“Un balsamo per tutti i ragazzi vittime di povertà estrema, immigrazione, droga, tratta umana e tutti i tipi di violenza”: sarà questo la 32° Giornata Mondiale della Gioventù che, come annunciato oggi dal Papa, si svolgerà nel 2019 a Panama. Ad affermarlo è mons. José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo di Panama, intervenuto ad una conferenza stampa al Media Center di Cracovia.
“La Gmg può aiutare i giovani” ha detto il presule, e può aiutare anche questo paese che si presenta geograficamente come “un ponte” tra l’America del Nord e quella del Sud e con tutte le regioni circostanti. A Panama, peraltro, fu fondata la prima diocesi americana nel 1513; una lunga tradizione, dunque, realizzata grazie all’impegno di missionari europei giunti in quelle coste per evangelizzare.
“Siamo un Paese piccolo – 80mila km quadrati e appena 4 milioni di abitanti – ma siamo anche una specie di ponte tra le due Americhe, da cui partirono i missionari per l’evangelizzazione”, ha ricordato Ulloa. “Con questa decisione, il Santo Padre ci ha lanciato una sfida: essere una Chiesa in uscita nelle periferie, in grado di arrivare alle periferie geografiche, ma anche alle periferie umane. E la prossima Gmg potrà essere una grande opportunità d’incontro per portare la fede ai giovani del Centro America”.
Ma l’evento sarà anche un’opportunità per conoscere un paese affascinante che, da poco tempo, conosce un momento di sviluppo, come ha ricordato il card. José Luis Lacunza Maestrojuán. “A Panama e fuori dal Panama si chiedono se siamo in grado di organizzare una Gmg. Molte persone mi avevano fatto la stessa domanda anche quando volevamo costruire il canale. Ora esiste, funziona e, da quando è tornato nelle nostre mani dopo 100 anni, è chiaro che siamo in grado di gestirlo, che non è diventato uno stagno, ma anzi porta sempre più profitto”.
Il Panama, ha ribadito il porporato, “è un ponte che unisce il mondo, soprattutto i giovani latinoamericani per la posizione geografica e dal punto di vista aereo e terrestre con gli altri paesi”. La speranza è, dunque, che giungano quanti più giovani possibili,“magari anche con le navi come i vecchi missionari”, ha scherzato (neanche troppo) mons. Ulloa. “Ma non perché il Panama voglia avere profitti particolari”, ha precisato Lacunza, bensì per “insegnare a giovani a riflettere sul loro futuro per costruirlo con un coraggio e sul loro passato per capire da dove sono arrivati”.
I pellegrini potranno scoprirlo attraverso una Chiesa fortemente radicata nel territorio e nella storia del Paese, come ha sottolineato monsignor Manuel Ochogavia Barahona, vescovo di Colon-Kuna Yala. “La Chiesa – ha detto nel suo intervento – ha sempre seguito e accompagnato la storia della nazione: una storia basata sull’affidamento, sul grande amore a Cristo. Dunque una Chiesa molto credente, dove è forte il culto della Madonna che è Madre della nostra nazione”.
Ma il Panama, ha evidenziato il vescovo, è anche tanto altro: “È cultura, è festa, è canti, musica, balli come la salsa”; è un paese dove i grandi paesaggi si mescolano con “varie culture e tradizioni che hanno trovato qui la loro patria”. Il Panama, infatti, “è un Paese d’incontro, aperto e accogliente verso tutto il mondo, dove nessuno si sente escluso”. Perché “noi – ha assicurato il presule – da sempre vogliamo costruire la pace, vogliamo costruire una società giovane, una società calorosa”.
[Dal nostro inviato a Cracovia]