Disegno di Carmelo Raco

Carlo Borromeo: la vita di un Santo tra dottrina, riforma e carità

Protagonista del Concilio di Trento, nobile di nascita, cardinale in età precoce, consumò la sua vita per la dedizione ai poveri

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La vita di Carlo Borromeo è stata caratterizzata da tanti avvenimenti nei quali è possibile scorgere l’opera della grazia di Dio, che opera attraverso la docilità del cuore all’azione dello Spirito Santo. Carlo Borromeo nacque nel 1538 da una famiglia nobile. Il padre era il conte Gilberto Borromeo, la madre era Margherita de’ Medici, sorella del Papa Pio IV. Fu inviato a studiare a Pavia, dove dette subito prova delle sue capacità intellettuali. Chiamato a Roma, venne creato cardinale all’età di 22 anni. Il giovane Carlo Borromeo partecipò ai lavori del Concilio di Trento, divenendone protagonista proprio nel periodo conclusivo. Tra le riforme di maggior importanza da lui proposte ed accettate dal Concilio di Trento, vi fu l’istituzione dei seminari per la formazione dei presbiteri e la loro educazione.

A soli 25 anni fu inviato a Milano per compiere il suo ministero episcopale. La sua arcidiocesi era molto vasta, comprendendo le regioni della Lombardia, del Piemonte, del Veneto, della Liguria e parte della Svizzera. Questa estensione territoriale non scoraggiò la sua missione, ma gli donò un rinnovato slancio apostolico. Il giovane arcivescovo visitò ogni zona del suo territorio di competenza, interessandosi della formazione del clero e dei bisogni dei fedeli. Durante il suo apostolato aprì nuovi seminari, costruì ospedali ed edificò ospizi. Tutte queste opere le realizzò mettendo a disposizione le sue ricchezze di famiglia, per ristabilire quella giustizia sociale a favore dei poveri. Tra le sue varie lotte vi fu anche la difesa dei diritti della Chiesa contro le accuse e le pretese dei potenti del tempo.
La difesa dell’autenticità della dottrina e della veridicità dello stile di vita cristiano lo condussero a rischiare la sua stessa esistenza. Carlo Borromeo ricevette da un frate un colpo d’archibugio, la cui palla non lo colpì, malgrado che la sua mantella fosse stata perforata all’altezza della spina dorsale. Questo episodio fu considerato provvidenziale per la vita sua e di tutta la Chiesa, perché venne riconosciuto come un segno della protezione di Dio, che lo accompagnava per realizzare le riforme ecclesiastiche ed essere di aiuto agli ultimi della società.
Quella stessa mantella, simbolo di protezione divina, divenne presto strumento di carità evangelica. Durante la peste del 1576, Carlo Borromeo usava quella mantella per coprire i malati ed offrire un degno sostegno per assisterli durante la loro malattia. Egli cercò di coinvolgere altre persone nelle sue opere di misericordia, organizzando nuove confraternite ed istituti di beneficenza. Queste sue attività lo resero un modello per tutti i Vescovi della Chiesa universale, infaticabile nell’opera che lo conduceva a visitare e servire i poveri anche quando le sue condizioni di salute non gli lo permettevano. Carlo Borromeo continuava a svolgere la sua missione di pastore anche quando aveva la febbre, rinunziando a mangiare e a dormire, sempre accompagnato da quella santa umiltà che lo contraddistinse durante tutto il suo fruttuoso ministero. Consumato dal suo servizio a Cristo e alla Chiesa morì il 3 Novembre del 1584.
La storia di questa santo è stata un vero esempio di cosa significa essere discepolo di Gesù. La sua vita è stata una perfetta armonia tra dottrina, riforma e carità. Carlo Borromeo è ricordato perché ha spogliato la sua vita dagli innumerevoli beni che possedeva, per metterli al servizio dei poveri, dei malati e degli anziani. La crisi economica produce sacche di povertà nelle quali precipitano vaste aree delle popolazioni mondiali ed una fetta sempre più grande degli abitanti della nostra Europa.
Aderire a Cristo significa vivere la prossimità verso i bisognosi. La missione di ogni cristiano diventa quella di uscire da se stessi, dalle proprie comodità e dalle proprie pretese, per condividere quello che si possiede e iniziare a gettare le fondamenta della società dell’amore.
L’accoglienza e la solidarietà sono gli strumenti per restituire valore alla politica, all’economia e alle istituzioni. Tutti i giorni siamo testimoni di cambiamenti di leggi, di mutamenti di indici economici, di riforma di nuove istituzioni, di nomine di nuovi ministri, ma constatiamo un immobilismo imbarazzante che crea sfiducia nei suoi cittadini, i quali non riescono a percepire le istituzioni vicino ai loro bisogni.
Carlo Borromeo è un esempio di governo perché ha avuto la grazia di guardare la realtà, di individuare i punti di azione ed intervenire nei vari ambiti della Chiesa e della società. Egli ha constatato l’importanza di una riforma della Chiesa ed ha contribuito al suo rinnovamento, offrendo il suo prezioso contributo durante il Concilio di Trento. La sua intuizione provvidenziale è stata la formazione dei seminari.
Il rinnovamento della Chiesa nasce sempre dalla conversione dei suoi presbiteri. Dedicare un tempo adeguato per discernere la veridicità della vocazione, approfondire la conoscenza del Vangelo, vivere le prime esperienze pastorali, prepararsi alla celebrazione dei sacramenti, sono le tappe fondamentali di un cammino di preparazione per condurre i futuri sacerdoti a compiere il loro ufficio ministeriale. La vocazione è una chiamata, ma l’esercizio del ministero è un cammino di conversione e di sequela. Gli stessi apostoli e discepoli di Gesù sono stati chiamati ed hanno seguito il loro maestro per apprendere da lui l’insegnamento evangelico e la testimonianza della vita cristiana.
Carlo Borromeo ha offerto la sua vicinanza per assistere i malati di peste. Avere il coraggio di spendere la propria vita a servizio degli scartati è una virtù eroica da desiderare ed imitare. Carlo Borromeo ha coniugato l’amore sacramentale a Cristo con quello della vicinanza ai poveri. Quanto diventa essenziale riscoprire la dimensione del servizio all’interno della Chiesa. Molti cristiani vivono la loro fede all’interno delle mura domestiche, considerando un servizio aggiuntivo ed opzionale quello di aprirsi ai bisogni di coloro che non appartengono alla propria famiglia o alla propria comunità parrocchiale. Davanti all’indifferenza e all’egoismo sempre più dilagante, vivere la memoria liturgica di Carlo Borromeo significa accogliere quell’invito alla carità per il prossimo, che sgorga da un cuore infiammato dal fuoco dello Spirito Santo, il quale tutto abbraccia, tutto include, tutto ascolta, tutto serve.

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Osvaldo Rinaldi

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