Da un camion, gli operai dovevano scaricare un blocco di marmo del peso di due quintali. In quattro si impegnarono nell’operazione, ma uno dei quattro, Fermo, cedette proprio nel momento del massimo impegno e il peso ricadde proprio sul collo di Renzo che, non potendosi sottrarre, subì sotto la pressione eccessiva un grave trauma.
Per lui, seguirono lunghi mesi di ospedale. Periodo che fece riflettere tutti, soprattutto Fermo che non si dava pace nei confronti del ferito: “Non ho fatto la mia parte – ripeteva – sono scivolato; ho ceduto sotto il peso della lastra di marmo”. Insomma non sapeva come scusarsi, anche se nessuno gliene faceva una colpa. Ma lui ripeteva: “Se avessi portato la mia parte non sarebbe accaduto questo grave incidente”.
Ogni volta che io mi sottraggo ai doveri della mia professione, della mia chiamata, sottopongo gli altri ad uno sforzo eccessivo, forse rovinoso. Mi sento responsabile delle defezioni degli altri, delle cadute di coloro che sono chiamato a sorreggere con la mia fedeltà. È Gesù che ce lo comanda: “Portate gli uni i pesi degli altri”. Sembra dire che il mio compito è portare il peso dell’altro.
Siamo talmente parte della vita, gli uni degli altri, che nessuno può vivere per se stesso, né morire per se stesso, ma è tutto per gli altri, in funzione degli altri. Un Santo diceva: “Se nella prova io rimango fedele, con me restano in piedi migliaia di persone; se io cedo, con me cadono migliaia di persone”.
Ciao da padre Andrea
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Foto: Tookapic - Pixabay CC0
I pesi degli altri
Il compito di ognuno è portare il peso dell’altro. Ogni volta che mi sottraggo ai doveri della mia professione, della mia chiamata, sottopongo gli altri ad uno sforzo eccessivo