Agli inizi della Guerra si trova a Madrid, dove ormai la sua iniziativa aveva suscitato l’ostilità del governo della seconda repubblica che voleva una educazione non confessionale. Catturato dai repubblichini, venne fucilato nel 1936. Pedro è sconsolato. Il suo progetto educativo ha trovato pochissimi sostenitori. Va in cappella e chiede alla Madonna un segno e un aiuto. Uscito dalla chiesa, , si imbatte in tre professoresse della scuola normale di Oviedo che aveva conosciuto in un’altra occasione. Sono tutte interessate al suo progetto ma don Pedro interrompe per un attimo la conversazione e corre di nuovo alla cappella.
Rivolto alla statua della Madonna, le dice semplicemente: “grazie!”. E’ uno dei tanti, piccoli e grandi episodi che disegnano il ritratto di un uomo che è stato un sacerdote “fin nelle ossa”. Con un atteggiamento sempre mite ma sereno, portò sempre avanti, senza scoraggiarsi, i progetti che riteneva fossero giusti per guadagnare più persone al Signore: prima vivendo in mezzo ai poveri di Guadix; poi occupandosi dei suoi progetti di formazione, sempre ubbidiente al suo vescovo, sereno e predicatore di pace nei momenti bui della guerra civile.
Don Pedro era convinto che la diffusione di una cultura cristiana fosse un’arma insostituibile subito dopo la preghiera. Il suo impegno era rivolto soprattutto alle donne in una Spagna di quel tempo, dove l’analfabetismo femminile raggiungeva il 40% e c’erano ancora molti pregiudizi sulla necessità di una estesa istruzione per le donne. Il suo programma di costituire delle residenze universitarie femminili anticipò gli stessi governi socialisti del tempo.
La sua iniziativa finì preso per scontrarsi con quei movimenti che propugnavano un’educazione pubblica rigorosamente non confessionale e le stesse ragazze, che avevano aderito al suo progetto, come viene mostrato nel film, non avevano vita facile. Vennero spesso ostacolate dai propri padri e fidanzati, che le vedevano allontanarsi dai loro compiti casalinghi.
Il film ha fatto molto bene a evitare di mostrarci la sequenza della sua fucilazione: non era necessario aggiungere della commozione a un racconto che con molta lucidità ha raccontato la storia di un sacerdote che è stato aderente alla sua missione fino alla fine.
L’istituzione Teresiana da lui fondata, continuò a svilupparsi senza interruzione: dopo il riconoscimento ufficiale di Papa Pio XI nel 1924, si è diffusa in trenta nazioni d’Africa, Asia, Europa, Medio Oriente e America e conta attualmente circa 4000 membri.
Il film sviluppa bene, senza enfasi e con realismo, l’opera di don Pedro Poveda e lo sviluppo dell’Istituzione Teresiana. Particolarmente riuscita l’interpretazione di Alejandro Arroyo nella parte di don Pedro
Don Pedro Poveda è stato beatificato e poi canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 2003. È stato riconosciuto dall’Unesco come “pedagogo e umanista”. Dispiace solo che il film non faccia cenno agli incontri che avvennero fra don Pedro e l’altro grande santo spagnolo del tempo: Josèmaria Escrivà, fondatore dell’Opus Dei.
Entrambi si trovavano a Madrid all’inizio della guerra civile e si possono riconoscere, nelle loro vocazioni, molte affinità: entrambi si sono concentrati nell’apostolato dei laici; entrambi hanno avuto come modello la vita dei primi cristiani. Nei confronti della guerra civile, come traspare sia nel film Poveda che in There be dragons sulla vita di san Escrivà, entrambi hanno avuto parole decise contro ogni forma di odio e della necessità di “avere pace e dare pace”.
Il film Poveda è disponibile in DVD con sottotitoli in italiano.
*