Inesattezze e imprecisioni nei libri di storia

“Libera Chiesa IN libero Stato” o “Libera Chiesa E libero Stato”?

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La storia può essere considerata una sorta di catechismo laico. Infatti, studiandola a scuola, i nostri studenti formulano giudizi e idee, non solo sul passato, ma anche sul presente. È dunque molto importante che fatti e analisi presenti nei testi scolastici siano quanto più aderenti alla verità di quanto accaduto. Purtroppo questo non sempre avviene, a volte per malafede, altre per semplice pressappochismo.
Fra i tanti esempi che si potrebbero fare, vorremmo prendere in considerazione quanto asserito in un libro di testo in dotazione nelle scuole medie, intitolato Vedere la Storia di Gentile, Ronga e Rossi. A proposito di Cavour e della sua visione dei rapporti fra Stato e Chiesa, possiamo leggere “Nei rapporti fra la Chiesa e lo Stato, il Regno di Sardegna aveva un atteggiamento moderno. Cavour infatti seguiva un celebre principio: libera Chiesa in libero Stato, che voleva dire alla Chiesa spetta il compito di occuparsi delle questioni religiose, e non deve intervenire in quelle politiche; allo stato spetta il compito di occuparsi delle questioni politiche e non deve intervenire in quelle religiose”.
La spiegazione fornita dagli autori, per quanto auspicabile, non rappresenta affatto né il pensiero, né quella che fu la prassi seguita nel Regno di Sardegna guidato da Cavour per quanto riguarda i rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Infatti, la formula “Libera Chiesa IN libero Stato”, sembra assicurare libertà sia alla comunità politica che a quella religiosa, ma di fatto tende ad assoggettare quest’ultima alla prima, secondo una visione di stampo protestante, che vede nel potere politico il vero detentore dell’autorità, anche per quanto attiene all’ambito religioso.
Infatti Lutero, nel XVI secolo, essendosi messo contro l’immenso potere del Papa, ha cercato nei principi tedeschi l’appoggio e il sostegno del potere civile per non venire schiacciato da quello religioso. Pertanto, nei suoi scritti, troviamo molto spesso il rivoluzionario tedesco intento a incensare il potere politico, riconosciuto come un’autorità assoluta.
È a partire dalla Rivoluzione Protestante (quella che comunemente i libri di storia chiamano Riforma Protestante) che si è scatenata una lotta contro gli ordini religiosi. Lutero, infatti, pur essendo all’inizio un religioso agostiniano, nel 1522 scrisse il De votis monasticis iudicium, un duro atto di accusa contro la vita di monaci, frati e suore. Quella che era lotta agli ordini religiosi divenne odio contro l’intera religione cattolica sotto la Rivoluzione Francese quando centinaia di monasteri e conventi vennero requisiti o distrutti, come nel caso di Cluny, dallo Stato.
È proprio a partire da queste due rivoluzioni che Cavour attinge per formulare il principio del “Libera Chiesa IN libero Stato”. Non si possono avere dubbi in merito se si guarda tutta la legislazione del Regno di Sardegna su tali questioni. Infatti, il Parlamento, nonostante il primo articolo dello Statuto Albertino, la Costituzione del tempo, proclamasse la religione cattolica come religione di Stato, iniziò a varare una serie di leggi anticlericali con le quali lo Stato interferiva in modo pesante nella vita della Chiesa.
Infatti, le leggi anticlericali portarono allo scioglimento degli ordini religiosi e, di conseguenza, monasteri e conventi passarono dalle mani dei legittimi proprietari a quelle dello Stato e tutto questo in barba ai diritti di proprietà, di associazione di libertà individuale pur riconosciuti dallo Statuto Albertino a tutti gli altri cittadini del Regno.
La spiegazione data dagli autori del testo, non rappresenta dunque la formula “Libera Chiesa IN libero Stato” di Cavour, ma, semmai, il principio cattolico “Libera Chiesa E libero Stato”, quello che ha dato vita ai Patti Lateranensi e che è poi confluito nell’articolo 7 della nostra Costituzione e che, non ha caso, ha posto la parola fine al conflitto nato nel Risorgimento fra Stato e Chiesa.
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Fonte: L’Ancora Online
 

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Nicola Rosetti

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