro di Luciana Leone “Il suono, il senso, l’armonia” sul legame tra musica e preghiera, dai fondamenti biblici fino ai nostri giorni