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Sebbene parli con parole autorevoli e compia gesti potenti, Gesù è il profeta contestato, e la sua sorte viene prefigurata da quella del Battista. L’episodio del Vangelo di oggi ci presenta Erode, tetrarca della Giudea. La Galilea, terra di Gesù, fu governata da re Erode Antipa, figlio del re Erode il Grande, dall’anno quarto a.C. fino al 39 d.C. Sovrano dispotico, governava senza rendere conto a nessuno, benché già dal 63 prima di Cristo era Roma a controllare davvero il potere in Palestina. Erode cercava perciò di compiacere i Romani in tutto: consolidò il suo potere su un’amministrazione efficiente, affinché assicurasse introiti all’Impero, senza curarsi delle condizioni del popolo, e reprimeva con la forza qualsiasi tipo di sommossa, per nascondere la sua paura di essere deposto e perdere tutto.
Meditazione
La fama di Gesù arriva anche all’orecchio del tetrarca Erode, che aveva confidato ai suoi cortigiani il suo timore: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi». Nell’operato del Maestro egli avverte un pericolo per il suo potere. È la preoccupazione di chi, radicato nel male, viene a trovarsi suo malgrado a confrontarsi con chi opera il bene: si sente accusato e giudicato, e persino il silenzio diventa assordante. Erode si era illuso di poter quietare l’angoscia del giudizio per i suoi misfatti ostentando la sua ricchezza e il suo potere, ma deve constatare che non vi è riuscito. Cerca di esorcizzare la sua paura con la superstizione, col mostrarsi forte davanti ai suoi cortigiani e sudditi, ma non fa altro che alimentare il male. L’evangelista ci riporta una breve cronaca della sorte del Battista, rivelandoci la personalità del Tetrarca. Egli cerca di difendere il suo prestigio con l’uso indiscriminato del potere. Coglie qualsiasi opportunità che gli si presenta, non segue una linea di condotta definita, vive il momento, cercando ciò che possa compiacerlo e compiacere chi è come lui. È proprio questa la causa del male per sé e per chi governa. Sempre per compiacimento, Erode fa giuramento alla figlia di Erodìade e acconsente alla iniqua richiesta della fanciulla, che a sua volta vuol compiacere la madre. Giovanni Battista ha terminato la sua missione, non per compiacere un tiranno, ma per piacere a Dio, giusto giudice. Lo stesso Messia si mostra al popolo, non come colui che si compiace di esercitare il proprio potere, ma come colui che è al servizio di Dio, e di cui perciò il Padre Celeste si compiace.
Preghiera:
Rinnova in me i doni del tuo amore, Signore. Ravviva in me il coraggio e la forza affinché testimoni la tua misericordia con la mia vita. Rendimi capace di agire secondo la tua volontà. Fa’ che non resti confuso, ma goda sempre del tuo amore.
Agire:
Mi recherò a far visita ad un infermo.
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Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
La fama e la paura
Meditazione quotidiana della Parola di Dio – Mt 14,1-12