Foto di gruppo con Francesco per i militari del terzo Reggimento “Reoas” di Viterbo, presenti oggi all’Udienza generale in piazza San Pietro per celebrare il Giubileo. A loro e agli altri fedeli il Pontefice, al momento dei saluti, ha detto: “Il passaggio della Porta Santa ricordi a ciascuno che solo attraverso Cristo è possibile entrare nell’amore e nella misericordia del Padre, che tutti accoglie e perdona”.
Al termine dell’Udienza, Francesco ha poi potuto abbracciare i bambini abbandonati ospiti a Livorno nella casa famiglia intitolata proprio al Pontefice. I piccoli fanno parte del pellegrinaggio della Caritas della diocesi toscana, giunto a Roma insieme al vescovo, monsignor Simone Giusti, che a L’Osservatore Romano spiega: “La loro presenza qui, in questo pellegrinaggio giubilare è anche il segno visibile di come sia importante non solo curare il corpo e sanare le ferite fisiche, ma anche alimentare l’anima delle persone”. La maggior parte dei bambini sono poveri bisognosi che quotidianamente trovano sostegno nelle varie strutture disseminate nel territorio.
Come loro, in cerca di una carezza e di una parola di conforto sono anche i genitori delle bambine affette dalla sindrome di Rett, venuti a Roma da Napoli come rappresentanti dell’associazione nella quale si sono riuniti da qualche mese per sostenersi a vicenda. La sindrome di Rett è una grave malattia neurologica che colpisce le bambine generalmente nel secondo anno di vita, portandole a perdere l’uso della parola e le capacità manuali, seguiti da problemi cardiaci e di deambulazione dovuti ad atrofia muscolare, spesso con ritardi mentali gravi o gravissimi.
“Le bambine nascono apparentemente sane, poi improvvisamente si piomba in una situazione disperata”, spiega al quotidiano vaticano Agnese, mamma della piccola Lua, 4 anni. “Non nascondo che in mezzo a tanta sofferenza mi sono allontanata dalla fede, ma le parole del Papa mi trasmettono amore e speranza”, confida la donna.
Nel momento di una prova così dura, aggiunge la presidente dell’associazione, Giuseppina Luti, la reazione nelle famiglie può essere “o di una fede vissuta ancora più intensamente, o di una sorta di ribellione a Dio”. Perciò, “questo pellegrinaggio «è per tutti noi un sollievo per l’anima, un conforto per noi e per le nostre figlie”.
Al termine dell’Udienza, Francesco ha poi potuto abbracciare i bambini abbandonati ospiti a Livorno nella casa famiglia intitolata proprio al Pontefice. I piccoli fanno parte del pellegrinaggio della Caritas della diocesi toscana, giunto a Roma insieme al vescovo, monsignor Simone Giusti, che a L’Osservatore Romano spiega: “La loro presenza qui, in questo pellegrinaggio giubilare è anche il segno visibile di come sia importante non solo curare il corpo e sanare le ferite fisiche, ma anche alimentare l’anima delle persone”. La maggior parte dei bambini sono poveri bisognosi che quotidianamente trovano sostegno nelle varie strutture disseminate nel territorio.
Come loro, in cerca di una carezza e di una parola di conforto sono anche i genitori delle bambine affette dalla sindrome di Rett, venuti a Roma da Napoli come rappresentanti dell’associazione nella quale si sono riuniti da qualche mese per sostenersi a vicenda. La sindrome di Rett è una grave malattia neurologica che colpisce le bambine generalmente nel secondo anno di vita, portandole a perdere l’uso della parola e le capacità manuali, seguiti da problemi cardiaci e di deambulazione dovuti ad atrofia muscolare, spesso con ritardi mentali gravi o gravissimi.
“Le bambine nascono apparentemente sane, poi improvvisamente si piomba in una situazione disperata”, spiega al quotidiano vaticano Agnese, mamma della piccola Lua, 4 anni. “Non nascondo che in mezzo a tanta sofferenza mi sono allontanata dalla fede, ma le parole del Papa mi trasmettono amore e speranza”, confida la donna.
Nel momento di una prova così dura, aggiunge la presidente dell’associazione, Giuseppina Luti, la reazione nelle famiglie può essere “o di una fede vissuta ancora più intensamente, o di una sorta di ribellione a Dio”. Perciò, “questo pellegrinaggio «è per tutti noi un sollievo per l’anima, un conforto per noi e per le nostre figlie”.