Lettura:
Gesù e i discepoli sono sempre in cammino verso la Città Santa. Il Maestro già sa cosa lo attende a Gerusalemme e, nonostante abbia avvisato per la terza volta i suoi discepoli e li abbia invitati a seguirlo portando la propria croce dietro di lui, essi non comprendono. Sono troppo occupati a seguire la propria idea di Messia. La madre di Giacomo e Giovanni presenta al Maestro una richiesta che rivela una grande difficoltà: l’ambizione pare avere la meglio, fino a creare un clima teso tra i discepoli.
Meditazione:
Più si avvicina a Gerusalemme e più la sequela del Maestro è “in salita”. Ecco che la madre di due dei suoi discepoli si avvicina, a Gesù: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». La donna è prostrata ai piedi del Maestro: è l’atteggiamento di chi supplica. Essa chiede, non per sé, ma per i propri figli; e non una guarigione, ma di assecondare un progetto: l’ambizione dei suoi figli. Da notare come sia lei, e non i figli, chiamati ad essere discepoli, a presentare la richiesta al Maestro: essi se ne sono guardati bene. Hanno compreso la portata della loro pretesa, che è in netto contrasto con ciò che gli è stato insegnato: infatti, non sono capaci di rapportarsi direttamente al Maestro. A tale richiesta Gesù risponde rimettendo in relazione con lui i discepoli, e non tramite la madre: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». I due discepoli hanno in testa solo la propria ambizione, essere “capi”, e senza pensarci subito rispondono: «Lo possiamo». E Gesù lo conferma: «Lo berrete». Nello stesso tempo però chiarisce che quello che può offrire è il calice non del potere, ma del servizio. Gli altri discepoli, che covavano lo stesso desiderio, si sentono sopravanzati, e ciò diventa motivo di discordia. Tanto che Gesù deve loro chiarire la sua idea di esercizio del potere e, in definitiva, la sua idea di missione: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo». Alla tentazione del potere per il potere, il Maestro oppone la logica del servizio, che è il rimedio contro l’ambizione personale, per poter fare la volontà del Padre ed essere annunciatori del Regno: «il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Preghiera:
Libera, o Signore, il mio cuore da qualsiasi pretesa, purificalo dalla mia ambizione, che è sempre fonte di discordia. Rendimi capace di seguirti con umiltà e passione. Conferma e rafforza la mia fede, perché il tuo Spirito agisca in me, così che io compia sempre non la mia ma la tua volontà.
Agire:
Accoglierò con umiltà le mortificazioni della giornata.
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Meditazione a cura di don Donatello Camilli, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
Gesù / Pixabay CC0 - Myriams-Fotos, Public Domain
La sequela del Cristo
Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio – Mt 20,20-28