Un incontro affettuoso e familiare “come un Padre che parla ai suoi figli”. Con questa immagine l’arcivescovo Wojciech Polak, primate della Polonia, intervenuto ieri sera al Media Center di Cracovia, ha sintetizzato l’appuntamento di Papa Francesco con i 130 vescovi polacchi avvenuto nel pomeriggio di ieri nella Cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao.
Un incontro che, per volontà dello stesso Pontefice, si è svolto a porte chiuse senza telecamere, registratori e macchine fotografiche, in maniera “informale” appunto per avere la piena libertà di parlare con i pastori. “Non c’era nessun segreto, né cose drammatiche” ha chiarito padre Lombardi, intervenuto anche lui al briefing. “La maggior parte degli incontri del Papa coi vescovi avvengono così: senza luci o telecamere che possono mettere in soggezione lo scambio fraterno”.
Ed effettivamente questa riservatezza ha contributo a instaurare un “clima di serenità e familiarità” e di quella parrèsia da sempre richiesta dal Pontefice, in virtù della quale molti presuli – riferiscono fonti presenti all’incontro – si sono sentiti liberi anche di rivolgere alcune loro rimostranze al Santo Padre circa alcuni passaggi della Amoris Laetitia e per dei temi emersi già dallo scorso Sinodo di ottobre.
“Il Papa ha espresso la volontà di entrare in dialogo con noi”, ha precisato l’arcivescovo Stanislaw Gądecki, presidente dei vescovi polacchi, terzo ospite della conferenza, che ha smorzato le diverse interpretazioni dei media secondo i quali “il Papa sarebbe venuto qui in Polonia per rinfacciare qualcosa ai vescovi polacchi”. Questa tesi, ha precisato Gądecki, ”non ha avuto luogo affatto, anzi il Papa è stato molto empatico e caloroso con i pastori che lo ascoltavano, ha cercato di rispondere a tutte le domande dei vescovi”.
I temi affrontati spaziavano dalla secolarizzazione in Europa, specie in Occidente, alla testimonianza della misericordia nelle situazioni concrete, dalla vita parrocchiale in rapporto a movimenti e associazioni alla questione dei rifugiati e come dare una risposta a questa problematica utilizzando la ragione e non dimenticando il Vangelo.
Francesco, ha riferito Gądecki, “non ha risposto con un discorso pronto” tantomeno ha fornito indicazioni “in stile intellettuale”, ma “in modo semplice, facendo esempi della sua vita a Buenos Aires o di incontri nel suo pontificato” ha dato una risposta “esauriente” agli interrogativi dei presuli.
“Ancora una volta il Santo Padre mi ha aperto il cuore, la ragione e le orecchie per quello che ha detto come padre e pastore”, ha fatto eco Polak. Egli, ha proseguito, “non ha voluto solo mostrare delle riflessioni dal punto di vista teorico, ma ha indicato un atteggiamento spirituale verso i processi in atto”.
Quindi sulla spinosa questione dei rifugiati, Francesco ha esortato a risolvere il problema “là dove i migranti partono”, guarendo anche quella piaga dello “squilibrio ecologico”, tra le prime cause delle migrazioni. Bisogna quindi adottare “un atteggiamento diverso verso il creato”
Poi sulla secolarizzazione, o meglio la “decristianizzazione” di un’Europa in cui “Gesù viene eliminato dalla vita umana”, Bergoglio ha esortato ad offrire come risposta la “vicinanza alla vita dell’uomo”, attraverso le opere di misericordia. “L’uomo esclude Cristo e il Vangelo ma continua a cercare qualcosa”, ha detto il Papa secondo quanto riferito da mons. Polak.
Di qui l’incoraggiamento ad interessarsi ai giovani e soprattutto agli anziani e “vedere in loro la saggezza, il bagaglio esperienziale della vita e soprattutto a cercare di creare una relazione, un ponte, tra il mondo dei giovani e il mondo degli anziani”. “Il Santo Padre – ha detto il primate polacco – sta cercando di difenderci dalla emarginazione degli anziani, in una cultura in cui vengono scartati nell’anonimato”.
Tra i temi anche la “idolatria del denaro” e le proprietà materiali della Chiesa, poi quello della solidarietà e dell’impegno concreto, quindi l’attuazione nel mondo di oggi della misericordia quale “architrave” e “priorità” della Chiesa, seguendo le indicazioni della Dives in misericordia di Giovanni Paolo II. Bergoglio ha citato invece la sua Evangelii Gaudium per parlare delle parrocchie che – ha rimarcato – “non sono strutture obsolete ma è il centro della vita cristiana”, da rinnovare dunque “in modo adeguato” per farle diventare un “centro in uscita che abbia un aspetto missionario”.
Con i presuli, Francesco ha ricordato anche i due cardinali polacchi Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale della Salute, scomparso lo scorso 13 luglio a 67 anni, e Franciszek Macharski, arcivescovo emerito di Cracovia, che questa mattina è andato a trovare nell’ospedale dove è ricoverato per una grave malattia.
Al suo arrivo il Papa era stato accolto dall’arcivescovo di Cracovia, card. Stanisław Dziwisz, per decenni segretario particolare di Wojtyla, e dal parroco, che gli aveva presentato il Capitolo. Un momento molto intenso è stata l’orazione silenziosa del Santo Padre davanti all’Edicola di San Stanislao dove si trovano esposte anche reliquie di Giovanni Paolo II e la visita alla Cappella per venerare il Santissimo Sacramento.
Mentre Papa Francesco usciva dalla cattedrale, dopo una “bellissima foto collettiva” con tutti i vescovi – ha spiegato Lombardi – il cardinale Parolin è sceso nella cripta di San Leonardo dove Karol Wojtyla celebrò la prima Messa e vi ritornò da Papa durante un viaggio in Polonia. “Il Segretario di Stato ha pregato per tutti i defunti le cui spoglie sono custodite nella cattedrale”, tra questi presidenti, artisti, eroi nazionali.