Saranno 38 i martiri che la Chiesa scriverà domani, 5 novembre, nell’albo dei Beati. Si tratta dei sacerdoti, religiosi e laici albanesi uccisi tra il 1945 e il 1974 durante il terribile regime comunista ateo, che verranno elevati agli onori degli altari nella cattedrale di Scutari in Albania.
Per tutta la Chiesa in Europa e la Chiesa in Albania in particolare, questi martiri del XX secolo sono un modello di fedeltà a Cristo e alla Sua chiesa. Nei tempi difficilissimi che caratterizzarono il periodo del comunismo ateo in Albania, questi uomini e questa donna di fede sono rimasti fedeli a Cristo davanti ad un regime che voleva escludere la fede dalla vita dei cittadini.
Con la loro testimonianza di vita, il vescovo Prennushi e compagni si prodigarono a mantenere viva la fede del popolo Albanese mostrando come l’amore per Cristo fosse modello di amore per la patria, di amore fraterno e di se stessi.
Ieri come oggi, l’Albania si trova in una regione del continente europeo, dove s’incontrano e convivono persone che professano la religione musulmana o cristiana appartenenti alla Chiesa ortodossa o alla Chiesa cattolica. La testimonianza di quanti hanno irrigato con il loro sangue la terra d’Albania possa essere modello di impegno e di testimonianze oggi e domani per le generazioni future nel costruire un Albania rispettosa dei valori e del contributo che le religioni recano al benessere della nazione.
A Scutari, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa sarà rappresentato dal suo presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, da numerosi altri vescovi delle Conferenze Episcopali membra del Ccee e dal suo segretariato.
Foto: CCEE
In Albania, domani, la beatificazione dei 38 martiri del comunismo
Presenti alla celebrazione nella Cattedrale di Scutari i vescovi e membri del Ccee, accompagnati dal presidente Bagnasco