Nominato due settimane fa presidente di Scienza & Vita, Alberto Gambino annuncia una conduzione dell’associazione pro-life in continuità con la sua predecessora, Paola Ricci Sindoni. Al tempo stesso, auspica orizzonti sempre più ampi e di alto profilo per la discussione etico-scientifica sulla vita.
Secondo Gambino, le polarizzazioni del dibattito sono state piuttosto controproducenti per la legislazione sulla vita ed è necessario tornare ad attingere in modo più genuino e chiaro a quei diritti inviolabili ed immutabili che cesellano la dignità dell’uomo.
A colloquio con ZENIT, il professor Gambino ha espresso alcuni dei punti programmatici della sua presidenza triennale, mettendo anche in luce un aspetto terminologico: pro-life non è un mondo a parte; tutto il mondo deve essere votato alla vita, a meno che non scelga la strada della sua distruzione.
Prof. Gambino, si è appena aperto il triennio della sua presidenza di Scienza & Vita: quali sono gli obiettivi fondamentali del suo mandato?
Sono obiettivi in continuità con l’ottimo lavoro sin qui svolto. In particolare ho cominciato ad incontrare le associazioni territoriali che sono 108. Lunedì scorso sono stato a Macerata; a settembre la Sicilia e, poi, Trieste, quindi Firenze. Ai primi di ottobre abbiamo convocato tutti i presidenti per un incontro a Roma. Nel frattempo alcuni gruppi di lavoro, coordinati da Maurizio Calipari, stanno approfondendo i temi su cui si muoverà il nostro impegno.
A Paola Ricci Sindoni, filosofa, succede lei, con un profilo più spiccatamente giuridico. Quali sono le sue competenze, in particolar modo accademiche, che intende infondere nel suo mandato?
Le competenze giuridiche sono funzionali alla profondità delle basi scientifiche, mediche e bioetiche già presenti tra gli studiosi di Scienza & Vita. Poi il giurista ha il compito di verificare la percorribilità anche legislativa di queste posizioni, senza intaccarne i principi fondanti. L’orizzonte di un utile dialogo istituzionale non può che seguire questo schema.
Quali sono, a suo avviso, le principali sfide che attendono il mondo pro-life in questi anni?
Una premessa lessicale: non chiudiamoci nel recinto con espressioni che sanno già un po’ di sconfitta. Pro-life non è un mondo, ma è il mondo intero, a meno che non sia votato all’autodistruzione. Poi, dentro l’umanità ci sono sensibilità e interessi, talvolta anche economici, diversi. Ecco, noi dobbiamo mettere in luce alcune contraddizioni e segnare un orizzonte dove l’essere umano e la sua dignità vengono prima di ogni altra istanza. Quanto alle “sfide”, oggi la più importante è quella che riguarda i costi delle cure e la pianificazione dell’allocazione delle risorse sanitarie che possono spingere all’espulsione dei pazienti più fragili dalle strutture di assistenza. In questo scenario, per toccare i temi eticamente sensibili, è allora riduttivo chiedersi soltanto se si è pro o contro l’abbandono terapeutico e l’eutanasia. Più corretto è anche chiedersi se sia giusto declassare la vita e la salute dei pazienti per motivi di bilancio e spesa sanitaria. E facciamo attenzione al principio tanto sbandierato da alcuni sulla “sacralità” dell’autodeterminazione del paziente, che, in realtà, è depistante: quando le scelte sono condizionate dalla malattia, non va valorizzata una libertà “viziata” ma va ridotto il condizionamento della malattia su quella scelta con tutte le risorse possibili, umane e sanitarie.
In un momento di forte polarizzazione ed ideologizzazione del dibattito sui ‘valori non negoziabili’, quanto può essere utile rimanere saldi sulle certezze della scienza e del diritto?
La polarizzazione non ha portato grandi frutti in sede legislativa. Occorre partire da questo dato di fatto per trovare forme di compartecipazione alle scelte della politica con un metodo più efficace. Quando si parla di “principi non negoziabili” va ricordato che la legge dello Stato, invece, per sua natura, è incline a negoziare tutto ciò che concerne il nostro vivere civile. In Italia esiste però una Carta costituzionale tra le più invidiate al mondo, con una chiara architettura di ispirazione lapiriana che mette al centro la persona con i suoi diritti inviolabili. Il tema, ancora una volta, è allora riaffermare che la dignità della persona prescinde dal suo stato di salute o dalla sua fragilità. Con sobrietà, competenza e profondità, Scienza & Vita proseguirà su questo orizzonte senza risparmio di energie.
Come arginare, invece, le divisioni che troppo spesso negli ultimi anni, caratterizzano le realtà associative pro-life italiane?
Con la preghiera in comune, se le associazioni hanno una matrice cattolica. Con il dialogo e la carità se non la hanno.
Un ultimo accenno al magistero della Chiesa: taluni accusano papa Francesco di non pronunciarsi in modo deciso sui valori non negoziabili tanto cari ai suoi predecessori. E tuttavia: nel suo pur breve pontificato, quali sono a suo avviso gli spunti più interessanti, che Bergoglio sta offrendo alla difesa della vita (e anche della famiglia)?
Il Papa oggi è un ponte formidabile verso l’umanità intera: quei cattolici che soffrono perché ritengono di non trovare plasticamente la proclamazione pubblica di alcuni principi, potrebbero salire su quel ponte e trafficare i talenti che certamente hanno. Quanto agli spunti più interessanti dell’attuale pontificato credo che ruotino intorno ad una concezione dell’uomo in concreto, immerso nel mondo e non nell’astrazione di una definizione. Per essere più chiari, pongo un esempio sui temi ecologici: è inutile parlare di una teorica centralità dell’uomo, senza rimarcarne la qualità dei suoi comportamenti, quando poi è questi che provoca disagi ambientali e inquina il globo terrestre. Al centro va messo non “qualunque” uomo, ma la persona virtuosa con la sua condotta edificante, la sua storia esemplare, la sua generosità: partendo da qui il Cristianesimo continua ad essere, con credibilità, modello di ispirazione per credenti e non credenti.
Alberto Gambino (Foto UER)
Gambino (Scienza & Vita): “È giusto declassare la salute dei pazienti per motivi di bilancio e spesa sanitaria?”
Per il neopresidente dell’associazione pro-life, è riduttivo ragionare solo in termini di favore o contrarietà all’abbandono terapeutico o all’eutanasia