“Non so se ci sarò a Panama, ma so che ci sarà Pietro”. Papa Francesco conclude con un velo di malinconia questa XXXI Giornata Mondiale della Gioventù vissuta con entusiasmo da oltre un milione e mezzo di giovani di ogni continente.
Alla Tauron Arena, noto palazzetto dello sport a 10 km da Cracovia, Bergoglio – prima di tornare a Roma – incontra i circa 20mila volontari e organizzatori dell’evento mondiale che lo accolgono come una star. Tra applausi, urla e flash fotografici, il Pontefice compie il consueto giroin papamobile, mentre una band locale suona e canta l’inno della Gmg sul grande palco dove sono esposte le gigantografie dei volti dei Patroni: Giovanni Paolo II, Faustina Kowalska, Piergiorgio Frassati, Massimiliano Kolbe.
Esprimendo la propria gratitudine “per l’impegno, la generosità e la dedizione” di questi ragazzi che hanno permesso di realizzare la Giornata Mondiale e che hanno “accompagnato, aiutato e servito le migliaia di giovani pellegrini”, Francesco mette da parte il discorso scritto perché – dice – “è di cinque pagine, è noioso…”.
Lo consegna quindi a mons. Damian Andrzej Muskus, ausiliare di Cracovia, che da mesi coordina i volontari. Poi si lancia in un breve discorso a braccio che, su incoraggiamento dei presenti, decide di pronunciare in spagnolo. Prima, però, il Papa ascolta le testimonianze di due volontari: una polacca e un panamense che raccontano questa esperienza fatta di fatica e allegria, di servizio e accoglienza, di fede e impegno.
Un momento di commozione si vive quando prende la parola il fratello di Maciej Ciešla, il giovane grafico morto di cancro il 2 luglio scorso, che Francesco aveva ricordato nel suo primo affaccio dalla finestra dell’Arcivescovado. Il ragazzo legge la lettera che Maciej aveva scritto al Papa poco prima di morire, e dice: “Non so cosa Maciej avrebbe voluto dirci, ma so cosa mi ha insegnato: la fiducia. Pochi giorni prima di lasciarci, postò in Facebook queste parole che mi hanno fortemente commosso: ‘Non importa quel che succederà, mi fido di Te’. Credo che ora Maciek si trovi in cielo e perciò, come mi ha detto un sacerdote, si trova nella principale sede di comando della Gmg”, afferma il giovane.
Ancora commosso, il Santo Padre si rivolge a tutti i volontari: “Preparare una Giornata della Gioventù è tutta una avventura – dice – vuol dire mettersi in una avventura e arrivare. Arrivare, servire, lavorare, fare e poi salutarsi. Quindi, prima di tutto, l’avventura, la generosità”.
“Voi – ribadisce ancora una volta – siete la speranza del futuro. Ed è vero! Volete essere speranza per il futuro? Sì? Sicuri?”. E al “sì” urlato da tutti i presenti, Francesco spiega che ci sono “due condizioni”. “No, non occorre pagare il biglietto d’ingresso…” scherza, la prima condizione è avere memoria, la seconda è la speranza per il futuro.
Memoria che significa “chiedermi da dove vengo; la memoria del mio popolo, la memoria della mia famiglia, del mio Paese, di tutta la mia storia”. Memoria, quindi, “di un cammino”, “di quanto ho ricevuto dai miei genitori” perché “un giovane smemorato non può essere speranza per il futuro”. Per mantenerla, spiega il Papa, bisogna parlare con i genitori, con gli adulti e soprattutto con i nonni. “Se voi volete essere speranza del futuro dovete ricevere la torcia del nonno e della nonna. È chiaro? Mi promettete che per preparare Panama parlerete di più con i nonni?”, domanda il Papa. “E se i nonni già sono andati in cielo, parlerete comunque con gli anziani e chiederete loro? Chiedete loro, perché loro sono la saggezza del popolo”.
Se per il passato serve la memoria, per il futuro serve invece la speranza e il coraggio. “Cosa devo fare nel presente? Avere coraggio! Essere coraggioso! Non spaventarsi – sottolinea Bergoglio – Abbiamo ascoltato la testimonianza, l’addio di questo nostro amico che è stato sconfitto dal cancro: lui voleva essere qui! Non è arrivato, ma ha avuto il coraggio di affrontare, di continuare a lottare, anche nella peggiore condizione. Questo giovane oggi non è qui ma quel giovane ha seminato speranza per il futuro”.
“Io non so se io ci sarà a Panama – aggiunge poi Papa Francesco – ma vi posso assicurare una cosa che Pietro ci sarà a Panama. E Pietro vi chiederà se avete parlato con i nonni, se avete parlato con gli anziani per avere memoria, se avete avuto coraggio e audacia per affrontare la situazione e se avete seminato per il futuro”.
In conclusione del suo discorso il Papa chiede di pregare la Vergine Maria, “ciascuno nella propria lingua”; in questo caso è la Madonna di Kalwaria Zebrzydowska, la cui immagine miracolosa è posta alle spalle del Santo Padre. “Fu Lei – aveva spiegato mons. Muskus – ad educare il piccolo Karol Wojtyla, divenuto poi Papa Giovanni Paolo II. Da Lei si recava come pellegrino da ragazzo, e da sacerdote e vescovo a lei affidava le difficoltà della Chiesa della quale era pastore”.
E proprio al suo Santo predecessore, Bergoglio dedica un pensiero con un tweet dall’account @Pontifex prima di congedarsi dalla Polonia: “Un immenso grazie a voi, cari giovani! San Giovanni Paolo II ha gioito dal Cielo e vi aiuterà a portare dappertutto la gioia del Vangelo!”.
[Dal nostro inviato a Cracovia]