I bambini – come si dice impropriamente – non pagano. Ma riflettendo, ci si accorge che è un’espressione inesatta. I modi di pagare sono tanti. E non sempre quelli adottati dagli adulti sono i più saggi.
Qualcuno corregge allora la frase dicendo più giustamente: “I bambini pagano quanto appagano”.
Ricordo una sera, nella hall dell’albergo dove mi trovavo, si presentano alcuni americani a fissare una stanza. Erano un papà, una mamma con il figlio di pochi mesi. Ho potuto assistere a una significativa conversazione tra il portiere dell’albergo e il turista:
-“Cosa desidera?”
-“Una stanza”.
-“Quanti siete?” – domandò il portiere.
-“Siamo in tre”.
-“Mi dispiace…ma nell’albergo non c’è posto: abbiamo libera solo una stanza matrimoniale.”
-“Grazie! Per noi va proprio bene; la prendiamo.”
-“Ma se siete in tre?…”
-“Siamo marito e moglie e – aggiunse sorridendo – il piccolo di pochi mesi che non occupa spazio, dorme con noi.”
-“Allora – acconsentì il portiere – tutto è a posto. Per noi il bambino è come se non ci fosse. Non deve nemmeno pagare”.
Colpito dall’espressione, stringendosi al petto il figlioletto e stampandogli in fronte un grosso bacione, il padre gli sussurrò: “Per loro tu non esisti e quindi non paghi…: ma per noi… sei la nostra vita… non paghi, ma quanto ci… appaghi!!!”.
In albergo i piccoli non pagano perché, non occupano spazio, né sporcano piatti: dormono nel letto della mamma; mangiano in braccio alla mamma e dalla porzione della mamma.
I bambini sotto i cinque anni, che non superano il metro d’altezza, non pagano neppure sul tram. Paga la mamma per loro. O meglio, nel prezzo della mamma è compreso il loro prezzo.
“Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete”. Ecco perché chi si fa piccolo entra, si salva, è tranquillo… perché entra, paga, si salva col “prezzo” di Gesù.
Ciao da p. Andrea
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I piccoli non pagano
“Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete”