"Il martirio di Padre Hamel salva il mondo, ma attenti alle strumentalizzazioni"

Il Vescovo di Aleppo spiega che il sangue dei martiri redime il mondo, ma invita a non cedere alle manipolazioni politiche di chi fino a ieri “giocava di sponda con i jihadisti”

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La vicenda di padre Jacques Hamel, l’anziano sacerdote francese sgozzato mentre celebrava la Messa, “appartiene alla grande storia del martirio cristiano, come quelle dei martiri recenti delle Chiese in Oriente”. Per questo “non merita di essere strumentalizzata, magari proprio da chi, fino a poco tempo fa, per seguire i propri interessi, pensava di giocare di sponda con i gruppi jihadisti a cui fanno riferimento anche i giovani terroristi che lo hanno ucciso”.
Questo il commento che il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino,  ha rilasciato all’agenzia di stampa Fides.
“Lungo i secoli” ha rimarcato il Vescovo francescano “i cristiani hanno sempre visto nel martirio la confessione più alta della fede. Mentre piangevano i loro martiri, li hanno sempre celebrati come quelli che redimono tutti noi e salvano il mondo, perché prendono su di sé le sofferenze ricevute nel nome di Gesù, e così applicano ai loro contemporanei la redenzione portata da Cristo”.
Secondo Abou Khazen questa dinamica, così intima al mistero di salvezza, non può essere sfigurata da chi fomenta indignazione per incassare qualche tornaconto di natura politica.
“Sono anni” ha fatto notare il Vicario apostolico di Aleppo “ che noi Vescovi del Medio Oriente mettevamo in guardia quei poteri occidentali che pur di perseguire i propri interessi non esitavano ad appoggiare i gruppi di invasati che perseguono l’ideologia jihadista”.
“Adesso – ha concluso – vedo circolare reazioni feroci, che identificano tutto l’islam con quei gruppi accecati da un’ideologia di odio e di morte che sembra diffondersi dovunque, per vie misteriose. Occorre essere semplici come colombe e astuti come serpenti, come insegna il Vangelo. Ma la furbizia non consiste nel farsi contaminare dal veleno del serpente”.

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ZENIT Staff

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