ZENIT - DDA

Staglianò: “Quando pensiamo di non potercela fare… guardiamo Maria”

Il vescovo di Noto approfondisce i contenuti del suo libro edito da LEV “Maria di Nazaret da conoscere e amare”

Share this Entry

Nella seconda parte dell’intervista a mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, ZENIT ha voluto approfondire i contenuti del suo libro “Maria di Nazaret da conoscere e amare” (LEV) affinché si possa meglio apprezzare da vicino Maria e la sua piena umanità. [Per leggere la prima parte dell’intervista cliccare qui]
 
***
Come dev’essere considerata la devozione popolare mariana?
La devozione popolare mariana si è costruita nel tempo, a partire da quel sensus fidelium ed anche da quell’istinto religioso che nel popolo di Dio esiste. Questo senso è un tratto caratteristico dell’espressione popolare della fede. La pietà popolare mariana si differenzia in base al territorio. Le tradizioni del luogo, infatti, caratterizzano l’espressione della pietà popolare. Se noi volessimo trovare nella pluralità della devozione popolare qualcosa che tutti accomuna, eccoci di fronte ai dogmi della fede cattolica, cioè le “verità di fede” che sono fissate, benché in un tempo “per sempre” ad affermare chi è il soggetto – in questo caso Maria di Nazaret – su cui le diverse forme della pietà popolare diventano manifestazioni di fede. Se noi non puntiamo sul dogma della fede, c’è il rischio che la persona di Maria venga idolatrata ed esaltata ma non amata. Cioè si perde la bellezza che essa esprimeva nella ferialità (come direbbe don Tonino Bello), la donna del grembiule, la donna che serve… quando attraverso le forme della religiosità popolare esaltiamo Maria, giustamente come “Regina degli Angeli e dei Santi”, che contenuto mettiamo in quel termine di “Regina”? quello dello Stabat Mater? (Maria ai piedi della croce), mettiamo il contenuto del suo essere immacolata, cioè preservata dal peccato originale e perciò più disponibile al dono ed all’amore crocifisso? La Donna che non è stata toccata dal peccato, vive senza esperienze di chiusura, di egoismo e di autoreferenzialità, di conseguenza è tutta disponibile al servizio di Dio e dei fratelli. Ecco, abbiamo bisogno dei dogmi della fede perché le tradizioni popolari possano essere doverosamente manifestazioni cattoliche che hanno al centro Maria di Nazaret. Ecco il perché questo titolo al libro, perché Maria è da “conoscere” e “amare”, affinché Essa ci porti a Gesù, vero centro della fede cattolica.
La mariologia non è certo secondaria per parlare di teologia e di Chiesa. Il discorso su Maria è necessariamente teologico. Ma spesso, a parlare di Maria, non sono i teologi ma i testimoni… ci potrebbe spiegare perché?
Tale affermazione vale per l’esperienza cristiana, in generale. Il testimone si manifesta nella forma concreta di un’opera, e cioè l’opera di una vita donata nell’amore. È un’epifania di chi è Maria e di chi è Gesù. Io posso conoscere e amare Maria attraverso lo studio di un libro di uno spirituale, che ha una forte devozione alla Madonna, pensiamo per esempio a San Luigi Grignon de Monfort, che parla della vera devozione a Maria, pensiamo alla lezione di San Francesco Antonio Fasani, il padre di Lucera, che è stato anche un grande “programmatore pastorale” attraverso Maria. Se leggi i testi e le preghiere dei grandi della devozione mariana come San Bonaventura, allora conosci Maria e la ami di più, attraverso lo studio che ti trasmette il sentimento, l’intuito ed il vissuto di tanti Santi. Però, immaginiamo che San Giovanni Paolo II non avesse scritto su Maria (solo immaginando, in quanto sappiamo che egli ha scritto tanto su Maria), ma da come ha vissuto e nell’aver visto che nel suo scudo di pontefice era presente il motto “Totus toos” (riferito a Maria), capiremmo che il suo cristocentrismo rispetta il motto “Ad Jesum per Mariam”. Il Papa ha mostrato in sé la forma cattolica per eccellenza, fondando il suo servizio d’amore e di vita nel ministero mariano.
L’essere “donna” di Maria, la sua umanità, la sua femminilità e maternità a volte viene sottaciuta. Maria era una donna ebrea. Quanto è importante tenerne conto nella riflessione teologica?
Questa insistenza sulla condizione umana di Maria mi meraviglia. Maria è stata solo un “essere umano”, una donna. Capisco quello che si vuole sottolineare per quell’effetto ottico che c’è, in quanto qualche “devozione da esaltazione” ha trasformato Maria in una semidea, ma Maria è stata pienamente donna nella ferialità. Don Tonino Bello mette in evidenza Maria come ebrea, come donna come madre, che coccola il suo figlio Gesù, che lo nutre e che lo educa. È stata pienamente donna anche nel momento in cui ha detto “Si”. È stata colta dalla vocazione di Dio per la generazione del Verbo, attraverso la sua carne, mentre era una donna ebrea, che voleva sposarsi ecc. Mette a disposizione la sua vita affinché il grande progetto d’amore di Dio si possa compiere ed il Messia possa nascere in Israele. Quando Maria è stata colta dalla vocazione sublime, con l’Angelo che va da Lei, non capiva quello che stava succedendo. L’ha semplicemente accolto senza troppa filosofia. Accogliendo anche il rischio della lapidazione (in quel tempo) ma fidandosi di Dio, Maria, va avanti e cresce meditando nel suo cuore quello che vede, anche sotto la croce, anche se addolorata. Maria è tipo di ogni essere umano ed è tipo della Chiesa che nella sequela del Figlio saprà donare la vita al mondo.
Potremmo affermare che il cristiano debba essere necessariamente anche mariano?
Il cristiano non può non essere mariano proprio perché cristiano. Che vuol dire essere cristiano? Vuol dire avere lo Spirito Santo ricevuto il giorno del Battesimo. Ma essere cristiano vuol dire che questa tua identità profonda, data dal fatto che lo Spirito abita in te, la vivi all’interno della comunità che è la Chiesa. Come la vivi? Nelle teorie fantasiose della tua immaginazione, o nelle vie lattee della tua riflessione teologica? No. La vivi nella tua carne! Cioè la vivi nella tua umanità. Perciò è necessaria Maria ad ogni cristiano. È nell’umanità che si manifesta l’essere cristiano, non altrove. Vedi se una persona è cristiana in come vive la sua umanità, in quale modello di umanità realizza ed incarna. Chi è che devi guardare per essere umano? A colui che ti ha donato lo Spirito Santo perché quello che hai dentro la tua carne è lo Spirito del Risorto. L’umanità di Gesù non è un concetto, non è un’idea. È l’umanità che Maria di Nazaret ha dato al Figlio. Maria è indispensabile all’evento cristiano semplicemente perché lo è stata fin dall’inizio. La carne di Gesù è la carne di Maria. Sia geneticamente che culturalmente e geograficamente. Voler seguire Gesù nella sua umanità senza Maria non si può. La Rivelazione cristiana è l’auto-comunicazione di Dio nella storia, come storia, è l’umano di Gesù che mi rivela il vero Dio e mi dice come io, da vero cristiano, guardando il vero volto di Dio, devo togliermi tutte le maschere per mostrare il mio vero volto di cristiano. Maria serve a togliere il mascheramento universale del cristianesimo che vuole dirsi cristiano perché religiosamente prega ma non si concepisce mariano perché non fa la volontà del Padre. Maria è il modello di colei che fa la volontà del Padre. Quando pensi che fare la volontà di Dio sia difficile guarda Maria! E quando guardi Maria, considera che Ella era pienamente umana, come te. Era sì preservata dal peccato originale, ma a te il peccato originale ti è stato tolto col Battesimo. Certamente siamo deboli, peccatori, limitati, ma anche a noi Dio ha dato lo Spirito Santo. Noi siamo cristiani ripieni di Spirito Santo, e nella forza di Dio possiamo raggiungere la statura alta dell’umanità di Cristo, perché siamo con Maria. E quando pensiamo di non potercela fare guardiamo a Lei dicendoGli: “Tu che hai obbedito alla parola di Dio, Tu che hai dato carne alla parola di Dio, il Tuo grembo che è esperto in umanità, allora, gesta anche me nel tuo grembo, perché io possa essere come il Figlio Tuo, umano com’è stato umano Gesù”. Attenzione, il mistero cristiano è essere umani come lo è stato Gesù. Dobbiamo cioè realizzare l’infinito compito che è iscritto nella nostra umanità.
Che ruolo hanno le apparizioni mariane nel processo di fede?
Le apparizioni mariane hanno un grande ruolo, soprattutto nei processi di secolarizzazione che i tempi moderni stanno patendo. Il rischio è di non avere più il senso e la percezione minimale del soprannaturale. In questo processo, a forte matrice scientista, gli esseri umani si stanno convincendo sempre più che è reale solo ciò che vedi, tocchi e misuri. È reale solo la quantità, ciò che mangi. Ma questo è falso, anche filosoficamente. In quanto è molto più reale ciò che non vedi ma con l’intuito capisci dell’altro. Anche se l’altro non riesce a comunicartelo. Io vedo la bontà delle apparizioni perché restituiscono il senso del soprannaturale. Precisiamo che le stesse non aggiungono nulla alla Rivelazione. Maria, che è madre, risveglia l’uomo dal sonno dogmatico della società dell’ipermercato, che pretende affermare: esiste solo la pura materia e non ti fidare di chi ti dice che esiste anche altro ma che tu non lo vedi. Il veggente, in questo caso, ha anche una funzione di mediazione, con la sua presenza afferma: non esiste solo ciò che vedi e tocchi, ma esiste una realtà più profonda che si può manifestare e ti può anche parlare. Questo, secondo me, è il senso dell’apparizione di Maria. Ovviamente dall’altro lato dobbiamo stare attenti ai messaggi di Maria. Io punterei sull’evento dell’apparire. Le apparizioni sono possibili!
 

Share this Entry

Domenico De Angelis

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione