Lettura
Il brano di domenica scorsa, tratto dal capitolo 11 di Luca ci ha riportato gli insegnamenti del Maestro sulla preghiera. L’episodio presentato nel Vangelo letto oggi è inserito nel contesto del viaggio di Gesù dalla Galilea fino a Gerusalemme. Una persona chiede al Maestro di essere mediatore nella disputa con suo fratello circa la divisione di un’eredità. Allora come oggi, la spartizione di beni ereditari è una questione spinosa, spesso occasione di contrasti e di lacerazioni.
Meditazione
La folla segue ed ascolta il Maestro, e ognuno nel suo cammino porta le sue ansie, ognuno desidera una soluzione. Il desiderio nascosto è che il Cristo dia una soluzione ai propri problemi che non implichi un’assunzione delle proprie responsabilità. Dalla folla emerge una figura che dà voce alla sua ansia: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Gesù non si sottrae a questa richiesta ma ne coglie ciò che è sottinteso, e pone il suo interlocutore nella condizione di prendere coscienza di ciò che lo anima veramente: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». Chiarisce subito che il suo compito non è quello di essere giudice tra litiganti, e sposta il tema dal piano della legalità al piano delle relazioni, ed avverte: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Lo scopo dell’uomo non consiste nell’avere o accumulare molte cose, bensì nell’essere capace di relazioni vere, che fanno essere ricchi davanti a Dio e agli uomini. Quando l’unica tensione che occupa il cuore è il desiderio della ricchezza, l’uomo non sa come dosare il patrimonio: la sua capacità di relazionarsi lega perciò il suo cuore alle cose. La parabola raccontata da Gesù porta a riflettere sullo scopo della vita. Il soggetto della parabola, nel suo soliloquio, tira fuori le motivazioni nascoste dell’uomo della folla: accumulare per riposarsi, mangiare e bere spensieratamente, non importa se ciò porta a rompere qualsiasi relazione col fratello. La preoccupazione principale è esclusivamente verso i beni materiali. Il finale della parabola ha il sapore amaro del fallimento: è il caso di chi, dopo aver impegnato ogni energia lungo una via, all’improvviso scopre che deve tornare indietro e rifare tutto da capo. Gesù pone la morte come chiave di lettura della vita: essa rende tutto relativo, e ci svela l’illusione del potere e la presunzione di avere il controllo su ogni cosa.
Preghiera
Liberami, Signore, dalla tentazione della cupidigia e della ricchezza. Fammi essere strumento della tua misericordia, rendimi capace di portare gioia e pace lungo il cammino che mi offri. Rendimi portatore della ricchezza dei tuoi doni, perché possa presentarmi a te con umiltà e semplicità.
Agire
Farò un’opera di carità nella misura che il cuore mi suggerisce.
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L'illusione della ricchezza
Meditazione quotidiana della Parola di Dio – Lc 19,1-10
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Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart. it.