Pope Francis portrait made by Solomenco Bogdan (Foto: Commons Wikimedia CC0)

Papa a Repubblica: "Diseguaglianze male del mondo. Sofferenza migranti, un circolo perverso"

Nuovo colloquio di Francesco con Eugenio Scalfari: ponti e non muri, “non giudico Trump ma mi preoccupa se fa soffrire i poveri”, i Movimenti popolari in politica, l’Isis e i cristiani martirizzati oggi come ieri

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Donald Trump e Martin Luther King, i movimenti popolari e una politica dalle grandi visioni, i comunisti che ‘copiano’ i cristiani. Poi i poveri e i rifugiati, i cristiani perseguitati e quelli martirizzati, i ponti, i muri, la pace, l’Isis, le armi. Sono le immagini che si avvicendano nella nuova intervista rilasciata da Papa Francesco al fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Realizzata il 7 novembre, ma scritta mercoledì 9, il giorno dopo l’elezione del nuovo presidente Usa, si apre con la fatidica domanda: “Santità cosa pensa di Donald Trump?”. “Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi”, risponde Francesco.

Che rivela di essere piuttosto fortemente preoccupato dalla situazione dei poveri e degli immigrati, dalla loro sofferenza, dal loro disagio. “È un circolo perverso e deve essere interrotto”, denuncia il Pontefice, “le cause sono molte e noi facciamo il possibile per farle rimuovere, purtroppo molte volte sono soltanto provvedimenti avversati dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i salari. Il denaro è contro i poveri oltreché contro gli immigrati e i rifugiati, ma ci sono anche i poveri dei Paesi ricchi i quali temono l’accoglienza dei loro simili provenienti da Paesi poveri”.

Bergoglio reitera l’appello ad “abbattere i muri che dividono” e “tentare di accrescere il benessere e renderlo più diffuso”. Quindi “costruire ponti che consentono di far diminuire le diseguaglianze e accrescono la libertà e i diritti”. Le diseguaglianze sono “il male maggiore che esiste nel mondo”, afferma il Pontefice, esse incoraggiano “il movimento di molti popoli da un paese ad un altro, da un continente ad un altro. Dopo due, tre, quattro generazioni, quei popoli si integrano e la loro diversità tende a scomparire del tutto”.

È dunque necessaria “la lotta contro le diseguaglianze”. “È il danaro che le crea – sottolinea il Papa – ed è contro quei provvedimenti che tendono a livellare il benessere e favorire quindi l’eguaglianza”.  Sembra il programma del socialismo marxiano e poi del comunismo, obietta Scalfari. “Semmai, sono i comunisti che la pensano come i cristiani”, ribatte Francesco. “Cristo ha parlato di una società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere. Non i demagoghi, non i Barabba, ma il popolo, i poveri, che abbiano fede nel Dio trascendente oppure no, sono loro che dobbiamo aiutare per ottenere l’eguaglianza e la libertà”.

Nell’intervista, il Pontefice sollecita i Movimenti popolari a entrare in politica, ma non quelle che “in politichese” sono “le beghe per il potere, l’egoismo, la demagogia, il danaro”, bensì “la politica alta, creativa, le grandi visioni. Quello che nell’opera sua scrisse Aristotele”.

Ribadisce poi la sua ammirazione per Martin Luther King e stigmatizza le guerre: “Non ho mai pensato a guerra ed armi – dice – Il sangue sì, può essere sparso, ma saranno eventualmente i cristiani ad essere martirizzati come sta avvenendo in quasi tutto il mondo ad opera dei fondamentalisti e terroristi dell’Isis i carnefici. Quelli sono orribili e i cristiani ne sono le vittime”.

“Noi cristiani – prosegue il Papa – siamo sempre stati martiri, eppure la nostra fede nel corso dei secoli ha conquistato gran parte del mondo. Certo ci sono state guerre sostenute dalla Chiesa contro altre religioni e ci sono state perfino guerre dentro la nostra religione”. Una delle più crudeli fu la strage di San Bartolomeo: questa come tante altre avvenivano “quando le varie religioni e la nostra, come e a volte più delle altre, anteponevano il potere temporale alla fede e alla misericordia”, afferma il Vescovo di Roma.

E ricorda che i cristiani hanno conquistato il vero “potere” attraverso l’amore. “Spesso l’amore convince e quindi vince anche quanti siamo ora. I cattolici sono un miliardo e mezzo, i protestanti delle varie confessioni ottocento milioni; gli ortodossi sono trecentomila, poi ci sono le altre confessioni come anglicani, valdesi, coopti. Tutti loro compresi, i cristiani raggiungono i due miliardi e mezzo di credenti e forse più. Ci sono volute armi e guerre? No. Martiri? Sì, e molti”, evidenzia il Papa.

Che, però, si guarda bene dal “chiedere il martirio a chi si cimenterà ad una politica orientata verso i poveri, per l’eguaglianza e la libertà”. “Questa politica è cosa diversa dalla fede e sono molti i poveri che non hanno fede – spiega Bergoglio – Hanno però bisogni urgenti e vitali e noi dobbiamo sostenerli come sosterremo tutti gli altri. Come potremo e come sapremo”.

L’ultima domanda è sui suoi “avversari dentro la sua Chiesa”. “Avversari non direi”, minimizza Papa Francesco, “la fede ci unifica tutti. Naturalmente ciascuno di noi individui vede le stesse cose in modo diverso; il quadro oggettivamente è il medesimo ma soggettivamente diverso”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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