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Cefalea: l’ozono spezza il circolo perverso

Il dott. Sergio Pandolfi, neurochirurgo e membro della SIOOT illustra alcune applicazioni nella terapia del dolore

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Sono circa 5 milioni gli italiani che soffrono di cefalea, il cosiddetto “mal di testa” e almeno il 50% della popolazione ne ha sofferto almeno una volta nella vita. I dati raccolti dall’Anircef e Sisc (Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee e Società italiane per lo studio sulle cefalee) confermano le cifre raccolte dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), secondo i quali la cefalea colpisce maggiormente le donne, soprattutto nelle sue forme croniche. Le cefalee secondo l’IHS (International headache society) si possono classificare in primarie e secondarie. Tra le primarie: l’emicrania, la cefalea di tipo tensivo e quella a grappolo; le secondarie invece sono quelle che dipendono da una causa esterna e infine le nevralgie craniali, tra cui la nevralgia del trigemino.
Per quanto riguarda la cefalee, quella di tipo tensivo è la più frequente secondo l’IHS, riguardando il 90% dei casi. Il dott. Sergio Pandolfi, neurochirurgo e membro della SIOOT, afferma l’efficacia del trattamento, in questo caso, con ossigeno ozono terapia. “Questa cefalea è caratterizzata da dolore di qualità gravativo-costrittiva al capo, soventemente associato all’aumento del tono dei muscoli del capo e della nuca – afferma lo specialista -. L’attuale denominazione, cefalea di tipo tensivo (sostituisce le precedenti cefalea essenziale, idiopatica, muscolo-tensiva, cefalea tensiva, da stress, psicogena, psicomiogena). L’ossigeno ozono terapia è usata con risultati eccellenti nella terapia del dolore per le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, caratterizzate da spiccata sintomatologia dolorosa e nelle affezioni infiammatorie acute. I risultati ottenuti evidenziano una spiccata efficacia nelle contratture muscolari e nei processi infiammatori delle guaine nervose e nelle forme cronico degenerative quali la spondilo-disco artrosi cervicale e temporo-mandibolare”.
E spiega, inoltre, come agisce l’ossigeno ozono terapia: “Riesce a spezzare il circolo perverso rappresentato da alterazione morfologica, dolore, contrattura muscolare antalgica, rigidità articolare e dolore riflesso. Diminuisce costantemente la sintomatologia dolorosa, favorendo il rilassamento delle fasce muscolari coinvolte, con conseguente recupero nella flessibilità e funzionalità complessiva”.
Il dott. Pandolfi illustra poi come riconoscere la sintomatologia delle cefalee di tipo tensivo rispetto alle altre: “Il dolore della cefalea di tipo tensivo viene sovente descritto come una forte sensazione di compressione della testa, come se questa fosse stretta da una morsa. Il dolore non è pulsante ed è frequentemente bilaterale, tipicamente lieve o moderato, ma talora può essere anche molto intenso.
 Generalmente dura 4-6 ore, ma può anche manifestarsi per minuti, un giorno intero (inizio al mattino, progressivo aumento nel corso della giornata, scomparsa alla sera), per diversi giorni o mesi (dolore subcontinuo nelle forme croniche) talora per anni”.
L’eziologia rimane tuttora sconosciuta. Talvolta la sua comparsa è influenzata da stress emotivi, ansia e depressione. Per il dott. Pandolfi, “in individui predisposti, la cefalea di tipo tensivo può essere scatenata da stress, artrosi cervicale, artrosi temporo-mandibolare, sindrome da affaticamento cronico, malocclusioni dentarie, Cattive posture o posizioni scomode, alimentazione irregolare, astenopia.
Al contrario, chiarisce il neurochirurgo, “la cefalea di tipo vasomotorio è dovuta essenzialmente a vasodilatazione dei vasi venosi intracranici. Ed è di solito anticipata da aura ossia flash di luce, scotomi scintillanti, fotosensibilità e formicolii”. E anche in questo caso è attestato dai protocolli SIOOT, la validità del trattamento con ossigeno ozono terapia. “L’ossigeno-ozono terapia aumenta il rilascio di ossido nitrico tessutale migliorando il microcircolo e l’ossigenazione dei tessuti e a livello cerebrale aumenta i livelli di citocromo C ossidasi e il metabolismo neuronale determinando costrizione venosa”.
Un approfondimento chiaro ed esplicativo delle potenzialità dell’ossigeno ozono in alcuni tipi di cefalee, alleviando i sintomi e migliorando la qualità della vita dei pazienti, senza rischiare un abuso di farmaci, con effetto rebound con la cosiddetta cefalea di rimbalzo, dato che solamente O2O3 migliora in modo significativo e misurabile l’ossigenazione cerebrale.
E con l’augurio che possa essere utile ai tanti pazienti e anche agli specialisti, invitati al prossimo congresso nazionale Anircef e Sisc dedicato alla cefalea che dal 24 al 26 novembre si svolgerà a Bologna, presso il teatro Arena del Sole.

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Rita Ricci

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