Viviamo in una società molto articolata e profondamente cambiata rispetto ad un’epoca in cui l’uomo non ha avuto la possibilità, se non limitata, di far parte visibilmente di un contesto molto più ampio del proprio habitat di riferimento.
Sono infatti intervenuti diverse trasformazioni antropologiche ed ecologiche di vasta e profonda proporzione, grazie all’interazione di fattori evolutivi in campo culturale, economico e sociale. Siamo tutti interconnessi; tecnologici; pronti al cambiamento più sofisticato possibile.
Siamo mutati dentro. Ha preso ormai forma in ognuno il riconoscimento, formale e sostanziale, di un tempo in cui l’uomo è salito sul podio assoluto della supremazia su ogni cosa, partendo unicamente da sè stesso.
Dove è oggi il cristiano? Il simbolo della croce sembra sbiadito. Fa quasi paura. Il potere attuale, parlo di quello sotterraneo, da cui dipende quello ufficiale, lo ha recepito e fa di tutto per offrire ad una neo opulenza collettiva, la sensazione di un mondo, dove viene diffusa l’illusione che ogni affanno possa essere debellato senza alcun problema.
Anche il Vangelo, viene tradotto in una visione completamente sdolcinata, e le parti che bruciano, che sono urticanti, vengono eluse.
Un vero caos spirituale che annulla il valore della gioia evangelica, figlia prediletta della perseveranza nella fede nel Signore; elemento centrale anche nel permanere degli affanni e delle amarezze che accompagnano l’uomo in ogni sua azione quotidiana.
Il Signore sa quale è la condizione migliore per la salvezza di chiunque e per la sua capacità di aprire il cuore alla Parola del prossimo.
L’affanno delle persone, che fuggono dalle guerre e dalla povertà, viene visto con fastidio, e repulsione. Vissuto come una minaccia.
Sembra non esserci spazio per la carità fraterna, per la preghiera e la riconciliazione quotidiana con Dio che mai abbandona l’uomo a se stesso, ma che lo tutela e lo salva al di là del tenore di ogni suo passaggio terreno.
Di fronte alla sofferenza, c’è chi rifiuta e maledice e chi invece scopre la Misericordia di un Dio che ci è a fianco e che ci sostiene anche nel pianto.
Una cosa è certa Dio non ci abbandona mai, e cerca sempre di indicarci la strada per salvarci. Lo fa anche quando noi rifiutiamo la sua offerta di aiuto, quando non riusciamo a cogliere la luce della misericordia.
Anche di fronte alle nostre reticenze e al nostro rifiuto la misericordia di Dio arriverà puntuale a lavare l’anima peccatrice.
Viviamo in un mondo dove l’esca demoniaca viene gettata gradualmente ad ogni essere umano.
Il vitello d’oro, l’immoralità, la perversione, l’idolatria, la bestemmia, la superstizione, sono tutte tentazioni con cui il male cerca di allontanarci dall’amore del Padre.
Tutto questo pare un destino amaro, ma la rivoluzione cristiana può sommergere il male con il bene.
Ha scritto San Paolo “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini”.
E san Giovanni Paolo II “Dove cresce il male, lì cresce anche la speranza del bene”.
Ed ancora: “Non vi è male da cui Dio non possa trarre un bene più grande. Non c’è sofferenza che Egli non sappia trasformare in strada che conduce a Lui”.
Perché “la passione di Cristo sulla croce ha dato un senso radicalmente nuovo alla sofferenza, l’ha trasformata dal di dentro.
E’ la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell’amore e trae anche dal peccato una multiforme fioritura di bene”.
E’ certo che il male miete ogni giorno vittime, ma il bene ne libera di più, accende luce e alimenta speranze.
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Sommergere il male con una montagna di bene
“Non vi è male da cui Dio non possa trarre un bene più grande. Non c’è sofferenza che Egli non sappia trasformare in strada che conduce a Lui”