La Cittadella Editrice ha appena dato alle stampe e distribuito il libro di Orlando Todisco “Liberare la verità – Percorsi della Scuola Francescana”
Orlando Todisco è docente di Filosofia francescana al Seraphicum di Roma.
E’ autore di numerosi saggi sulla fecondità del pensiero Francescano.
Nel libro “Liberare le verità” racconta di come grazie alla povertà i francescani hanno superato l’idolatria delle cose materiali finalizzandole alla sopravvivenza della comunità, cioè si tratta del senso del passaggio dal possesso egoistico all’uso per il bene comune. .
In questa stessa direzione l’autore sostiene che la vera libertà porta al superamento dell’idolatria della razionalità.
Non che la ragione sia cattiva, anzi, ma è chiaro che se intesa in senso totalizzante diventa una oppressione che cancella il mistero ed il divino.
Secondo Todisco l’atteggiamento dei francescani trae ispirazione dall’atto creativo divino, modello per la nostra libertà, e cioè non autoreferenziale o arbitraria, ma illuminata e oblativa.
Per cercare di comprendere meglio il senso, le novità e la sostanza del libro “Liberare la libertà” ZENIT ha intervistato l’autore.
Perché ha scritto questo libro?
La prima fondamentale ragione consiste nel voler mostrare in controluce il ruolo sacro per i moderni della ‘ragione’. La storia della filosofia è la storia del potere della ragione che interroga e risponde, apre e chiude qualunque discorso, giudice supremo della verità. È la grande eredità greca. Anche quando smentisce se stessa, la ragione si autoconferma potenza invincibile.
La razionalità è il vanto dell’uomo e il limite di Dio, nel senso che mette in luce ciò che Dio stesso deve rispettare – sono le radici remote dell’ateismo o del ruolo superfluo di Dio. La constatazione che le cose – e noi tra queste – non sono come dovrebbero, induce a chiederci il come e il perché siano dette imperfette, e cosa sia possibile fare perché raggiungano l’equilibrio auspicato.
Qualunque sia la decisione, il carro è guidato dalla ragione, a cui l’età moderna si richiama, non senza però averla liberata da quel fondo mitologico, entro cui si è formata, passando da una ragione-specchio, secondo cui riflettiamo ‘oggettivamente’ le cose – età classica – a una ragione-laboratorio, secondo cui ‘traduciamo’ le cose – è la linea che va da Cartesio a Kant a Nietzsche a Gadamer.
Il filo, che congiunge l’epoca greca all’epoca moderna, è triplice: 1. anzitutto, quel tratto ‘naturalistico’ dell’essere e del conoscere, secondo cui l’oggetto del sapere è la ‘physis’ o ‘natura’ – l’uomo ne è un capitolo (Darwin) – da esplorare e controllare per ciò che è; 2. poi, il darsi da sempre della natura – il mondo è là, da esplorare chiedendoci ‘come’ sia fatto, non ‘perché’ sia fatto: è il primato del ‘come’ sul ‘perché’; e 3 infine, l’autoreferenzialità della ragione, regina suprema del territorio, sul presupposto che ogni evento sia da interrogare con ipotesi che la ragione formula e sottopone a controllo. La ragione giudica, non è giudicata, né ciò che prende in esame – valori, tradizioni, eventi, fenomeni naturali e religiosi … – funge da tribunale, perché presto piegato alla sua logica.
Siamo all’idolatria della ragione – nulla fuori, nulla contro, nulla sopra la ragione. In fondo, se ciò che è perché razionale é l’uomo, in quanto dotato di ragione, è chiamato a esplorare siffatta razionalità, il cerchio si chiude, senza fessure. La ragione è l’assoluto, nel senso che non presuppone né dipende da alcunché. L’uomo non ha bisogno di Dio.
Qual è la novità teoretica della prospettiva francescana?
La prospettiva francescana consiste nel passaggio dal primato della ragione al primato della volontà. La grande operazione della Scuola francescana consiste nell’aver smosso questo macigno – il primato della ragione – senza cadere nell’irrazionale, aprendo cioè un nuovo capitolo, non sempre inteso nei suoi termini effettivi, criticato da molti e frequentato da pochi.
Il francescano non mostra la fragilità logica della costruzione razionale dell’Occidente, denunciando eventuali incoerenze o mostrando la debolezza teoretica di qualche passaggio, affrettato o improprio.
Quella moderna è una costruzione ben solida e rigorosa, che muove da una scelta iniziale – il primato della ragione – e respinge come superficiali eventuali critiche di coerenza o di tenuta teoretica. E poi, come è possibile, partendo dalla ragione, trascendere la ragione, senza tradirne la logica? Ponendo a fondamento la ragione, l’Occidente ha fatto la sua scelta, la più efficace alla luce dei problemi che era chiamato a risolvere.
Ora, al termine della grande parabola dell’Occidente, all’inizio del terzo millennio, segnato dal fenomeno della globalizzazione, al francescano sembra opportuna un’altra scelta, non più a favore del primato della ragione ma della volontà, cifra della libertà creativa.
O si cambia registro interpretativo del reale, o si resta in balìa della luce oggettivante della ragione, con tutte le contraddizioni di cui portiamo il peso. L’età moderna ha svestito la ragione della sua armatura pagana, ancora ingenua, rivestendola di una più raffinata, perché potesse assolvere alla sua vocazione, e cioè conoscere le cose ai fini del loro controllo, conservandone inalterato il primato e procedendo allo sviluppo della sua logica.
È mancata la consapevolezza che la ragione stessa nasce nel territorio della libertà, ove noi siamo degli invitati, non i padroni. Il francescano sa che non disponiamo della libertà, perché ci muoviamo in essa, anche se fatichiamo a rendercene conto, e l’assume a sua luce suprema. Inoltre, il francescano è consapevole che la nostra è l’epoca del trionfo della ragione scientifico-tecnica, con scenari sorprendenti, tutti però all’insegna della manipolabilità del reale grazie alla sua potenza esplorativa e costruttiva.
Ora, se non si dischiudono altre prospettive – è la constatazione amara di non pochi filosofi – si va incontro a un ‘mondo totalmente amministrato’ (Horkheimer). Heidegger nota che non è inquietante che il mondo stia diventando un enorme apparato tecnico, ma che non disponiamo di un pensiero alternativo, grazie al quale impedire che tale apparato tecnico copra per intero il territorio. E allora, quali prospettive dischiudere, lungo quali percorsi procedere? Il francescano risponde a questi interrogativi.
La seconda parte di questa intervista verrà pubblicata domani
Fra Orlando Todisco
Il fallimento del razionalismo fa riscoprire la libertà di Dio (Prima parte)
Fra Orlando Todisco racconta il suo ultimo libro “Liberare la Verità” (Cittadella Editrice)