La dignità e i diritti umani delle donne continuano ad essere violati in particolare dalla “persistente piaga” della violenza sessuale durante i conflitti armati. A denunciarlo è stato mons. Janusz Urbanczyk, osservatore permanente della Santa Sede all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) , intervenendo ad una sessione del Consiglio permanente dell’organismo dedicata alla prevenzione della violenza sessuale sulle donne in contesti di guerra.
Nel suo discorso, riportato dalla Radio Vaticana, il presule ha spiegato che negli anni e nelle diverse situazioni le donne hanno dimostrato di essere “agenti vitali di cambiamento, riconciliazione e ricostruzione” nell’ambito delle loro famiglie, delle comunità locali, dei Paesi di appartenenza, rivestendo pure un “un ruolo chiave” nell’evitare che le società ricadano “nell’aggressività e nel conflitto armato”. Eppure in alcuni Paesi resta molto da fare per promuovere i diritti delle donne, come sottolineato anche da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia sull’amore nella famiglia.
Proprio il Pontefice, ha ricordato Urbanczyk, “ha puntato il dito” contro i “vergognosi” maltrattamenti contro le donne, la violenza domestica, le varie forme di riduzione in schiavitù. Tutti atti codardi di “viltà”, questi, piuttosto che una dimostrazione di potere maschile; la violenza verbale, fisica e sessuale che le donne sopportano in alcuni matrimoni “contraddice la natura stessa dell’unione coniugale”, ha rimarcato il delegato vaticano. E ha ribadito l’impegno della Santa Sede nel “combattere e prevenire” la violenza sessuale nei conflitti e nell’assistenza e protezione delle vittime, come pure a favorire “l’adozione di misure per porre fine all’impunità” dei responsabili.
A proposito della “ricerca di una autentica e vera parità tra uomini e donne” mons. Urbanczyk ha ricordato che San Giovanni Paolo II la evidenziò già nella Lettera alle donne del 1995, facendo riferimento a parità di retribuzione per una parità di lavoro, protezione delle madri che lavorano, giusti avanzamenti di carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia.
La Santa Sede, ha proseguito l’osservatore permanente presso l’Osce, sostiene “pienamente” gli impegni dell’organismo volti a determinare tale uguaglianza e ad affrontare le discriminazioni. Per questo, ha annunciato, la delegazione vaticana è pronta a negoziare “in buona fede” una potenziale decisione da prendere sull’integrazione al Piano dell’Osce per la promozione dell’uguaglianza di genere del 2004, nella misura in cui tale provvedimento possa contribuire a portare avanti, “in un nuovo formato”, la “vera e autentica” parità tra uomini e donne.
Prima di concludere, mons. Urbanczyk ha voluto esprimere la “preoccupazione” della Santa Sede per il rischio che tale impegno per l’uguaglianza possa però essere ostacolato da “altri obiettivi e interessi” che impediscano misure efficaci e tempestive.
Nel suo discorso, riportato dalla Radio Vaticana, il presule ha spiegato che negli anni e nelle diverse situazioni le donne hanno dimostrato di essere “agenti vitali di cambiamento, riconciliazione e ricostruzione” nell’ambito delle loro famiglie, delle comunità locali, dei Paesi di appartenenza, rivestendo pure un “un ruolo chiave” nell’evitare che le società ricadano “nell’aggressività e nel conflitto armato”. Eppure in alcuni Paesi resta molto da fare per promuovere i diritti delle donne, come sottolineato anche da Papa Francesco nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia sull’amore nella famiglia.
Proprio il Pontefice, ha ricordato Urbanczyk, “ha puntato il dito” contro i “vergognosi” maltrattamenti contro le donne, la violenza domestica, le varie forme di riduzione in schiavitù. Tutti atti codardi di “viltà”, questi, piuttosto che una dimostrazione di potere maschile; la violenza verbale, fisica e sessuale che le donne sopportano in alcuni matrimoni “contraddice la natura stessa dell’unione coniugale”, ha rimarcato il delegato vaticano. E ha ribadito l’impegno della Santa Sede nel “combattere e prevenire” la violenza sessuale nei conflitti e nell’assistenza e protezione delle vittime, come pure a favorire “l’adozione di misure per porre fine all’impunità” dei responsabili.
A proposito della “ricerca di una autentica e vera parità tra uomini e donne” mons. Urbanczyk ha ricordato che San Giovanni Paolo II la evidenziò già nella Lettera alle donne del 1995, facendo riferimento a parità di retribuzione per una parità di lavoro, protezione delle madri che lavorano, giusti avanzamenti di carriera, uguaglianza fra i coniugi nel diritto di famiglia.
La Santa Sede, ha proseguito l’osservatore permanente presso l’Osce, sostiene “pienamente” gli impegni dell’organismo volti a determinare tale uguaglianza e ad affrontare le discriminazioni. Per questo, ha annunciato, la delegazione vaticana è pronta a negoziare “in buona fede” una potenziale decisione da prendere sull’integrazione al Piano dell’Osce per la promozione dell’uguaglianza di genere del 2004, nella misura in cui tale provvedimento possa contribuire a portare avanti, “in un nuovo formato”, la “vera e autentica” parità tra uomini e donne.
Prima di concludere, mons. Urbanczyk ha voluto esprimere la “preoccupazione” della Santa Sede per il rischio che tale impegno per l’uguaglianza possa però essere ostacolato da “altri obiettivi e interessi” che impediscano misure efficaci e tempestive.