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Due vedove timorate di Dio

Meditazione della Parola di Dio di martedì 8 novembre 2016 – XXXII settimana del Tempo Ordinario

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Lettura
Dalla Liturgia della Parola di oggi emergono due figure femminili, due povere vedove splendenti di fede e di generosità. Nella prima lettura incontriamo una donna di Sarèpta, di buona condizione, ma ridotta in miseria dalla siccità e dalla carestia. Eppure, alla richiesta dal profeta Elìa non solo dà dell’acqua da bere, ma anche il pane fatto con l’ultimo pugno di farina rimastole. Pur essendo pagana, dimostra una fede sorprendente nelle parole del Profeta, che da parte di Dio le assicura: «La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà». Su questa promessa cede il suo pane. Un pane non è gran cosa, ma è molto, anzi è tutto quando è l’unico sostentamento; per donarlo agli altri è necessaria una generosità non comune. Nel Nuovo Testamento, le vedove – che con gli orfani costituivano una delle categorie più indifese – ricevono una particolare attenzione da parte di Gesù e della primitiva comunità cristiana.
Meditazione
Nel Vangelo oggi, dove incontriamo la seconda figura femminile, Gesù osservava la gente che gettava monete nel tesoro del tempio. Tanti ricchi ne gettavano molte, mentre una povera vedova vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Nessuno la nota, ma Gesù, additandola ai discepoli, dice: «Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei, invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Dio non guarda all’entità del dono, ma al cuore e alla situazione di chi dona. Il gesto della vedova non si spiega senza una fede immensa, ancora più grande della donna di Sarèpta, perché non si appoggia alla promessa di un profeta, ma unicamente su Dio e agisce senz’altro movente fuorché quello di servirlo con tutto il cuore. La vera religione è servire Dio con purezza di cuore, accompagnando la preghiera con il dono di sé, fino a spendere per Lui l’ultimo spicciolo e servire il prossimo per amore Dio. Carità cristiana è piangere con chi piange, partecipare alle condizioni del povero, condividere le sue privazioni e, in casi estremi, anche la sua fame. Il modello supremo è sempre Gesù che è venuto nel mondo per dare la vita per gli uomini. Il cristiano, salvato da questo sacrificio, deve partecipare a esso con il dono di sé per la salvezza temporale ed eterna dei fratelli, secondo l’esortazione di Gesù: “Amare Dio e amare il prossimo”.
Preghiera
«Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre; la forza dello Spirito Santo, che ci hai comunicato in questi sacramenti, rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita» (Preghiera dopo la comunione).
Agire
Sosteniamo oggi con generosità le opere di carità della Chiesa per venire incontro alle necessità, anche materiali, dei membri più poveri della nostra parrocchia.

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Meditazione del giorno a cura di mons. Michele De Rosa, Vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de Goti, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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ZENIT Staff

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