Poesia dell’incontro

Henry Ariemma, Gaetano Lino Bortoli, Fausto Carratù, Alessio Rosei tra i finalisti del premio poetico “Il linguaggio dell’anima”

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Le analisi psico-sociologiche contemporanee hanno disegnato un chiaro ritratto delle contraddizioni dell’uomo del nostro tempo. Stretto nella morsa di una (in)cultura razionalistica e arida, basata esclusivamente sul primato del “numero”, ha costruito una “gabbia” ideologica che inibisce le sue emozioni più autentiche determinando disagio psichico e conflittualità sociale.
Al punto che la depressione è divenuta una “malattia democratica” (per citare l’espressione di un grande depresso come Montanelli), trasversale ai ceti sociali e in forte aumento anche presso le fasce di popolazione più giovane.
Le radici dell’insicurezza affondano in profondità. Sono segnate dall’indebolirsi dei rapporti interpersonali, dal disgregarsi del senso di comunità, dall’imposizione di una competizione senza freni che si sostituisce alla solidarietà generando ansia e paura…
Questo stato di cose, tipico della nostra epoca ed esteso a tutto il mondo occidentale avanzato (e rapidamente diffusosi in tutte le aree del pianeta che hanno acriticamente adottato il nostro modello di sviluppo), è stato dettagliatamente analizzato nella Lettera Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. Che molti pensatori e studiosi ritengono il più potente documento di sintesi sui mali endemici del nostro tempo.
Ma c’è un elemento della Laudato si’ che forse il pensiero laico non ha ancora analizzato a fondo. Un elemento che rappresenta la specificità del messaggio cristiano. Insieme alla diagnosi, l’Enciclica propone anche una terapia – la “cultura dell’incontro” – valida per l’uomo d’ogni tempo.
Ogni volta che facciamo un gesto di solidarietà, di altruismo, ogni volta che manifestiamo un atteggiamento di misericordia, ogni volta che rivolgiamo uno sguardo ammirato alla bellezza del Creato, ogni volta che giungiamo le mani in preghiera, noi esprimiamo la cultura dell’incontro. Incontro con noi stessi, con gli altri, con la natura, con Dio…
Le manifestazioni della cultura dell’incontro sono molto variegate e costituiscono, per così dire, una sorta di messaggio cifrato dell’anima, che rivendica l’esistenza di un nostro nucleo di umanità intangibile. La poesia è particolarmente idonea ad interpretare questo messaggio, al punto da costituire essa stessa un “linguaggio dell’anima”, capace di esprimersi nelle formulazioni che abbiamo testé enunciato.
Ne abbiamo un esempio nelle poesie che seguono, tutte finaliste al Premio di poesia “Il linguaggio dell’anima” intestato alla memoria del poeta Giuseppe Jovine, nonché pubblicate sull’antologia omonima, edita da IF Press (www.if-press.com/it/).
Soffio di don Gaetano Lino Bortoli è una poesia ispirata alla preghiera e al lavoro apostolico; Molise è una salita di Henry Ariemma esprime la ricerca delle radici che fu anche un elemento cardine della poesia di Jovine (nativo della regione molisana); Per la discesa sulla luna di Fausto Carratù esprime lo stupore di fronte all’immensità del Creato; Deserti d’Orcia di Alessio Rosei descrive il paesaggio del fiume toscano suggerendo un senso di solennità e di pace. Sono emozioni dove la coscienza del corpo è trascesa, dove i pensieri sono quieti e la consapevolezza si espande in rivelazione e coscienza…
MOLISE È UNA SALITA
di Henry Ariemma
È
il
Molise
una salita
che staglia
nelle nuvole
stesse pietre
di un incastro.
E il campanile
ogni via per case
agli aperti campi
dei perenni verdi
e gialli o dell’intero
bianco dell’uncinare
prezioso al vuoto fiore,
perla schiusa dei dialetti
diversi come vino alla vite.
E l’aria dei profumi di legno
ed erba il prendere nella raffica
il vento al dono di unica luce viva
per le stelle compagne nelle piazze
e nella parola di uno sguardo fermo
l’aperto stare fuori su impagliate sedie
e per i balconi in processioni dei suoni
la scusa delle bande a dimentica solitudine.
*
SOFFIO
di Gaetano Lino Bortoli
Posai i fogli
sulla polvere di altri
e si sommarono così
i ricordi.
Oh vento coraggioso,
Cristo Parola,
soffia sui fogli
inutile rifugio
del vissuto!
Affiorino le pagine prime
che mossero la speranza!
Hai aperto Signore
la mia finestra,
mi hai soffiato in faccia
il desiderio fresco di Te.
*
PER LA DISCESA SULLA LUNA
di Fausto Carratù
Ellittiche mirabili arroventate d’astri
le splendide finestre all’ascensione
delle fantasie. Sciamano le ere
ed i reperti patiti sotto al seme
che tesse la fisica regale vanità
del nostro convogliarci sempre
per le stesse traiettorie. Sempre
c’è un asse un orlo d’equilibrio
c’è la mistura che scioglie i suoi segreti
e che incatena. C’è l’orchestra
che smorfia per la pena del contraddirsi
l’accerchiamento che scatena
la sortita, l’anatema che conduce
i conciliaboli, la posa d’una pietra.
E chi comprende può starsene sicuro
d’essere giunto al centro della terra
un campicello coltivato a erba
tirato dai colli dei padri.
Vagabondiamo ristrutturando
arcate per rassettare spazi, le nuvole
appese a ripudiare il buio della sera.
Occhi notturni ricolmano quei mari
nativi e svegliano la terra della creazione
e disegnano i lividi della preistoria, antica
porta di ossa come il viso della fanciullezza.
*
DESERTI D’ORCIA
di Alessio Rosei
Un trattore sfiora i campi,
muove la terra arida
si lascia dietro ciottoli,
infiniti granelli di sabbia.
Dei muli giacciono distesi
all’ombra dei cipressi,
colmi di pigrizia,
ascoltano il trattore che passa.
Un pittore dipinge: dune sconfinate,
valli dorate, fondali marini,
gli occhi, non sono rivolti alla tela,
distratti, contemplano il sole.
Sparse, carcasse di fieno,
rotolano immobili,
giù per i campi insidiosi,
galoppano piene di vita.
Le campane interrompono il silenzio,
mezzogiorno raggiante, si appisola.
***
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Massimo Nardi

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